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Boonen fa sfracelli - Bis del belga, McEwen declassato

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Il concetto è ribadito, qualora ce ne fosse bisogno: Boonen va fortissimo. Il giovane fuoriclasse belga ha confermato ieri il risultato di domenica e si è imposto anche a Tours, sul rettilineo d'arrivo di una classica (la Parigi-Tours, appunto), che quest'anno potrebbe anche decidere di vincere, in ottobre (la aggiungerebbe al Fiandre e alla Roubaix, già in carniere).
La vittoria per Tom è giunta ancora in volata: lui è stato in grado di aleggiare al di sopra di certe piccole meschinità da velocisti che hanno caratterizzato lo sprint. E quando si parla di scorrettezze in volata, qual è il primo nome che viene in mente? Quello del solito, incorreggibile Robbie McEwen; l'australiano doveva essere in una di quelle giornate di iperattività negativa che spesso capitano ai bimbi piccoli, e smaniava dalla voglia di fare qualche monelleria.
Ai 300 metri, nel preciso momento in cui Boonen, che gli era alle spalle, si stava lanciando per prendere la giusta posizione e fare la sua volata, McEwen ha dato una «scodata», col rischio di mandare fuori traiettoria il belga. Il quale non si è curato troppo della manovra repentina di Robbie (del resto non potremmo giurare che fosse volontaria. Scomposta, quello sì), ed è uscito ugualmente nella sua limpida progressione.
In quell'istante, sull'altro lato della strada, Thor Hushovd era tutto occupato nella sua personale vicenda, e si stava facendo lanciare da Kirsipuu. Per accorgersi, di lì a poco, di essere partito con troppo anticipo, e quindi di aver finito in fretta la spinta.
Autoeliminatosi così dalla contesa il norvegese, a Boonen non restava che guardarsi da possibili ritorni di fiamma di qualche rivale, che però non ci sono stati: infatti McEwen (rieccolo), che pure era riuscito a prendere la ruota del belga, si è presto reso conto che non solo non sarebbe riuscito a superare Tom, ma che rischiava a sua volta di farsi sopravanzare dall'altro australiano O'Grady. Ecco allora il più classico dei «falli di frustrazione»: per ricacciare indietro il connazionale, McEwen gli ha rifilato una prolungata testata.
In effetti, mentre Boonen alzava felice le braccia al traguardo, Robbie è riuscito a salvare il terzo posto (per il secondo, sull'esterno, si era infilato Wrolich). Ma solo per un quarto d'ora, visto che la giuria ha giudicato decisamente eccessiva quest'ultima sua trovata, e l'ha rispedito per punizione in fondo al gruppo, declassandolo al 186esimo posto.
Ma oltre alle schermaglie dello sprint, ci piace parlare anche di Erik Dekker, che oggi è andato in fuga al mattino insieme a Portal e Bertogliati. Come si può intuire, il tentativo dei tre, sempre tenuto sotto controllo dal gruppo, non aveva grandi speranze. Ma vedere Dekker (insieme a Portal; Bertogliati si era già rialzato) tenere per diversi chilometri il gruppo alla distanza di 100 metri, e non dare l'impressione di voler mollare, ci ha ricordato la sua impresa del 2004, proprio in questa città: in maniera simile, dopo essere stato tutto il giorno in fuga, all'ultima Parigi-Tours Dekker prima subì il ritorno di un drappello, poi seppe rilanciare e tenersi dietro tutti quanti, compiendo un gesto memorabile. Stavolta gli è andata male, ma siamo certi che ci riproverà.
Non certo domani, visto che ci sarà da affrontare un appuntamento molto importante, la cronosquadre che da Tours porterà la carovana a Blois. I chilometri da coprire sono 67,5, parecchi, ma per fortuna c'è la regoletta degli sbarramenti a mitigare i distacchi che altrimenti sarebbero pesantissimi. Funziona così: la squadra che si piazzerà seconda non potrà avere più di 20" di margine dalla prima. Se ne sommerà di meno, varrà il distacco reale; se ne totalizzerà di più, in classifica saranno addebitati ai suoi corridori solo i 20". Per la terza squadra i secondi saranno 30, e così via di 10" in 10".
I favoriti sono i soliti: Lance Armstrong e i suoi giannizzeri, veri esperti di questo tipo di prove. Ma occhio a Ivan Basso: nella crono d'apertura il vincitore è stato Zabriskie (tuttora in maglia gialla), suo compagno nel Team Csc, squadra che ha piazzato anche Voigt all'ottavo posto, Julich all'11esimo, e altri 4 uomini (compreso l'italiano) nei primi 30. Non è detto, perciò, che il destino di colui che incarna la nostra grande speranza per questo Tour sia necessariamente di soccombere: se i cambi funzioneranno a dovere, e se i passistoni targati Csc faranno il loro dovere, potrebbe succedere addirittura che Basso, per la prima volta (abbuono di La Mongie 2004 a parte), riesca a guadagnare su Armstrong, in attesa di capire, sulle montagne, se può veramente ambire a battere il texano.

Marco Grassi



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