La due giorni toscana
Il Larciano della Panaria
Terminate le Ardenne, concluso il Giro del Trentino ed in contemporanea con le ultime due tappe del Giro di Romandia, in Svizzera, il GP Industria & Artigianato ed il Giro di Toscana hanno permesso alle squadre ed agli atleti di affilare le loro lame in vista dell'appuntamento ormai imminente, quel Giro d'Italia che dal 7 maggio farà compagnia agli italiani (e non, speriamo) per i successivi 22 giorni, fino alla chiusura del 29 maggio nello scenario, ormai solito, di Milano.
Il Giro del Trentino, appunto, ci aveva riconsegnato il messicano Julio Alberto Pérez Cuapio, "peso piuma" della Ceramica Panaria, uno che è sempre andato forte quando la strada si inerpica verso l'alto; un corridore che avevamo perso di vista da un anno e mezzo, quando una serie innumerevoli di ritiri avevano minato un po' quella fiducia che la famiglia Reverberi gli ha continuato a dimostrare ponendo però alcuni paletti a delle riserve comprensibili che si erano venute a creare intorno all'atleta centroamericano.
Semmai ce ne doveva essere il bisogno, comunque, gli arancioni "wild-card" al prossimo Giro d'Italia (con la Selle Italia-Colombia sono le uniche due squadre non facenti parte del circuito Pro Tour a prendere il via da Reggio Calabria) hanno letteralmente ammaestrato ed addomesticato il circuito di Larciano, ponendo le basi ad un giro e mezzo dalla conclusione della corsa alla vittoria finale di Luca Mazzanti, fresco vincitore del Giro d'Oro, nonché secondo al Giro dell'Appennino dietro a Gilberto Simoni.
Cinque atleti in fuga, quattro Ceramica Panaria ed un Naturino-Sapori di Mare, un certo Francesco "Nando" Casagrande, che pare stia correndo con una certa vena polemica per protestare contro la sua esclusione (comunque non individuale, ma dettata dal mancato invito del team di Vincenzo Santoni alla kermesse rosa della Rcs); i quattro sono: Emanuele Sella, Luis Felipe Laverde Jiménez, Luca Mazzanti e Paolo Tiralongo, con tanto di Pozzovivo, Pérez Cuapio e González Martínez nel gruppo di Simoni a tenere cucita la corsa.
Casagrande collabora, vuole arrivare alla fine della corsa in testa, ma praticamente gestisce il gioco della formazione guidata da Roberto Reverberi. All'ultimo passaggio Casagrande è in ultima posizione, ed il vantaggio dei cinque è abbastanza ampio, intorno al mezzo minuto abbondante. Dalla testa si staccano Tiralongo e Laverde, poi si stacca anche Sella: sussulto, perché con Mazzanti e Casagrande la Panaria rischia di veder compromessa una gara ed una tattica fin lì perfetta.
Casagrande però non tiene il ritmo dell'ultimo superstite della "batteria arancione" e perde contatto. Viene addirittura raggiunto da Nibali, uscito dal gruppo sul San Baronato: i due si portano alla caccia di Mazzanti, ma Nando è stanco e Nibali non ce la fa tutto solo. I due vengono riassorbiti dal gruppo, il margine di Mazzanti è ampio, quasi 20" agli ultimi due chilometri lo separano dagli inseguitori. Arriva solo, accarezzando la scritta dello sponsor sul petto, quasi in segno di ringraziamento che per mere questioni economiche legate alla visibilità del prodotto.
Luca Mazzanti si aggiudica in solitaria il 29° GP Industria & Artigianato
La volata del gruppo ha visto purtroppo una bruttissima caduta, che un po' mette in secondo piano la bellissima progressione di Ruggero Marzoli (Acqua & Sapone) che aveva regolato gli inseguitori: Raffaele Ferrara (Androni Giocattoli) si avvicina troppo a Marzio Bruseghin (Fassa Bortolo) a 100 metri dall'arrivo; il veneto di Ferretti prende forse un po' di paura, oppure si tocca con l'uomo di Boifava e sbanda visibilmente. L'anteriore di Bruseghin schiaccia l'anteriore di Ferrara nel salto, piegando i raggi della ruota e facendo scoppiare il copertone.
Dallo scoppio all'urlo passa poco tempo, ancor meno ne passa dal pauroso volo di Giairo Ermeti (Team Miche), che compie una vera e propria capriola in aria con la bici ancora attaccata ai tacchetti, poi Sergio Barbero (Naturino), proprio sotto il palco, non riesce ad evitare Bruseghin ed Ermeti, e cade anche lui, ma senza conseguenze. Il botto della caduta è fragoroso: Ferrara si preoccupa di togliere mani e piedi dalla strada e di pregare che nessuno lo prenda, Bruseghin si fa aiutare a sfilare il piede da sotto la bici tenendosi la caviglia sinistra, Barbero si rialza e passa sotto lo striscione in tempo per entrare nei primi 10, mentre Ermeti inizia a spruzzare sangue dalla coscia destra.
Emorragia copiosa, sangue a fiotti, scene tragiche; Giairo si stende sul cofano della macchina dell'organizzazione, la gamba perde molto sangue e i suoi pugni e le sue manate coprono di sangue anche il vetro dell'auto. Rimane sempre lucido e sveglio, ma si assiste a segni di sgomento e cedimento psicologico. L'intervento dell'ambulanza è pronto, ed Ermeti può avere i soccorsi di cui necessita. La partenza del mezzo della Croce Rossa è accompagnata da un sospiro del pubblico, di coloro che hanno assistito alla scena.
Il podio di Mazzanti, Ruggiero Marzoli e Freddy González (un altro Panaria 3°, giornata memorabile per loro), con tanto di stretta di mano con "Monsieur Roubaix" Roger De Vlaeminck passa un po' in secondo piano. A fine corsa nel Team Miche si parla di «lacerazione del nervo e del muscolo della gamba destra per Giairo Ermeti, che sta per essere operato d'urgenza in un ospedale della zona». Anche Pasquale Muto, compagno di stanza di Ermeti, è preoccupato: «Era la prima gara in cui era bene davanti, purtroppo di cadute ce ne sono sempre (anche Muto è rimasto coinvolto in uno scivolone in discesa oggi, ndr), ma quelle in volata sono più tragiche di solito perché la velocità è alta. Spero che Giairo si rimetta presto». Giornata sfortunata davvero per il Team Miche, anche perché il polacco Niemec, in splendida forma, è rimasto attardato da una foratura, come Gilberto Simoni, e quindi entrambi non hanno potuto giocarsi al meglio le loro opportunità.
La caduta che ha coinvolto Ferrara (sulla destra, maglia
bianco-fucsia), Bruseghin (al centro, maglia bianco-blu)
ed Ermeti (sulla sinistra, maglia nero-arancione). Poi
cadrà anche Barbero, che non è riuscito ad evitare i
corridori già in terra.
L'affermazione di Daniele l'aretino
Il Giro di Toscana, giunto alla sua 78esima edizione, vede l'affermazione di Daniele Bennati (Lampre-Caffita), il velocista di Arezzo atteso sulla linea del traguardo dal suo fan club, nonché dalla sua famiglia. Un'affermazione bellissima quella di Bennati, atteso alla vigilia come uno dei favoriti (la lista partenti non era di altissimo "grido", ed all'ultimo momento sono mancati anche Simoni e Niemec, vista la facile altimetria del percorso).
«Sto bene - dice Daniele prima della gara - e oggi vorrei provare a fare la corsa. Non sarà facile perché non siamo molti in squadra, ma se sarò davanti alla fine ce la metterò tutta». Ragazzo di parola, Bennati, consideratissimo dal "guru" Lampre-Caffita Giuseppe Martinelli: 3° alla Gand-Wevelgem e 1° al Giro di Toscana, l'impostazione del team, volta esclusivamente alla classifica finale del Giro d'Italia, gli impedirà di prendere il via alla Corsa Rosa a Reggio Calabria.
Anche Marzano non sa se farà il Giro, perché «per una settimana ce la faccio tranquillamente a tirare, anzi, faccio fatica un po' anche lì, ma tre settimane sono diverse, staremo a vedere cosa deciderà il team, certo che mi piacerebbe fare il Giro, ma vorrei essere utile». Insomma, le defezioni di Eddy Mazzoleni e Giuliano Figueras non sono semplici da accettare, e in casa Lampre aspetteranno sino all'ultimo prima di sciogliere le ultime riserve.
Scattolin, uno dei tanti neopro' della Androni Giocattoli, ci spiega che «il passaggio di categoria è molto duro, è tostissimo tenere i ritmi di certi campioni. Comunque fortunatamente la squadra vive al suo interno un ottimo clima, siamo tutti giovani e cerchiamo di aiutarci l'un l'altro. Questo un po' mi solleva, anche se non nego di voler migliorare per provare a fare risultato, anche se per ora mi accontenterei già di arrivare con i migliori in qualche corsa».
Casagrande è molto schivo e si ferma a parlare con Dario Pieri, mentre Pasquale Muto della Miche ci dice che «il caldo farà uscire i veri valori. Chi ne ha col caldo va forte, invece chi è stanco di solito non riesce a stare avanti. Io amo il caldo, senza non entro in condizione, e spero proprio di fare una bella gara, magari con tanto di dedica». Il pensiero è ovviamente rivolto a Giairo Ermeti, ancora in ospedale e sulle cui condizioni grava in mattinata un alone di mistero: gli stessi addetti della Miche non sanno ancora bene come sia andata l'operazione, e ci rimandano l'appuntamento per la fine della corsa.
Daniele Bennati riceve i complimenti dell'organizzatore del Giro di Toscana
Corsa che vive sulla lunga fuga di Stefano Boggia (Ceramica Flaminia), Maurizio Carta (Team Miche) e Cristian Ginestri (Tenax), lasciati sfogare dal gruppo prima della parte decisiva, con tanto di passaggio sullo Scopetone. Proprio sul Valico Vincenzo Nibali (Fassa Bortolo) e Francesco Casagrande (Naturino-Sapori di Mare) provano ad anticipare il gruppo, tenuto sin lì cucito dagli uomini di Bennati. I tre fuggitivi della prima ora sono riassorbiti in fretta dai due di testa, ed il gruppo guidato da Righi, Marzano e Fuentes Angullo si porta alla caccia della strana coppia Nibali-Casagrande, un giovane in prospettiva campione ed un "vecchio" arrabbiato per non aver avuto la possibilità, un'ultima volta, di dimostrarsi campione.
Ultimo chilometro con 13 secondi di distacco, ma gruppo in rimonta. Fuggitivi ripresi e volata lanciata, con Lampre-Caffita e Fassa Bortolo (Bernucci o Velo?) in testa al plotone: all'ultima curva, 300 metri all'arrivo è davanti Kvachuck, il lituano della Lampre-Caffita, ma alla sua ruota non c'è Bennati, bensì Marco Velo. L'atleta guidato da Maurizio Piovani in ammiraglia si scansa, Velo è in testa a 220 metri dall'arrivo, Bennati lo passa sulla destra ai 150 metri ed il bresciano un pochino cerca di chiuderlo stringendolo. Daniele Bennati non si lascia intimorire e tiene bene l'andatura, sfrecciando con mezza bicicletta di vantaggio sul russo Khalilov (Team L.P.R.), in clamorosa rimonta. Velo è terzo, mentre quarto termina un certo Dmitry Konyshev, uno che di asfalto e di chilometri in carriera ne ha consumati molti.
Marco Velo è giunto terzo senza il gravoso compito di lanciare Petacchi
A fine gara, prima della podio, incontriamo Marco Tozzi, manager del Team Miche che ci dice che «Giairo Ermeti purtroppo ha riportato i danni che ci si aspettava, in questo senso non c'è stata nessuna notizia confortante. La lacerazione del nervo e del muscolo della coscia destra, con tanto di 6-7 cm in profondità della ferita cutanea, non ci permette di poterlo trasportare neanche in una clinica di sua fiducia. Il ragazzo oggi l'ho sentito abbattuto, molto triste, dovremo stargli molto vicini per permettergli di superare questo momento. La sua annata sarà viziata da questo infortunio, anche perché se riuscirà a tornare in bici per il 2005 non sapremmo definire il suo grado di competitività per le vittorie o per le gare di alto livello. Ma l'importante è ora che Ermeti trovi la forza di reagire e che guarisca al più presto».
Sul palco premiazione, il ringraziamento di Bennati «va alla squadra, è una vittoria anche loro, soprattutto di Righi, Marzano e Kvachuck che hanno svolto un lavoro importantissimo per il sottoscritto. Mi preme però dedicare la vittoria ad un parente, un parente malato di cui mi interessa non svelare il nome, che si trovava in coma all'ospedale e che proprio oggi ha riaperto gli occhi».
Il giorno migliore, e l'occasione migliore, per non fallire un appuntamento.