Moreni: «Riparto dai Paesi Baschi» - Il campione italiano era caduto alla Sanremo
La domanda d'apertura, quasi d'obbligo, è legata alle tue condizioni di salute dopo la caduta patita durante la Milano-Sanremo. Come stai?
«Sto molto meglio. Sono tornato in bicicletta, ho fatto diverse uscite. Non sto forzando perché non sono nelle condizioni per farlo, però ogni giorno mi sento sempre meglio».
Puoi raccontarci le fasi della caduta? Non è stato proprio possibile evitare i corridori che ti precedevano?
«Le cadute sulla discesa della Cipressa sono all'ordine del giorno, perché tutti cercano di prendere le posizioni migliori, quelle davanti al gruppo, per affrontare il Poggio. La strada non è particolarmente ampia, qualcuno si è toccato proprio davanti a me e non ho potuto fare niente per evitare».
Le conseguenze di queste cadute sono riconducibili a qualcosa di più grave o sono soltanto delle abrasioni?
«L'unica cosa è che ho picchiato un po' la testa, ma dagli accertamenti che ho fatto è stato escluso qualsiasi trauma di quel tipo. Ho due punti di sutura al ginocchio, conseguenza della bella botta che comunque ho dato in terra, ed ematomi e traumi un po' dappertutto, un po' sul tutto il corpo».
Quali ripercussioni psicologiche sono scaturite da questa caduta?
«Mi scoccia perché stavo bene. Ero uscito dalla Tirreno-Adriatico con una buona condizione, alla Milano-Sanremo stavo bene e ci tenevo a fare una buona corsa; poi dalla Sanremo potevo prepararmi con calma per i prossimi appuntamenti. Invece ho fatto quattro giorni senza andare in bici, e le ultime uscite non sono stati dei veri e propri allenamenti. Perdo un po' di giorni, niente di grave per carità, ma non nascondo che mi scoccia».
Questa perdita di ritmo significa che rivedremo la Maglia Tricolore di Moreni tra quelle del gruppo in quale occasione?
«Se tutto va bene, dovrei riprendere ad allenarmi a pieno ritmo in vista del Giro dei Paesi Baschi, dopodiché spero di trovare il colpo di pedale giusto per disputare le ultime tre Classiche delle Ardenne: Amstel Gold Race, Freccia Vallone e Liegi-Bastogne-Liegi».
Quindi non si corre il rischio, come invece sembra scontato per Figueras e possibile per Peron, di non vederti al via del Giro d'Italia a Reggio Calabria.
«No, no, al Giro conto di esserci, ci mancherebbe. Io ho fatto tutti gli accertamenti, e le uniche cose che un po' mi rallentano sono i punti di sutura e il ginocchio che comunque ha subito il trauma più forte. Ma ovviamente mi sta anche bene stare un po' più fermo ora e riprendere a pieno ritmo dopo per il Giro».
Il tuo compagno di squadra Paolo Bettini si è ritirato anche dalla Coppi & Bartali, sembra ancora causa febbre, o comunque per una ricaduta dell'influenza. Tu l'hai sentito? «Non l'ho sentito personalmente, ma sono stato avvisato dalla squadra del ritiro di Bettini. Mi dispiace; è un peccato perché lui veniva da un buon periodo di allenamento, alla Tirreno-Adriatico aveva fatto un buon lavoro, e questo stop ora proprio non ci voleva. Spero per lui e per la Quick Step che si tratti soltanto di pochi giorni e non di più, in modo che possa tornare quanto prima possibile competitivo ai massimi livelli».
Non si può certo dire che la parte di Quick Step italiana, Bettini, Moreni e Pozzato, abbia iniziato in modo fortunato questo 2005.
«No, direi proprio per niente. Quest'anno in particolare è iniziato proprio sotto il segno della sfortuna. Comunque la stagione è lunga e speriamo di rifarci al più presto».
Hai detto che nella caduta durante la discesa della Cipressa hai battuto la testa. Cosa ti senti di dire a tutti i ciclisti, di professione e non, riguardo all'uso del casco anche durante gli allenamenti più "tranquilli"?
«Il nostro sport è pericoloso perché non si può mai sapere cosa ti nasconde una curva o una discesa. Anche in mezzo al gruppo la caduta può essere continuamente dietro l'angolo. Avere il casco è sicuramente qualcosa in più che in determinati casi limita i danni, ma alcune volte ti salva addirittura la vita».
Parola di Campione Italiano.
Mario Casaldi