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C'è del Basso in Danimarca - Ivan, gran colpo da finisseur | Cicloweb

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C'è del Basso in Danimarca - Ivan, gran colpo da finisseur

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No no, mica è finita la stagione di Ivan Basso. Il nostro campione non si chiama Lance Armstrong, e perciò se ne va alla ricerca di altre soddisfazioni per allietare quest'ultimo trimestre di gare 2005.
Il teatro scelto per l'ultima vittoria di Basso è quasi un omaggio al suo paterno ds Bjarne Riis, che ci tiene al Giro di Danimarca, la corsa più importante del suo paese. Proprio alla prima tappa, tanto per indossare una maglia gialla che riporta certamente a più prestigiosi palcoscenici, ma che vale anche per il suo significato intrinseco. Perché a Ivan questo successo non è caduto dal cielo, per la minore forza dei concorrenti (cosa che può succedere, ad esempio, in vetta ad una salita alpina); no, questo successo il lombardo se l'è proprio andato a cercare, con un'azione spettacolare negli ultimi chilometri di una frazione che in teoria era buona per i velocisti.
Per dirla tutta, il gruppo era stato sfiancato dalla solita azione kamikaze di Jens Voigt, partito all'alba dei 211 km di gara (seguito da due improvvidi, Scheunemann e Van Speybroeck), rimasto solo a una cinquantina di km dalla conclusione e in grado di tenere in scacco il plotone fino ai 12 dal traguardo. Il gruppo è sì rientrato sul tedesco, ma a costo di risultare scremato (e stremato) dall'inseguimento.
Gli unici ad aver potuto dormire sonni tranquilli nella pancia del plotone erano proprio i Csc di Voigt e Basso. Ivan, gamba sciolta in seguito ai criterium disputati la scorsa settimana, e una forma ancora ottima figlia del suo grande Tour, ha pensato per qualche attimo, e poi si è detto che una sparata così bella potenzialmente presente nei suoi pedali era proprio un peccato che andasse sprecata.
E così è partito, certo sorprendendo quanti non si potevano mai aspettare una simile azione da parte di un pezzo così grosso. Il momento di sorpresa nel gruppo non è stato comunque eterno, e perciò Basso ha dovuto mettere molto di sé per portare a conclusione un'impresa (con la i minuscola, ovvio) tanto insolita per lui. Al Lombardia dell'anno scorso lo avevamo visto all'assalto sulle salitelle da classica; al Giro lo abbiamo scoperto cronoman d'eccezione; al Tour lo abbiamo ritrovato attaccante in salita; dovevamo aspettare il Giro di Danimarca per riconoscere in Basso anche spiccate doti da finisseur, capace di fare la differenza ad altissime velocità, in pianura e in un finale arroventato di tappa.
Bel colpo, bella maglia, e a questo punto speriamo che Ivan non si faccia da parte soddisfatto, ma che difenda questo primato e si porti a casa un giretto che ingrossa il palmares, cosa che non fa certo male.

Piccola postilla all'articolo di ieri
Sembra quasi incredibile, ma Basso l'ha rifatto! Ha attaccato ancora una volta, ha fatto il vuoto in pianura (oggi in compagnia di Nardello e Vaitkus) e soprattutto è stato in grado di resistere all'impetuoso ritorno del gruppo. Evidentemente quella foto che gli mancava la voleva: quella in cui vince in maglia gialla. E pazienza se per il momento il giallo non è quello del Tour ma del Giro di Danimarca, comunque da qualcosa bisogna partire.
È indubbio che Ivan ci stia sorprendendo sempre più. Un altro di questi numeri e potrà ben ambire alla fama che Vinokourov ha costruito in anni di attacchi matti e spesso (ma non sempre) disperati. Aveva messo gli occhi sulla tappa di domani, ma ha anticipato tutti andando a segno oggi, quando proprio nessuno se lo aspettava ancora all'opera. A questo punto, visto che ha già dichiarato attenzione al traguardo di domani, sarà difficile trovare un bookmaker disposto a quotare la sua terza vittoria consecutiva.
La grande mutazione in cui è incorso Basso in questa stagione, quella che ce lo ha proposto come attaccante di razza, è uno dei regali più belli che potessimo aspettarci: una mentalità da vincente su doti da purosangue sta creando un mix eccezionale. E se dal punto di vista dei freddi risultati l'annata del varesino non è stata trascendentale (il secondo posto al Tour è importantissimo ma non è una vittoria; e le affermazioni di questi giorni, per la statistica, non sono nient'altro che frazioni di una gara a tappe secondaria), da quello dell'immagine è stata fantastica: Basso si sta affermando sempre più anche come personaggio, e dallo Stelvio in poi non ha più smesso di conquistare nuovi tifosi e rinnovato e meritato calore attorno a sé.

Un'altra postilla!
Qui le cose si fanno serie, e il Giro di Danimarca di Ivan Basso sta assumendo proporzioni spaventose: Ivan è come un trattore che ara tutto quello che gli capita a tiro, supportato da una squadra che, pur schierando l'ultimo vincitore della corsa (Kurt-Asle Arvesen), si è giustamente votata al fuoriclasse di Cassano Magnago. Ripagata in maniera certosina dalla chirurgica precisione degli ultimi 10 km di Basso: scatta sempre lì, e vince sempre. Oggi, ancora una volta, come il primo giorno, in solitaria.
Ma stavolta il vantaggio di Ivan sul gruppo dei migliori è stato più corposo, grazie ad un percorso che gli ha permesso di fare la differenza su un muro simile a quelli fiamminghi. Con questa, sono tre vittorie in tre tappe, e per quanto si potesse sentire in forma, difficilmente Basso avrebbe previsto una simile cavalcata delle valchirie. La corsa è ormai bella che vinta (non lo diremmo, a parità di condizioni, per un Giro o per un Tour, ma questa è una gara minore, ci si può ricamare sopra senza troppi scrupoli), il margine è di sicurezza e i percorsi non sono certo sfavorevoli all'italiano: per dire, domani ci sono due semitappe, e la seconda è una crono di 14 km. Ovvero poco meno di quel che servì a Ivan per mettersi dietro Lance Armstrong a Saint-Etienne, non più tardi di 13 giorni fa al Tour (anche se poi nel prosieguo della prova Basso calò e chiuse al quarto posto).
Che vogliamo dire? Che a questo punto, Ivan dovrebbe provare a vincere tutte le tappe di questo Giro di Danimarca? Quasi impossibile, certo, e questa non è che una boutade agostana. Ma si fonda su due o tre pensierini: nella crono Basso può tranquillamente imporsi; resterebbero due frazioni, la semitappa del mattino di domani e la conclusione domenicale. In fondo, a pensarci bene, il più è fatto.
E soprattutto, emerge chiaramente l'enorme gap tra l'italiano e tutti gli altri concorrenti del Giro di Danimarca: Basso è l'unico fuoriclasse presente nella corsa nordica, ed è circondato da decine di corridori di secondo piano. Anche qui va ricercato il perché di questa assoluta facilità di Ivan di fare la differenza.

Marco Grassi

 

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