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Paesi Baschi, la seconda tappa - Era il Trapagaran, sembrava il Muro di Huy

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Alzi la mano chi, vedendo l'arrivo di oggi, non ha pensato all'imminente Freccia Vallone, la classica belga che si svolge quattro giorni prima della Liegi-Bastogne-Liegi e che termina sul terribile Muro di Huy, che l'anno scorso vide Davide Rebellin imporsi su Danilo Di Luca e Matthias Kessler.
Tutti e tre i corridori citati sono presenti al Giro dei Paesi Baschi, anzi, Di Luca grazie alla vittoria nella tappa inaugurale di ieri, nella seconda tappa indossava la maglia gialla di leader della corsa (senza vantaggi di tempo, però, visto che la breve corsa a tappe spagnola non regala abbuoni per i piazzamenti volanti né per quelli finali).
La vittoria oggi è andata al francese David Moncoutie, e la Spagna padrona di casa si deve accontentare di un altro secondo posto: dopo Miguel Angel Martín Perdiguero è la volta di Aitor Osa Eizaguirre, già visto all'attacco nella tappa di ieri (rispose al suo attacco Rebellin, scatenando poi la selezione del gruppo che c'è stata sulla linea di arrivo) che cede in volata alla rimonta del corridore della Cofidis, già vincitore lo scorso anno della tappa di Figeac al Tour de France sul Massiccio Centrale, insomma uno che sa andare in fuga ed uno che sa vincere nelle tappe mosse di media montagna.
In realtà non è che la tappa odierna sia particolarmente dura, anche se Iban Mayo Diez prova continuamente ad infastidire il plotone con scatti frequenti e insistiti, simili più a delle ripetute che si fanno in allenamento piuttosto che ad una vera e propria tattica di gara. Modo strano di correre quello dei baschi dell'Euskaltel-Euskadi, che contagia forse anche l'unico corridore continuo del team, quel Samuel Sánchez González a cui piacciono tanto le classiche delle Ardenne, e molte volte nei primi dieci alla Liegi-Bastogne-Liegi, che ieri ha pagato un ritardo di 21" ed oggi non si è visto quasi mai in testa al gruppo.
La Rabobank è molto attiva, ed una volta ripresi Bru della Kaiku prima ed Arvesen e Lefevre poi (il norvegese del Team Csc e il francese della Bouygues Telecom sono stati raggiunti ai piedi dell'ultima asperità, ai meno 11 dall'arrivo), Peter Weening replica allo scatto di David Blanco Rodríguez, già settimo al Critérium International in Francia, e ciclista di quella Comunitat Valenciana-Elche sempre molto in mostra durante le corse di casa. Il passo di Blanco non è molto corposo, e Weening decide di andarsene da solo. Mancano 5 km all'arrivo, il gruppo mantiene un'andatura blanda, si vedono Basso e Savoldelli in coda, e la mente si rivolge alla caduta di ieri ai meno 15 km dall'arrivo che ha coinvolto Basso e Sastre Candil; lo spagnolo non è partito stamattina (radio del braccio destro fratturato, si profila uno stop di un paio di settimane), il varesino sì, ma la sua condizione e le sue motivazioni sono state molto levigate dai 7'54" patiti ieri, e dalle abrasioni conseguenti al capitombolo.
Weening viene raggiunto nel giro di un chilometro da Ricardo Serrano González, ancora della Kaiku, istigato da un timido tentativo di Roberto Heras Hernández: il tre volte vincitore della Vuelta a España, che seppur non dimostri grande condizione e volontà nell'attacco lascia comunque intravedere una forma migliore di tanti antagonisti sulle strade del Tour de France (ad esempio quel Lance Armstrong visto nei panni di gregario nel Fiandre, o quello Jan Ullrich all'esordio oggi [!!!] con un 26esimo posto nella prima tappa del Circuit de la Sarthe in Francia). Serrano González prova a riscuotere il credito che vanta nei confronti della fortuna, troppo lesta ad abbandonarlo durante il tentativo sferrato ieri con quel salto di catena nel tentativo di cambiare rocchetto per forzare sui pedali.
Da dietro, dal gruppo dei migliori, si muove Aitor Osa Eizaguirre, e se ieri avevamo ipotizzato che potesse essere uno "sgravo tattico" per Alejandro Valverde Belmonte, oggi si è avuta l'impressione che lo spagnolo facesse proprio corsa a sé, provando ad andare a vincere la tappe ed aggiudicarsi la maglia di leader. Impresa riuscita alla fine soltanto a metà.
Il tentativo dello spagnolo è fomentato dall'aiuto di Alberto Contador Velasco, fresco vincitore della Settimana Catalana, Carlos García Quesada, David Moncoutie. Allo spagnolo della Illes Balears non sta bene quel ritmo, ed ai meno 4 km dall'arrivo decide di forzare. Si forma così un terzetto in testa alla corsa, che diventa un quartetto ai meno 2 km visto che anche Moncoutie riesce a raggiungere i fuggitivi.
I quattro passano sotto lo striscione dell'ultimo chilometro con circa 15" di vantaggio, e da dietro non si ha l'impressione che qualche squadra si sia messa in testa a tirare. Il solo Rogers prova, per conto suo, a riportare sotto il gruppo.
Weening, ancora lui, prova l'allungo all'ultima curva prima dei durissimi 500 metri finali, ma la sua azione è stoppata dall'asfalto che si inerpica sempre di più verso l'alto. Scene bellissime, l'olandese arranca e lascia zig-zagare la bici, lo spagnolo Serrano González, che nel frattempo l'aveva raggiunto, fa lo stesso, ostacolando un poco anche il tentativo di allungo di Aitor Osa, che riesce però a rispondere a Moncoutie, che dalla parte destra del manto stradale aveva trovato il pertugio giusto.
Gli ultimi 400 metri durano un'eternità: Aitor Osa e Moncoutie lottano spalla a spalla, Weening e Serrano González sono risucchiati dal gruppo, che avanza con la sagoma di Damiano Cunego che si scorge dal fondo della strada.
Aitor Osa lancia lungo la volata, forse troppo, e arriva secondo dietro a Moncoutie, un po' ricalcando quel secondo posto ottenuto alla Freccia Vallone dietro ad Igor Astarloa nel 2003, anche se in quel caso non ci fu volata tra Igor ed Aitor, visto che quello che sarebbe diventato il Campione del Mondo ad Hamilton arrivò da solo in cima al Muro di Huy.
Alle spalle dei due fuggitivi, ad appena 3 secondi, Rebellin, Halgand (che dopo le buone prove fornite alla Tirreno-Adriatico si dimostra in grande condizione anche in Spagna) e Di Luca, seguiti da Cunego, Boogerd, Piepoli e Martín Perdiguero a 6 secondi.
A Moncoutie la tappa, ad Aitor Osa Eizaguirre la maglia di leader, a Cunego, Di Luca e soprattutto Rebellin la prova generale della Freccia Vallone, con quegli ultimi 500 metri troppo ripidi ed angusti per non accostarli a quelli celebri del muro belga.
 

Mario Casaldi


La perla
Moncoutie è lesto a capire che i tre davanti (Weening, Serrano González e Osa Eizaguirre) si giocheranno la tappa e si libera della compagnia degli altri attaccanti. Raggiunge i fuggitivi a 2 km dall'arrivo, marca stretto Aitor Osa e lo anticipa due volte: la prima quando riesce a trovare il pertugio giusto tra lo zig-zag dettato dalla durezza dell'ascesa di Weening, poi a 50 metri dall'arrivo quando, sempre sulla destra di Osa, lo passa andando a prendersi la vittoria di tappa infliggendo anche 1" di distacco al compagno di volata. Buona prova in prospettiva Ardenne.

L'errore
Rebellin e Di Luca arrivano al traguardo con 3" di distacco dal duo di testa, Cunego con 6", ma sotto lo striscione dell'ultimo chilometro i fuggitivi vantavano un vantaggio di 18", troppi. Soprattutto la Liquigas-Bianchi aveva il dovere di inseguire con maggiore convinzione, visto che Di Luca aveva indosso la maglia di leader e visto che Aitor Osa contava lo stesso tempo del biondo abruzzese vincitore del Lombardia 2001. Aver recuperato 12" in 500 metri dimostra che i tre stavano bene, soprattutto Rebellin, ed è un peccato non aver provato a vincere una bella tappa. Ma c'è tempo e modo per rimediare: sia nel Giro dei Paesi Baschi, sia nel trittico delle Ardenne.

M.C.

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