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Paesi Baschi, la prima tappa in pillole - Di Luca torna al successo, bene Pellizotti e Cunego

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Certo è che il Giro dei Paesi Baschi (o come lo chiamano gli spagnoli, la Vuelta al Pais Vasco - al singolare) è una corsa dura, che si snoda su percorsi vallonati, abbandonando per un po' le velleità dei velocisti, che dopo tanta strada a loro favore si vedono costretti a guardare all'insù.
Difatti, la prima tappa, non particolarmente impegnativa se non per l'ascesa finale, è stata decisa da uno sprint ristretto di corridori, 42 per la precisione, con Danilo Di Luca ad aprire e Carlos García Quesada a chiudere.
Nei ventidue di testa, che presumibilmente si giocheranno fino alla breve cronometro (appena 5 km) conclusiva la vittoria finale (anche se non escludiamo tutti gli altri 103 uomini compresi entro il minuto, ultimo dei quali Gómez Marchante a 57"), le prestazioni che sottolineiamo provengono da questi uomini, alcune molto buone, altre decisamente negative:
Danilo Di Luca - Sull'ultima ascesa rimane coperto, lasciando che sia Pellizotti a rispondere agli allunghi di Osa e Rebellin prima e di Kessler poi. L'abruzzese, che cerca "l'anno del riscatto", ottiene l'appoggio della squadra, che organizza un trenino di grande qualità, composto da Garzelli e lo stesso Pellizotti. Volata imperiosa e vittoria mai messa in discussione. Magari aiutato anche da Valverde.
Davide Rebellin - È stato il più lesto ad accodarsi ad Aitor Osa, supponendo che lo spagnolo avrebbe potuto fare il vuoto. Ma ovviamente "TRebellin" non punta alla vittoria finale di questa corsa, ma vuole ottenere da queste tappe la stessa condizione avuta in dote lo scorso anno in vista della difesa del titolo nelle strade di BelgiOlanda: Amstel, Freccia e Liegi lo attendono; lui risponde presente.
Matthias Kessler - Dopo quello visto al Fiandre compiuto dai suoi compagni di squadra quasi c'è sollievo quando ci si accorge che il tedesco non sta scattando per inseguire un altro T-Mobile. Forse, tra i tanto citati Zabel, Klöden, Ullrich e Vinokourov, questo sarà proprio l'anno di Matthias, che attende come consacrazione la vittoria in una grande Classica.
Miguel Angel Martín Perdiguero - Che lo spagnolo fosse veloce lo si sa da quando correva con la Domina Vacanze; che fosse vincente ce ne siamo accorti dopo il Giro di Catalogna e la Classica di San Sebastian del 2004, quando beffò addirittura un certo Bettini. Oggi Pereiro Sio si sacrifica per la sua causa, lui si piazza alla ruota di Di Luca, ma non dà mai l'impressione di poterlo addirittura impensierire. L'assenza delle ruote veloci di cui parlavamo sopra gli consente di aggrapparsi alla seconda piazza, seppur al fotofinish con Valverde.
Alejandro Valverde Belmonte - La tattica di mandare in avanscoperta Aitor Osa è condivisibile, sgravando un po' la squadra da operazioni di "controllo". In volata tutti si aspettavano di vederlo davanti, già con un braccio che esultava sotto la linea del traguardo, ed invece il doppio trenino Phonak-Liquigas lo imbambola un po', lui si tiene troppo dietro e quando la volata è lanciata la sua sagoma non si scorge neanche. Esce come un fulmine sulla sinistra di Di Luca a 100 metri dall'arrivo, e in un battibaleno compie una progressione che lo porta ad un soffio dal secondo posto, seppur in ritardo di mezza bici dall'italiano. Addormentato, ma presente, eccome.
Damiano Cunego e Franco Pellizotti - Utilizziamo lo stesso spazio per due corridori che hanno fatto corsa parallela. Stangelj e Fuentes hanno coperto il capitano Lampre-Caffita fino allo scatto di Aitor Osa, poi Cunego si è lanciato alla caccia dello spagnolo e di Rebellin, seguito da Kirchen, Kessler e dal biondo Pellizotti, ottimo protagonista di questo scorcio di stagione. Nella volata finale, Pellizotti ha svolto la funzione di ultimo uomo per Di Luca, risultando prezioso anche per aver ostacolato (assolutamente in maniera involontaria, e comunque in modo neanche troppo evidente) lo stesso Cunego, che è rimasto un po' schiacciato verso Martín Perdiguero e non ce l'ha fatta a rilanciare l'azione. Comunque un quinto posto che è di buon auspicio, anche perché Damiano di mestiere non fa di certo il velocista.
Constantino Zaballa Gutiérrez - Lo stacanovista delle due ruote a pedali del mondo iberico non conosce pausa né soste, né periodi di appannamento: ieri protagonista del quintetto che ha animato il Giro delle Fiandre con una bella fuga da lontano (insieme a Backstedt, Barredo Llamazalez, Boucher e Samuele Marzoli), riuscendo addirittura ad incollarsi per un po' di chilometri all'azione dirompente dello scatenato Ballan. Oggi, dopo il viaggio, è tra i primi dei Paesi Baschi, facendo addirittura meglio di Gómez Marchante, che di certo su questi percorsi non va piano. Complimenti.
Iban Mayo Diez - Gorospe, il suo Direttore Sportivo, due volte vincitore della corsa basca, non sarà di certo contento. Anonimo alla Settimana Catalana, il debutto nel circuito Pro Tour Mayo se lo dimenticherà presto. Per ora paga 1'47" ai migliori dei Paesi Baschi, e di certo le prestazioni del dopo Delfinato dell'annata scorsa non contribuiscono a far vedere, seppur sforzandosi, il suo bicchiere mezzo pieno piuttosto che mezzo vuoto. Paradossalmente meglio il suo quasi omonimo Ivan Mayoz Etxebarria, in fuga per 113 km con Zarate Fernández.
Koldo Gil Pérez - Fa un po' impressione vedere lo spagnolo, sempre in prima linea nelle brevi corse a tappe spagnole, staccato di 7'04" soltanto nella prima tappa. C'è da dire che la squadra di Saiz punta su David Etxebarria Alkorta, secondo lo scorso anno, per la classifica finale, e la spedizione che non si occuperà del capitano designato si occuperà della crescita di Roberto Heras Hernández in vista del Tour, visto che dovrà necessariamente rimediare alla "figuraccia" dello scorso anno.
Ivan Basso e Carlos Sastre Candil - Il Team Csc di Riis ha Voigt e Julich che sono molto più in forma dei capitani delle grandi corse a tappe, ma la sfortuna si accanisce su questi ultimi, coinvolti in una caduta nel finale e classificati a 7'54" dai primi. Perlomeno non hanno subìto gravi infortuni.

Mario Casaldi

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