Gasparotto infila tutti - Vittoria a sorpresa nel Tricolore
Mancavano molti dei corridori più importanti, praticamente l'intero stato maggiore del ciclismo italiano era fuori gara (Petacchi, Bettini, Di Luca, Basso, Cunego: può bastare come nazionale degli assenti?); nonostante ciò, la vittoria di Enrico Gasparotto nel campionato italiano giunge comunque inattesa.
Intendiamoci: inattesa come sarebbe stata un'affermazione di Corioni, o di Colli, o di Bailetti, cioé di ragazzi, tutti neoprofessionisti, presenti nelle liste delle possibili sorprese. Gasparotto è un velocista molto bravo, classe 1982, a dire il vero già messosi in luce al Giro della Catalogna, un mese fa: vinse una tappa, fu anche quarto e ottavo in altre due occasioni, e si impose all'attenzione dell'ambiente. Fin qui per lui all'attivo anche un secondo posto di tappa al Giro del Trentino e all'International UNIQA Classic in Austria (gara chiusa al terzo posto), e piazzamenti anche al Delfinato.
Nulla di comparabile, ovviamente, a quanto avvenuto oggi a Montesilvano. L'epilogo allo sprint era solo uno di quelli possibili, visto che la variabile afa avrebbe potuto incidere anche pesantemente sugli sviluppi di una gara disputata su un circuito in realtà non così duro. In particolare, la salita di Montesilvano Colle, da cui si scollinava a 9 chilometri dal traguardo, e che caratterizzava il circuito finale da ripetere 8 volte, non era di quelle da far venire i capelli bianchi.
Assorbite quindi le fughe del mattino (visti in avanscoperta Bertuola e Guerrini), rintuzzati gli attacchi del primo pomeriggio (Marinangeli e Varini; poi Bertolini e Bossoni), a nulla è valsa l'azione di un drappello coraggioso, sulla salita, per anticipare lo sprint di gruppo (o di quel che ne restava). La volata a 20 è andata ugualmente in scena.
Non è che non ci fosse nessuno, lì, abbastanza veloce da assaporare il tricolore sulla pelle, negli ultimi chilometri in attesa dello sprint. C'era Filippo Pozzato, per esempio: dopo la tappa vinta al Tour l'anno scorso non ne ha praticamente più imbroccata una, ma nonostante ciò resta una ruota calda, e la Quick Step si è votata a lui, financo con un Moreni da ovazione (ne parliamo poi); c'era Sergio Marinangeli, già secondo l'anno scorso al campionato nazionale, desideroso di far dimenticare un ematocrito ballerino riscontrato a marzo; c'era Mirko Celestino, all'inseguimento di un successo di prestigio dopo una marea di piazzamenti; c'era Manuele Mori, emergente capace di zampate importanti; c'era Totò Commesso, corridore che si vede poco ma che con questo appuntamento ha un feeling particolare (è stato bicampione italiano, nel '99 e nel 2002), e che si giovava dell'apporto prezioso di un Eddy Mazzoleni finalmente ritrovato (dov'era, quando la Lampre al Giro aveva uno spasmodico bisogno di lui? Un rimpianto che potrebbe essere mitigato al Tour, dove Eddy potrebbe partire come capitano per - si spera - fare cose egregie).
Oltre a loro, come trascurare i vari Giunti, Bellotti, Cheula, lo stesso Moreni. Tutti finiti alle spalle dell'intrepido Gasparotto. Un neopro' che diventa campione italiano, e che su questi tre colori potrà iniziare a costruire una carriera che, se manterrà queste promesse (tali sono, tuttora), potrà essere davvero luminosa. La freddezza con cui il ragazzo della Liquigas si è messo alla ruota di Pozzato, per poi saltare il più esperto collega a 100 metri dal traguardo, con una progressione irresistibile, fa il paio con la disarmante innocenza con cui, dopo la premiazione (che l'ha visto emozionato e incredulo sul palco), ha rivelato che i suoi programmi immediati non prevedono altro che una bella vacanza, da godersi tra Lignano e Livigno. Da parte sua, Gasparotto non si considera un velocista puro, ma un tipo alla Bettini (o alla Freire, aggiungiamo noi). Ha solo 23 anni, fatevi i conti.
Tornando a Moreni: il campione uscente è stato autore di un prezioso attacco sull'ultima salita. Prima in gruppetto con altri nomi interessanti (Spezialetti, Caucchioli, Mazzoleni, Giunti, il fresco campione del cronometro Pinotti, Commesso), poi con Manuele Mori, poi proprio da solo. Ma le dolci pendenze pescaresi non hanno permesso al mantovano di avvantaggiarsi troppo, e così Moreni è stato ripreso. Da quel punto in avanti, esaurite (a suo parere) le proprie chance, il campione uscente si è messo totalmente al servizio di Pozzato. Ha tirato per tenere compatto il gruppo nel finale, quando qualcuno provava a evadere per anticipare la volata; e poi ha tirato per riportare in testa Pozzato nell'ultimo chilometro. E tutto questo essendo uno che allo sprint non è fermo, e che in una volata a 20 la sua avrebbe potuto dirla tranquillamente.
Potere di una squadra, la Quick Step (in tutto erede della Mapei) in cui è rarissimo vedere sgarri tra compagni; ma anche merito della generosità di Moreni stesso. Chiaro che Pozzato, sconfitto alla fine, si sia rammaricato il doppio del normale: lo spreco non lo riguardava solo in prima persona, ma era allargato anche ad una maglia che il suo compagno ha messo in gioco sperando che restasse nella stessa squadra. Le cose sono andate diversamente, come spesso le regole dello sport dispongono che sia. Ci saranno giornate buone per il riscatto dei Quick Step; per il momento, noi ci teniamo stretto questo nuovo, fresco, giovane, vincente Gasparotto.