Cunego, morso al Melinda - Il Piccolo Principe punta il Mondiale?
Il nome che precede Damiano Cunego nell'albo d'oro del Trofeo Melinda, corsa trentina che si sviluppa nella Val di Non, la "patria" delle mele, non rende tanto facile l'accostamento alla maglia azzurra, perlomeno a quella dell'Italia. Fu Davide Rebellin l'anno scorso ad aggiudicarsi questa gara, e da lì seguirono più o meno a catena le polemiche e le trattative per permettere al vincitore 2004 di Amstel-Freccia-Liegi di presentarsi al via del Mondiale di Verona con indosso la casacca argentina, in seguito al silenzio paventato dal CT Franco Ballerini.
Non vi preoccupate, però, nessun allarmismo: Ballerini con Damiano ci parla, e ci parla molto. Lo tiene in grande considerazione - e non potrebbe essere altrimenti - per la duttilità dimostrata da Cunego, grazie alla sfilza di corse vinte l'anno scorso (tra cui Giro d'Italia e Giro di Lombardia, un'accoppiata che fece per ultimo un certo Eddy Merckx), e alla capacità di abbinare la rasoiata secca in salita ad uno spunto veloce non indifferente.
Proprio Damiano Cunego qualche tempo fa si tolse dalla schiera di contendenti alla maglia azzurra (al pari di Basso, Simoni e lo stesso Rebellin, che pare aver ritrattato i propri intendimenti esterofili), aiutato nella decisione anche dalla mononucleosi che l'ha debilitato durante il Giro d'Italia.
Proprio questa malattia, tanto infima nel manifestarsi quanto restia ad abbandonarti, aveva lasciato più di qualche perplessità agli appassionati, ai tecnici, agli addetti ai lavori; le dichiarazioni della Lampre-Caffita che volevano la malattia iniziata alla fine di aprile, proprio alla vigilia del Giro d'Italia, aveva fatto saltare la pulce all'orecchio: «Come è possibile, allora, quel successo al Romandia?»; «Come mai sul Sammommè era parso allora brillante?»; tante le - legittime - domande a dei dubbi che erano rimasti nelle menti di tanti seguaci del Cunego 2004, di quello che ha fatto avvicinare al ciclismo tanti ragazzi e riportato davanti alla televisione molti nostalgici delle azioni leggendarie dei campioni più acclamati.
La risposta, a quanto pare, è semplice: essendo la mononucleosi una malattia infettiva, può entrare in circolo senza per forza avere delle ripercussioni sul soggetto colpito in maniera istantanea: Damiano Cunego ne è stato colpito a fine aprile, e pare essersene liberato a fine luglio. Un accostamento illustre, quell'Iban Mayo costretto al ritiro al Tour de France dello scorso anno per lo stesso motivo, si è appena ritirato dalla Vuelta a España ancora in cerca del se stesso ammirato sull'Alpe d'Huez nel 2003. Si troverà mai? Non ci è dato saperlo, come non ci è dato sapere se il basco abbia passato o meno la fase infettiva della malattia, fase che invece sembra aver brillantemente accantonato Damiano Cunego.
Quell'assenza in volata alla Tre Valli Varesine non era stata accolta bene, ci pare proprio ad iniziare dal gregario più fidato, quell'Eddy Mazzoleni che avrebbe potuto contrastare Garzelli e che invece gli ha praticamente tirato la volata; quell'Eddy Mazzoleni che pochi giorni più tardi si era "concesso il lusso" di andare a vincere un Giro del Veneto; quell'Eddy Mazzoleni che dopo le dichiarazioni che lo volevano accanto a Damiano anche nell'anno venturo se ne è andato in Germania, sponda T-Mobile, per guadagnare 3 miliardi in due anni (a proposito: complimenti!); quell'Eddy Mazzoleni che si stava conquistando nelle menti di tante persone la nomea di "traditore" e "mercenario" (parole forti? senz'altro, ma fatevi un giro sul Forum ufficiale di Cunego!); quell'Eddy Mazzoleni oggi esemplare lungo gli ultimi sei chilometri d'ascesa verso Fondo, quando ha rintuzzato gli attacchi del duo Acqua&Sapone Anzà-Nocentini e si è messo da parte soltanto ad un chilometro dall'arrivo, quando il suo capitano prima ha provato ad avvantaggiarsi con Garzelli, poi è rimasto davanti raggiunto anche da Mazzanti, Anzà e Jeker, ma non si è spostato, è rimasto davanti e davanti è arrivato, precedendo i compagni di fuga proprio nell'ordine che vi abbiamo proposto.
Vittoria luminosa, vittoria mai messa in discussione, conquistata col piglio del campione ritrovato. Menzione d'onore anche per un coriaceo Garzelli, per un sempreverde Luca Mazzanti, per un sorprendente Anzà ed un intramontabile Jeker, già in evidenza al Giro di Germania e tra i protagonisti - azzardiamo - al Giro di Polonia. Citazioni anche per il coraggio di Visconti, per l'apparizione di Siutsou e per la ritrovata verve di Rinaldo Nocentini, reduce da una bella estate.
Ma l'eroe di giornata è Damiano Cunego da Cerro Veronese; terza vittoria stagionale, seconda vittoria di questa estate italiana (la prima fu ad Arona nel GP Nobili Rubinetterie), e proiezione immediata verso Madrid.
Le detrazioni sono tante: Petacchi, che sarà il primo capitano, è tornato alla grande sulle strade della Vuelta e serviranno molti uomini volti ad aiutarlo; i posti per il Mondiale sono soltanto 9, ed alcuni fedelissimi come Pozzato e Paolini (vincente oggi al Tour of Britain) sembrano già sicuri del posto; Velo, Sacchi, Bernucci e Bennati sono in rampa di lancio, e rimangono soltanto due posti. Uno "dovrebbe", anche per meriti storici, essere assegnato a Paolo Bettini, campione olimpico e da sempre faro delle selezioni di Franco Ballerini: non è pimpantissimo alla Vuelta, ma crescerà; l'altro? Bella lotta, davvero: Di Luca, Bruseghin, Moreni, Lombardi, Mazzanti e, da oggi, possiamo dirlo, Damiano Cunego.
La presenza del Piccolo Principe difatti, potrebbe essere non solo di prestigio e di blasone, ma un vero e proprio diversivo da saper giocare. Questo è il dubbio vero: siamo sicuri che Ballerini vorrà avere tanti dubbi?