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Hai voluto la bicicletta? - Scopriamo il mondo di Marco Marcato

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Da quest'anno uno dei "Guru" del ciclismo italiano si è rimesso in gioco in prima persona. Si tratta di Davide Boifava che, dopo aver lanciato corridori del calibro di Leali, Ghirotto, Perini, Vicentini, Roche, Bontempi, "El Diablo" Chiappucci e l'indimenticabile "Pirata" Marco Pantani, ci riprova allestendo un team di giovanissimi, la Androni Giocattoli - 3C Casalinghi, formata da dieci corridori di cui ben nove neoprofessionisti. Siamo a metà stagione e i buoni piazzamenti sembrano dargli ragione. Inoltre, nella seconda tappa del Giro di Slovenia, uno dei suoi atleti più giovani e promettenti, Marco Marcato, ha colto la prima vittoria da professionista, che è anche risultata la prima vittoria storica del nuovo team. Siamo andati a sentire le impressioni di questo giovane padovano, classe 1984.
Marco, descriviti un po', che tipo di corridore ti ritieni?
«Mi considero un passista veloce ma mi so difendere anche su salite corte ed impegnative se son sull'ordine dei 2-3 chilometri».
A quanti anni sei salito in bici agonisticamente e chi ti ha spinto a farlo?
«Non mi ha spinto nessuno; da piccolo praticavo pattinaggio artistico ma avevo già una grande passione per le due ruote e a sei anni ho iniziato a correre con il GS Fiumicello».
Cosa ti piace fare nella vita oltre a correre in bicicletta?
«Mi piace tantissimo sciare in inverno, mentre durante la stagione, quando non mi alleno, do una mano ai miei genitori che gestiscono un bar».
In che squadre hai militato e quante vittorie hai ottenuto?
«Ho corso con il GS Fiumicello nelle categorie Giovanissimi, Esordienti e Allievi ottenendo una settantina di vittorie tra cui anche il titolo di Campione Triveneto Ciclocross nel 2° anno Esordiente. Da Juniores sono passato alla GS Tosetto Zanon e ho vinto 2 corse il primo anno e 8 il secondo, piazzandomi secondo in una tappa al Giro Internazionale della Lunigiana e quarto in una tappa del Giro d'Austria disputato con la rappresentativa della Nazionale. Da Under 23 ho vinto 3 gare il primo anno e 4 il secondo fra cui la "Bolgara", una gara organizzata dalla mia società che ci teneva molto a fare bene».
La Bata Moser e Rino Baron: che ricordo hai dei tuoi 2 anni con loro?
«Ho ottimi ricordi, mi hanno insegnato tanto dandomi la possibilità di mettermi in luce per passare professionista e quindi sono contento di avere gareggiato per loro».
Cosa ti ha spinto a tentare così giovane il passaggio fra i professionisti?
«È arrivata l'occasione e ho pensato di prenderla al volo per non rischiare di rimanere troppi anni in una categoria strana e difficile come quella dei Dilettanti».
Credi che il "Progetto Giovani" di Boifava sia la miglior soluzione per un neoprofessionista per crescere con calma?
«Penso proprio di sì, perché rispetto alle grandi squadre non si svolge una grossissima e snervante attività ed inoltre abbiamo la possibilità di "fare" la nostra corsa e maturare con calma».
Rispetto alle squadre Pro Tour e Professional, disputate poche gare e questo sicuramente vi penalizza nel trovare un buon ritmo di gara. Credi che il problema sia solo relativo al budget che non vi permette di partecipare a molte delle manifestazioni estere o anche alla riorganizzazione del Pro Tour?
«Credo che l'avvento del Pro Tour abbia un po' penalizzato i piccoli team, secondo me si potrebbe ridurre il numero delle squadre, dando la possibilità alle Professional e alle Continental di partecipare alle corse più importanti, magari tramite delle Wild Card».
Cosa pensi dei tuoi compagni di squadra?
«Siamo un bel gruppo, stiamo bene assieme anche quando scendiamo dalla bici, inoltre abbiamo già trovato il giusto equilibrio e un buon affiatamento. Devo ringraziarli, perché in Slovenia mi hanno aiutato molto».
Dove ti alleni e solitamente con chi effettui le tue uscite più volentieri?
«Mi alleno spesso con Ferrara e Scattolin perché oltre ad essere miei compagni di squadra mi trovo molto bene con loro. Le salite che facciamo solitamente sono le quelle della Pedemontana, Grappa, Pianezze (Mariech), Tomba e quelle verso Asiago, mentre quando sono da solo mi piace andare sui Colli Euganei».
Quali sono le persone che ti hanno sostenuto di più in questi anni?
«Sicuramente la mia famiglia e la mia ragazza Elisa. Inoltre sono molto fortunato ad avere un Fans Club che quando non gareggio troppo lontano non mi fa mai mancare l'appoggio morale con delle gite organizzate».
La tua stagione fino ad ora era da considerarsi buona con alcuni piazzamenti. Ma come ci si sente a vincere già al primo anno?
«Sinceramente non m'aspettavo di riuscirci già quest'anno, ma la soddisfazione è stata grande perché ho fatto grossi sacrifici durante tutto l'inverno, preparandomi scrupolosamente».
Con i nuovi regolamenti, il selezionatore della Nazionale Under 23 potrà portare ai Mondiali di Madrid anche un neoprofessionista; Fusi faceva il tuo nome ad inizio stagione: in base al percorso spagnolo, hai preso in considerazione l'idea?
«Già da Juniores mi ero illuso di prendere parte alla corsa iridata, ma poi non fui convocato. Se la convocazione dovesse arrivare sarei ben felice di indossare la maglia azzurra e cercherei in tutti i modi di onorarla tentando qualcosa di buono».
Preferiresti un giorno tagliare per primo il traguardo sugli Champs-Élysées a Parigi o in Corso Venezia a Milano?
«Corso Venezia, perché il Giro d'Italia è sempre stato il mio preferito sin da quando ero bambino».
Ora che hai ottenuto la prima vittoria, qual è il tuo sogno?
«Continuare così e cercare di ottenerne altre facendo una bella carriera».


Andrea Sacconi



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