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La Lampre tarpa le ali a Damiano - Cunego in fuga fermato, Gibo attacca tardi | Cicloweb

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La Lampre tarpa le ali a Damiano - Cunego in fuga fermato, Gibo attacca tardi

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E no, Martino, così proprio non ci siamo.
La Lampre ha avuto oggi tra le mani la possibilità di indirizzare il Giro in un verso o nell'altro, e non ha saputo cogliere l'importanza del momento, mandando tutto in vacca (ci si passi la mancanza di finezza, per una volta) e, quel che è peggio, facendolo a spese di Damiano Cunego. E noi, da sempre grandi estimatori di Beppe Martinelli e del suo lavoro sull'ammiraglia, ci troviamo qui a criticarlo pesantemente per le scelte effettuate in questa tappa, convinti che lui stesso, a corsa conclusa, abbia provato un che di rimorso per la sciagurata decisione di fermare il vincitore del Giro 2004 mentre era impegnato in una fuga che avrebbe fatto epoca.
Damiano era partito, insieme a Rujano, Parra, Illiano, Montgomery, Atienza e Osa, al km 35 di gara, portandosi su Belli e Joaquín Rodríguez che erano già in avanscoperta da prima. 5'30" conquistati a Merano sul gruppo, poi, a causa del lungo falsopiano che portava allo Stelvio, un lento declinare del vantaggio sul plotone. Scarsa collaborazione tra i fuggitivi, è vero, ma la benedetta Cima Coppi veniva presa con oltre un minuto di vantaggio su Savoldelli e compagni.
A questo punto, il fattaccio: Cunego viene fermato da un'ordine della sua ammiraglia. La motivazione tuttora non la capiamo. Aiutare Simoni sullo Stelvio? Nisba, il veronese s'è messo a ruota e non ha dato contributi alla manovra, mentre Vila tirava per tutta la salita.
Preservarsi per poi tirare sul Foscagno e fiaccare Savoldelli, permettendo così a Simoni di attacare all'ultimo chilometro dell'ultima salita di giornata (l'Eira) e di guadagnare ben 25" sulla maglia rosa? È vero che tutto fa brodo, ma a fronte dell'incasso di giornata, si è speso un enorme capitale a vuoto.
Sin dall'inizio dello Stelvio, Basso, ovvero l'avversario più temuto dai Lampre, s'è staccato andando in crisi e non rappresentando, da quel momento stesso, un problema per gli uomini di Martinelli.
Savoldelli, maglia rosa, era senza squadra, e non poteva pensare di mettersi a tirare in prima persona.
Di Luca, quarto in classifica, non poteva sapere come avrebbe superato lo Stelvio, quindi gli conveniva un'andatura regolare e non certo folle.
Restava Garate, quinto; e restava Honchar, notoriamente più avvezzo alle crono che alle montagne, quindi anche lui per forza di cose prudente. Quindi c'era Simoni, compagno di Cunego e perciò non tenuto a tirare.
Gli uomini che erano con Damiano in fuga hanno guadagnato su Savoldelli tra i due e i quattro minuti. Se Cunego fosse rimasto davanti, sommando il suo apporto all'azione degli altri attaccanti e il mancato inseguimento da parte dei Lampre (con Vila sullo Stelvio) ci rendiamo conto che tale fuga poteva prendere proporzioni clamorose.
Detto in altri termini: Cunego sarebbe rientrato in classifica, in zona podio (esattamente come Rujano, se non meglio), e da stasera avremmo avuto di nuovo tutto un altro Giro.
Si può obiettare che sullo Stelvio il veronese non si sia sprecato più di tanto, stando sempre nella pancia del gruppo: ma questo non conta, perché su una salita del genere stare a ruota non evita o riduce la fatica, vista la bassa velocità. Cunego oggi (lo si è visto sul Foscagno, dove ha tirato per quasi tutta la salita) aveva tutto per ritornare da protagonista nel cuore del Giro; oltre a ciò, avremmo voluto vedere altre squadre impegnate a gestire la corsa con Damiano in fuga anche nel finale.
Siccome Martinelli è troppo intelligente, non poteva non capire quel che stava avvenendo. Ma mettiamoci nei suoi panni: riproporre Cunego a ridosso dei primi in classifica significava ritrovarsi a dover gestire il trito discorso sulla leadership in casa Lampre. Invece così abbiamo potuto sentire Simoni lanciarsi in uno sperticato elogio del compagno, che ha fatto un grande lavoro sul Foscagno. Quindi, clima in squadra più tranquillo, e Simoni che, pur non essendo quello del 2003, potrà giocarsi comunque le sue chance per il successo finale, visto che i due che lo precedono gli sono storicamente inferiori in una grande gara a tappe, e non partivano certo con grandi aperture di credito relativamente alla loro prestazione sulla distanza.
Insomma, Martinelli ha barattato 25" guadagnati da Gibo (bravissimo, intendiamoci) con quella che poteva essere davvero l'impresa dell'anno. Il Giro 2005 poteva realmente incanalarsi in un percorso indimenticabile, e invece il copione da qui a domenica rientrerà su binari più consueti. Non diciamo che ci sarebbe quasi da citare per danni il ds Lampre, ma semplicemente che, facendo salvo l'obiettivo supremo di vincere il Giro, c'è modo e modo per centrare tale affermazione; e Martinelli ha scelto quello più banale.

Marco Grassi    

 

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