Savoldelli fa il ribaltone - Parra vince, Basso giù, Paolo rosa
E pensare che, stando alla carta, il Giro non sarebbe neanche entrato propriamente nel vivo. Il clou si può scegliere, a piacere, tra lo Stelvio di domani, la crono di Superga venerdì o il Colle delle Finestre di sabato. Eppure, quanto è già successo!
Tra la crono di Firenze e l'arrivo in quota di Zoldo Alto, Ivan Basso aveva dato segno di mettere una mezza ipoteca sulla corsa rosa, contestualmente alla strutturata debacle di Damiano Cunego. Ieri, fermate le rotative, riavvolgete il nastro, tutta un'altra musica: Paolo Savoldelli ha fatto il ribaltone e ha conquistato il primo posto in classifica. A Ortisei Basso è incappato nella giornata storta, alle prese con un mal di stomaco di cui però mai sapremo la vera natura (nel senso che in questi casi non si sa dove il malessere finisca di essere causa e inizi ad essere effetto del rovescio sportivo). E praticamente tutti gli uomini di classifica, chi più chi meno, l'hanno staccato sulla salita finale, che portava al traguardo.
Più e meglio di tutti, l'ha staccato Savoldelli. Il Falco si è mosso a 6 chilometri e mezzo dal traguardo, nel punto in cui iniziava il tratto duro dell'ascesa a Ortisei. È andato dietro a Simoni, che a sua volta stava piazzando l'attacco decisivo, dopo aver allungato già sul precedente Passo delle Erbe con Cunego.
Ma a questo punto il lettore avrà già perso il filo. Mettiamo un punto, allora, e, come nelle storie di Paperino, ripartiamo dall'inizio. Sulla prima salita di giornata (Monte San Pietro) si è mossa una fuga di 21 corridori. Molto interessante, come tentativo, vista la presenza tra i battistrada di uomini (quasi) di classifica come Caucchioli, Garate, Valjavec, Belli, Rujano, Kessler, Noè. Presenti anche Bettini e Krauss (figurarsi se si perdono una fuga), e altri italiani come Bellotti e Caruso. Il gruppo lasciava fare, anche perché la Csc non ha gli uomini per tenere la corsa bloccata dall'inizio alla fine tanto che la fuga raggiungeva e superava gli 8' di vantaggio.
Le salite di Costalunga, Sella e Gardena passavano indolori, senza scossoni. Il temuto Passo delle Erbe (inizio a 70 km dal traguardo, vetta a meno 57) proponeva invece tutt'altro scenario: sin dalle prime rampe, la Lampre è andata all'attacco. Scatto di Cunego, Simoni ne ha preso la ruota e in due hanno continuato a salire con un po' di vantaggio sul gruppo (al massimo mezzo minuto). Basso dapprima ha dato l'impressione di accusare il colpo, poi però si è rimesso in testa al plotone (quel che ne rimaneva) con un'aria serena e riposata, come dire: «Va tutto bene, sto giocando al gatto col topo».
In effetti i due Lampre rimanevano a cuocersi per diversi chilometri, poi, visto che non riuscivano a fare la differenza, si sono in pratica fermati, lasciandosi riprendere in vista della cima. Tutto rinviato alla salita finale. Avventati, i due capitani di Martinelli, o nel giusto? Giustamente avventati, verrebbe da dire. Sacrosanto il tentativo sul Passo delle Erbe, forse però avrebbe dovuto essere portato un po' più su, nella seconda - e più dura - parte. Ma il senno di poi potrebbe confortare l'azione Lampre: Basso, tenuto almeno un po' sulla corda per praticamente tutta la penultima salita, quanto avrà pagato in termini di tenuta nervosa?
Dopo l'Erbe, aiutato da Zabriskie e Schleck, Ivan faceva in modo di ridurre il distacco dai fuggitivi della prima ora (lasciare con non-chalance 5' a un Garate o a un Caucchioli può non essere salutare). All'attacco della scalata a Ortisei, meno 14 dal traguardo, il distacco era di circa 3'.
Lungo l'ascesa conclusiva, fuochi d'artificio. Dei primi attaccanti, i superstiti erano 5: Garate, Caucchioli, Valjavec, Rujano e Parra. Quest'ultimo ha dato la rasoiata decisiva a 11 km dalla fine, e se ne è andato solo soletto verso un'indimenticabile vittoria di tappa (con tanto di bacio alla fotina del figlio sotto lo striscione).
Ma quel che ci interessa maggiormente stava succedendo dietro: come dicevamo, sul punto più duro Simoni è scattato ancora. Basso, che era rimasto senza gregari, non ha risposto, si è ingolfato, è indietreggiato, ha iniziato ad arrancare vistosamente, si è fatto staccare da tutti, anche da Cunego. Simoni, sulle ali dell'entusiasmo, ha rilanciato; su di lui si è portato Savoldelli, che poi l'ha addirittura staccato, mettendo tra sé e Basso oltre un minuto e conquistando così la maglia rosa. Grandiosa prova anche di Di Luca, che dopo un'iniziale perplessità è riuscito a portarsi a sua volta su Simoni. Cunego ha dato segnali di risveglio, benino Bruseghin, Sella, Honchar e Karpets.
Benissimo il Giro, che si riscopre più che mai incerto: aveva appena trovato un potenziale dominatore, e quello va subito in crisi, e questo fatto è positivo, nel senso che è meglio (non certo per lui, of course) che Basso non abbia ammazzato la corsa già da questo fine settimana. Potrà comunque vincerlo, il Giro, ma almeno alla sua prossima stoccata sapremo che non è imbattibile e che anche lui può accusare dei passaggi a vuoto, e ciò ci servirà per affrontare il prosieguo con curiosità.
Già domani, chissà che Ivan non si rifaccia: la 14a tappa è la Egna-Livigno, 210 km col Frassineto in avvio, il moloch Stelvio dal km 121 al 146, poi lo strappetto di Le Motte, il Foscagno dal km 180 al 195, quindi il Passo Eira e infine la picchiata di 5 km su Livigno: ce n'è abbastanza perché succeda davvero di tutto.