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La stoccata di Basso - Zabriskie primo, Basso stacca tutti

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Guardatelo, guardate come decolla il Giro 2005: dopo la punzecchiatura di ieri, messa a segno da Cunego e Simoni, oggi, nella crono di Firenze, arriva l'attesa risposta di Ivan Basso; e che risposta!
Il lombardo di Cassano Magnago lascia che a vincere sia il suo compagno di squadra Zabriskie (lo ricordiamo autore di una fuga lunghissima coronata dal successo all'ultima Vuelta), ma per il resto si mette alle spalle l'intero gruppo, compresi parecchi uomini che passano per specialisti e che invece a Firenze hanno dovuto arrendersi agli enormi progressi fatti da Ivan nell'esercizio specifico: evidentemente la guida di Bjarne Riis continua a dare frutti importanti.
Perché la questione è semplice: che Basso potesse staccare i rivali era pure presumibile. Ma con che distacchi! Chi avrebbe scommesso che Ivan avrebbe lasciato Cunego a più di due minuti di ritardo? E Simoni addirittura oltre i due minuti e mezzo? Hanno perso da Basso sia gli scalatori, sia colleghi che col cronometro avevano e hanno un certo diletto (Savoldelli, lo stesso Garzelli, un Cioni molto deludente), sia cronoman fatti e finiti come Bruseghin, Honchar, Karpets, Thomas Dekker, Hruska, nell'ordine accomodati alle spalle del capitano della Csc.
Tanto di cappello al fenomenale Basso visto oggi: forse mai prima d'ora si era avuta da lui la sensazione di un tocco letale non solo sulla carta, ma finalmente sulla strada. Anche al Tour del terzo posto, Ivan si trovava sempre nel cono d'ombra proiettato da Armstrong, mai protagonista assoluto e indipendente. Invece stavolta ha fatto tutto da solo, non c'è stata una ruota da seguire come a La Mongie, c'era solo lui, Ivan, col suo casco spaziale, la sua bici da crono, i suoi cerchioni col profilo alto, le sue gambe e la sua testa.
Indubbiamente la salita del Pinone piazzata in mezzo al piano ha scombussolato un po' la partita, rendendo difficoltoso per gli specialisti trovare un ritmo buono per tutta la gara. Ma sarebbe riduttivo limitare l'ottima prestazione di Basso alla salita (da lui coperta col secondo miglior tempo di giornata: primo è stato il piccolo grande Rujano, che l'ha scalata in un secondo di meno). Il lombardo ha tenuto sulla discesa (che lui temeva), e poi ha ripreso a guadagnare nei chilometri finali.
Oggi a Cunego tocca il ruolo del contraltare. Ma quando sognavamo una sana, spettacolare rivalità tra lui e Ivan, ce la immaginavamo proprio così: un grande giro, loro due entrambi al meglio, e ognuno che si gioca le proprie carte dove può e sa; e magari che la corsa venga così, un giorno avanti l'uno, il giorno dopo avanti l'altro: non è entusiasmante?
Basso aveva perso un po' troppo, tra i vari abbuoni presi da Cunego nelle prime frazioni e la sua leggera defaillance sulla salita di Sammommè ieri. Inseguiva, quindi. Ora la situazione è completamente ribaltata, e se 24 ore fa nutrivamo qualche dubbio che Ivan potesse competere con la brillantezza di Damiano, ora siamo qui a chiederci se Damiano riuscirà più a staccare Ivan in salita, prima (o dopo) di quell'altra crono, a Torino, nella quale, a questo punto, aspettiamo un'altra mazzata di Basso.
Ma non è, questo andirivieni di scetticismi, una prova di incoerenza: semplicemente, è il frutto della suprema incertezza che questo Giro bifronte ci regala, dopo appena una settimana di gara e a due dalla sua conclusione (le due più intriganti, peraltro).
L'attenzione che suscita questo duello tanto atteso e sospirato rischia di far scivolare in secondo piano la marea di temi che il Giro 2005 pur continua a suscitare. Questa rinascita di Savoldelli, come la vogliamo rubricare, ad esempio? La Discovery Channel saprà aiutarlo in montagna, e lui potrà tornare a scintillanti ambizioni, oppure pagherà alla lunga il fatto di essere disabituato a certi livelli e certe distanze?
E la lotta in casa Liquigas? Cioni e Garzelli hanno sfornato una crono identica, nei numeri: stesso tempo per tutti e due, ma mentre Garzelli, reduce dalla caduta di Pistoia, può dirsi moderatamente soddisfatto, Cioni è stato parecchio deludente: una crono (specialità in cui è campione italiano in carica) disputata a Firenze, a casa sua, e con la maglia rosa a portata di mano. Tutto ciò ha partorito una mediocre prestazione dell'anglotoscano. Troppa emozione, forse: una tensione che avevamo notato subito, non appena Cioni era sceso dalla rampa di partenza: uno scarto innaturale nel suo primo scatto, la bici che sussultava e perdeva aderenza, ecco il sintomo del grande nervosismo dell'atleta, che aveva così rischiato di cadere prima ancora di iniziare la sua prova.
Meglio dei suoi capitani, Di Luca: un Giro da incorniciare per Danilo, che oggi ha pagato a Ivan 1'18", e tanto gli è bastato per salvare la sua maglia rosa (per soli 9", ma l'importante era tenerla); ha fatto benissimo a tenersi sulla corda fino a questa domenica: ora conosce meglio se stesso, e potrà valutare con più precisione, in prospettiva, la possibilità di ben figurare per un intero grande giro. Restiamo dell'idea che dovrebbero disegnarglielo un po' più facile di quello in corso; ma non è detto che sempre ci siano salite così dure e numerose come in questo Giro; e comunque, ci sarebbe pur sempre un Tour de France, che ha sempre pendenze più dolci.
E per tornare in casa Lampre: se Cunego evidenzia comunque dei timidi passi avanti rispetto alle crono del 2004, Simoni è invece rotolato abbastanza indietro, anche in classifica generale. Che farà ora Gibo? Proverà a rimettere le cose nella sua ottica alla prima salita disponibile, oppure si renderà conto che è meglio appoggiare gli sforzi di Cunego? Martinelli dovrà fare un bel po' di chiarezza, anche perché non è detto che la strada decida per lui e per i due galletti prima che qualche danno possa essere compiuto.

Marco Grassi    

 

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