Auguri Campione! - Eddy Merckx compie 60 anni
Versione stampabileSuo figlio Axel, una vita all'ombra del mito Eddy, e malgrado ciò capace di prenderla con filosofia («Che effetto mi fa vincere una corsa che mio padre conquistò 30 anni fa? Che dire, TUTTE le corse, 30 anni fa, sono state vinte da mio padre...»), gli ha già fatto il suo regalo, la settimana scorsa: una bella fuga da lontano, in una tappa del Criterium del Delfinato in Francia, e la vittoria alla fine della cavalcata. Vince poco, Axel, ma è un buon corridore, consapevole dei suoi mezzi.
Sa che non potrebbe in nessun modo competere con cotanto genitore, e d'altronde chi, nella storia del ciclismo, avrebbe potuto competere con un mostro capace di vincere 5 Giri, 5 Tour, 3 Mondiali, 7 Sanremo, 5 Liegi, 3 Roubaix e altre 417 corse per un totale, siore e siori, di 445 vittorie, più l'ultimo record dell'ora fatto su bici normale e non su astronavi ipertecnologiche.
Chi l'ha incrociato in quell'incredibile decennio a cavallo tra gli anni '60 e i '70, non può certo scordarlo: per dire, Felice Gimondi, fortissimo a sua volta ma sfortunato nell'aver dovuto fare i conti con l'enorme esplosività di Eddy, ce l'ha tatuato nell'anima. Non si può nominare l'uno senza ricordare l'altro.
Più sereno, probabilmente, Vittorio Adorni, che, un po' perché di diversi anni più grande di Merckx, un po' per il sano realismo che l'ha sempre contraddistinto, avrà forse pensato: "Se non puoi batterlo, fattelo amico". Proprio a lui chiediamo di ricordare quegli anni e quelle imprese, lui che è stato quasi un fratello maggiore per Merckx: se lo prese in squadra nella Faema, nel 1968, fu per lui compagno di stanza e pigmalione, e gli diede un aiuto determinante per vincere il primo dei suoi cinque Giri d'Italia. Era il 1968, il giovane Eddy sorprese tutti e chiuse in rosa, mentre Vittorio lo accompagnò con un secondo posto che anticipava la grande affermazione mondiale di Imola.
«Il mio rammarico - dice Adorni - è che siamo stati insieme troppo poco, soltanto un anno: eravamo qualcosa di più che compagni di squadra, tra noi nacque una profonda amicizia. Eddy era preoccupato, sapeva di valere la maglia rosa, ma temeva di non riuscire a conquistarla. E ogni sera io facevo di tutto per tranquillizzarlo, predicendogli che avrebbe scalato la classifica nella frazione delle Tre Cime di Lavaredo».
Adorni fu ottimo profeta, visto che proprio quel giorno (era la dodicesima tappa) il giovane belga attaccò, vinse e si vestì di rosa. «Non era facile indovinare quel pronostico, ma io, vedendo Merckx, avevo capito che, per la sua potenza, su quella salita poteva fare la differenza».
Ora che anche Eddy raggiunge un traguardo su cui Vittorio l'ha preceduto, quello delle 60 primavere, il «fratello maggiore» gli augura quello che a quest'età crede sia la cosa più importante: «La salute, spero che viva fino a 90 anni e che si goda quest'altro trentennio, stando bene e ricordando tutte le sue vittorie». Riferimento importante, quello alla salute, per un uomo che era arrivato a pesare oltre 115 chili, e che negli ultimi 6 mesi ne ha persi 30, dopo un'operazione allo stomaco e una dieta ferrea: «Sì, era andato fuori misura, come del resto quando vinceva in bici». L'importante, come dice lo stesso Eddy, è «essere tornato in vita».