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Armstrong è già feroce - Zabriskie vince, Lance s'invola

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Davanti ad un risultato come quello di Noirmoutier-en-l'Ile ci sono due differenti modi di reagire. Ci si può abbandonare su una sedia e disporsi a seguire con un occhio solo le restanti tappe di questo Tour de France. Ci vuole appena un po' di pazienza, ne rimangono solo venti, poi si potrà andare al mare. Tanto sano distacco dalle fasi della Boucle sarebbe dato, nell'occasione, dalla certezza che, visti i presupposti, il finale sia già scritto, e nulla possa scalfire Lance Armstrong, che sin dal primo giorno di scuola ha preso voti altissimi, staccando tutti i compagni di classe.
Diamo i numeri, non prima d'aver giustamente incensato David Zabriskie, che si è preso il lusso di battere, unico fra tutti, il suo antico capitano texano. Di soli 2", ma tanto è bastato al 26enne di Salt Lake City per vincere la tappa (ha fatto centro dopo i successi parziali alla Vuelta 2004 e all'ultimo Giro: non si fa mancare niente, il ragazzo) e conquistare la sua prima maglia gialla.
Torniamo ai numeri di Armstrong. In una cronometro di appena 19 km, il texano ha dato 51" di distacco ad un sorprendente Vinokourov; 1'03" a Karpets, 1'05" a Ullrich (che partiva un minuto prima di lui e ha dovuto subire l'onta di essere raggiunto e superato al 15esimo chilometro. Poi ha tenuto Lance nel mirino, e con questo punto di riferimento ha potuto limitare i danni nel finale), 1'11" a Leipheimer, 1'15" a Popovych (suo compagno di squadra), 1'22" a McGee, 1'24" a Basso (per il varesino prova tutto sommato positiva, ha limitato i danni dimostrando netti miglioramenti rispetto a un anno fa), 1'28" a Botero, 1'31" a Frigo, 1'33" a Savoldelli (altro compagno), 1'39 a Evans, 1'44" a Cioni, 1'46" a Honchar, 1'51" a Rogers (che pure nasce cronoman), 1'53" a Menchov, 1'58" a Klöden (secondo l'anno scorso), 2'18" a Heras, 2'22" a Valverde, 2'28" a Pellizotti, Garzelli e Garate, 2'29" a Mancebo, addirittura 3'12" a Mayo.
Avete il mal di testa? Figuratevi gli avversari di Armstrong, che forse non pensavano di poter essere soggetti a un tale tracollo in una cronometro così breve. Non c'è dubbio che se Lance voleva dare da subito una lezione a tutti, ci è riuscito in pieno. E martedì avrà dalla sua un'altra possibilità, con la cronosquadre di Tours, in cui è naturalmente tra i favoriti. Effettivamente, messe così le cose, l'interesse tende a scemare.
Ma poi c'è altro modo di porsi di fronte alla vicenda, quello ottimistico. Già, perché da qui a Parigi, cronosquadre a parte, c'è una sola altra prova contro il tempo (penultima tappa); e in montagna, se qualcuno si deciderà ad attaccare seriamente il marziano, si può sperare che il banco possa saltare (o anche restare in piedi, basta che ci sia spettacolo). I nomi su cui sperare: Vinokourov, che sa come si attacca; e Ivan Basso, che in salita va forte, e che nell'attesa potrebbe ricevere un regalo proprio dalla cronosquadre (i suoi Csc si annunciano fortissimi: ieri Zabriskie ha vinto, Voigt è arrivato ottavo, Julich undicesimo, e nei 30 hanno chiuso anche Roberts, Arvesen e Sastre, oltre allo stesso Basso: un bel collettivo, non c'è che dire).
Insomma, gli ottimisti si devono attaccare a queste speranze per gustarsi il Tour, nell'ottica di una sconfitta (o almeno di un po' di sofferenza sportiva) di Armstrong. Impossibile? Sì, quasi; ma se proprio devono succedere cose inaspettate, l'attuale congiunzione astrale potrebbe essere quella adatta: infatti in questo periodo stanno accadendo fatti inspiegabili (l'Inter che vince qualcosa, per esempio), o addirittura incredibili (i Pink Floyd che si riuniscono: chi ci avrebbe scommesso un soldino?); quindi, chi dice che non possa esserci il botto anche al Tour, chi dice che le gerarchie non possano essere ribaltate, chi dice che quelli che oggi sembrano già imbattibili non possano, in queste tre settimane, cedere il passo? Restiamo in ascolto.

Marco Grassi



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