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È il Giro di Savoldelli - Vano attacco di Simoni e Rujano

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Paolo Savoldelli è sul trono del Giro. Il bergamasco si difende in maniera efficace ed intelligente nella tappa più dura e si accinge a conquistare la sua seconda corsa rosa, domani a Milano, a 3 anni dalla prima affermazione.
Per dare un'idea del tanto che è avvenuto nella giornata di oggi, basterebbe pensare che la frazione del Sestrière e (soprattutto) del Colle delle Finestre ha offerto più spunti lei da sola che tutti i primi dieci giorni di un qualsiasi Tour de France. E infatti non sarà un caso se Prudhomme, prossimo caporione della Grande Boucle (raccoglierà - era ora che qualcuno lo facesse - l'eredità di Leblanc), era in zona a visionare il Finestre in prospettiva di un possibile futuro passaggio del Tour su questa salita entrata da subito, da questa sua prima volta, nell'immaginario popolare.
La tappa, la penultima del Giro, si preannunciava combattuta, certo, ma nel segno di Ivan Basso, reduce da due giorni fantastici tra Limone Piemonte e Torino; lui, deciso a regalare altri saggi di bravura, e oltre a ciò favorito principe per il successo di giornata, ha messo la squadra a tirare in maniera forsennata prima del Finestre. Savoldelli, con la sua solita arguzia, commenterà poi: "Tiravano come se si dovesse affrontare una salita di 3 km e non di 20".
Il ritmo imposto dai Csc non poteva non mietere vittime su vittime sin dalle prime rampe del Finestre. Il problema è che uno dei primi a saltare è stato proprio lo stesso Basso. E apriamo qui la riflessione su Ivan: fino a stamattina eravamo convinti che, non fosse stato per la crisi dello Stelvio, il varesino avrebbe vinto a mani basse il Giro, e ciò ci caricava di aspettative positive in vista del Tour. Sul Finestre abbiamo invece rivisto il Basso attaccabile, che va in difficoltà sulle salite troppo arcigne. Dice: ha fatto l'errore tattico di rendere la corsa dura, non ci ricascherà; sì, ma si sarebbe staccato ugualmente anche se la corsa dura l'avesse fatta qualcun altro. Quindi: riconsideriamo la questione Tour. Per battere Armstrong, il nostro non dovrà avere neanche mezza giornata di crisi in salita, visto che già a cronometro le buscherà (meno dell'anno scorso, ma le buscherà). Riuscirà in tale impegno, Basso? Ahi certezze del mattino, dove siete quando tramonta il sol?
I primi a muoversi sul Finestre sono stati i Selle Italia, con Illiano a forzare per qualche centinaio di metri. Rujano e Simoni rispondevano presente, e anche Di Luca teneva il ritmo. Honchar, Garate, Valjavec, Van Huffel, Atienza. Questi c'erano tutti; anche Cunego, anche Basso per il momento. Chi non c'è è Savoldelli. Subito staccato, al primo affondo: crisi sin da inizio salita, di quelle che poi lo raccogliamo col cucchiaino? Neanche per sogno: capolavoro tattico, piuttosto.
Savoldelli sapeva di non essere all'altezza di certi rivali, su quella montagna. E allora ha optato per un passo più umano, pacato. Non ha forzato, ha tenuto sempre davanti agli occhi l'unico obiettivo che per lui importava: non perdersi, resistere, restare a tiro degli attaccanti, non andare in bambola. È salito regolare per quanto ha potuto, e sapere di aver accumulato oltre due minuti di ritardo da Simoni non l'ha sconvolto. È rimasto lucido sempre, in ogni momento.
Nel frattempo quelli davanti diventavano sempre meno: Basso, ormai lo sappiamo, ha perso presto le ruote dei migliori; idem Cunego (ma come sarebbe stato il suo Giro in una condizione psicologica diversa? Se non lo avessero fermato mentre era in fuga sullo Stelvio? Se lo avessero fatto sentire un po' più importante?). Idem Parra, lontano dal doppio volo dolomitico. Quindi ha mollato Karpets, e poi è arrivato lo sterrato.
Il forcing di Di Luca (Di Luca? Sì, proprio lui) ha fatto male a tanti; a Savoldelli stesso, che aveva iniziato a recuperare e che ha ricominciato a perdere terreno quando è finito l'asfalto; e poi a Honchar, Van Huffel, Atienza, staccati dal gruppo dei migliori; a Garate; infine a Valjavec, l'ultimo a mollare il terzetto Di Luca-Simoni-Rujano. Se sentiamo Simoni, a posteriori, quel forcing ha fatto male anche agli stessi tre uomini di testa. Perché loro sono rimasti davanti, scollinando con 2'20" su Savoldelli, da soli; e tutti gli altri si sono ricompattati in discesa, andando a formare un gruppetto che non ha potuto non recuperare parecchio sulle pedalabili rampe del Sestrière.
Senza quel forcing, dice Simoni, Honchar e Garate restavano con noi a darci una preziosa mano. Fatto sta che in cima al Colle delle Finestre Simoni era la nuova maglia rosa (virtuale), ma alla fine della discesa Savoldelli aveva già recuperato mezzo minuto rientrando subito nell'ambita casacca. Quindi, nuovo colpo di scena: Di Luca, fin lì il più forte di tutti, si sfila dal terzetto, si accarezza le gambe, prova a sciogliere i muscoli, ma quelli sono duri come pietra: un crampo, il crampo che decide il Giro.
Di Luca si stacca da Simoni e Rujano, proprio nel momento in cui sarebbe stato un prezioso aiuto per Gibo, che invece resta praticamente solo (Rujano non aiuta granché) a vedersela con il rimontante drappello di Savoldelli. Il distacco scende inesorabilmente, gli inseguitori hanno un ritmo molto buono, e riportano in zona tranquillità l'uomo in rosa. Il quale ringrazia caramente Ardila, che, dopo averlo scortato e trainato sul finale del Finestre, continua a tirare indefesso e a rosicchiare spazio agli attaccanti.
Il margine di 1'30" (secondo più, secondo meno) è rassicurante per Savoldelli, e fiacca il morale di Simoni, che capisce che non riuscirà più a tornare in rosa. E Rujano ne approfitta, ai 4 chilometri scatta secco e va a vincere la tappa, dando anche per un attimo l'illusione di poter fare un'impresa incredibile: ai 2 chilometri ha portato il suo margine sulla maglia rosa a quasi due minuti. Ma il vantaggio non cresce più, anzi alla fine Savoldelli recupera ancora qualche secondo.
Il tripudio dei milioni (ma quanti erano?) di bergamaschi è incontenibile, il loro Paolino va a vincere il suo secondo Giro d'Italia, un destino che in pochi gli avrebbero pronosticato fino a non troppo tempo fa. Gli altri non hanno niente da rimproverarsi, almeno in quest'occasione: hanno attaccato, e a fondo; ma non sono riusciti a riguadagnare tutto lo spazio perduto in precedenza. La legge sportiva ha fatto il suo corso, recriminare è vietato.

Marco Grassi    

 

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