Di Luca mette la Freccia - Vince e sorpassa Boonen nell'UPT
Non c'è stata la nebbia di domenica in Olanda, ma la Vallonia è stata colpita lo stesso da tempo inclemente, la pioggia stavolta. Almeno stavolta, però, Danilo Di Luca ha potuto mostrare la sua convincente superiorità, aiutato anche da una super Liquigas-Bianchi. La sua azione sul Muro di Huy è stata netta e senza intoppi, e gli ha permesso così di bissare il successo dell'Amstel Gold Race.
Il Giro dei Paesi Baschi ci aveva riconsegnato un Danilo Di Luca conscio di poter ancora lottare per vincere, e soprattutto tranquillo con se stesso e con una squadra che gli aveva messo a disposizione addirittura uomini come Cioni, Garzelli e Pellizotti, nonché il generosissimo Noè. Oggi di Luca non ha potuto contare su tre di questi quattro uomini, in quanto il solo mantovano Pellizotti era presente nella corsa belga; ma nel suo team ha trovato l'appoggio di Albasini, di Ljunqvist, di Mugerli, ancora di Pellizotti, autori di un vero e proprio lavoro di squadra per consentire al gruppo dei migliori di riportarsi sullo scatenato Jens Voigt, uno che con le fughe da lontano e con il maltempo ha da sempre ottimi rapporti.
I migliori si sono visti tutti negli ultimi 2 km, non prima, a parte un timido tentativo di Paolo Bettini (lontano da una forma che lo possa rendere quantomeno competitivo) al secondo passaggio su Huy, ed un altro timidissimo tentativo di Erik Dekker, rialzatosi quasi subito sotto i colpi possenti del gruppo che lo inseguiva da vicinissimo.
Bjarne Riis, conscio della non ottima condizione di Ivan Basso e consapevole che il duro arrivo non potesse consentire ad Arvesen di primeggiare, decide di mandare in avanscoperta Jens Voigt, che di certo non se l'è fatto ripetere due volte. Prima in un gruppetto, poi col solo modesto Jef Peeters (Chocolade Jacques), il "camion" Jens non si è risparmiato per un attimo né per un cambio, garantendo alla fuga tutta la sua potenza e la sua voglia di arrivare in fondo alla corsa. Forse dietro qualcuno l'ha sottovalutato lasciandogli troppo spazio, garantendo la gestione della corsa alla Illes Balears, segno che il capitano Valverde Belmonte e magari quell'Aitor Osa Eizaguirre già secondo qui nel 2003 e buon protagonista dei Paesi Baschi che ci hanno dato in grande spolvero Di Luca, avrebbero voluto provare ad essere protagonisti.
La fuga di Voigt ha perso i suoi colpi sotto quelli molto potenti di Andrey Kashechkin, il kazako della Crédit Agricole già messosi in mostra nella fuga con Bettini alla Milano-Sanremo (per la verità in quell'occasione non fu molto generoso né molto furbo, ma magari aveva ricevuto segnali di quel genere dall'ammiraglia), che sulla Cote de Ahin ha provato a far saltare il banco. Ma a quel punto gli uomini Liquigas-Bianchi e Lampre-Caffita erano già in fila indiana da troppi chilometri per pensare che potessero rallentare.
L'ascesa finale sul durissimo Muro di Huy è regolare, avviene mediante una progressione costante, anche perché nessuno dei papabili battuti in volata ha provato ad accelerare per anticipare gli altri, un po' bloccati dal freddo di oggi, un po' impauriti dalla forma dei protagonisti, ma soprattutto impossibilitati dalle pendenze del Muro. Le prime rampe vedono davanti da sinistra a destra, quasi in uno schieramento di partenza di una gara del Motomondiale, Alejandro Valverde Belmonte, Alexandre Vinokourov, Danilo Di Luca, Cadel Evans ed Oscar Freire. Certo che impressiona vedere Freire davanti al Muro di Huy, ma questo non è che il segno della costanza del passo con cui il gruppo ha affrontato l'asperità, lasciando da parte ogni velleità di cambi di passo o di accelerazioni "spaccagambe" che avrebbero potuto essere stati elementi importanti nel caso in cui Voigt fosse riuscito a mantenere una ventina di secondi ai piedi di Huy e costringere i capitani più in forma a muoversi un pochino prima ed un pochino più celermente sin dalle prime rampe.
Invece il solo Sinkewitz, brillantissimo vice Bettini a cui manca un pochino di occhio e di esperienza nel leggere i finali di corsa, prima, e Kim Kirchen poi provano ad anticipare la progressione di Danilo Di Luca, messosi in testa al gruppo con il proprio passo agli 800 metri dall'arrivo accelerando soltanto ai 200 metri, quando la sagoma con la maglia rossa-bianco-celeste di campione lussemburghese di Kim Kirchen stava provando ad allungare sulla parte destra del gruppo.
Di Luca ha dato una piccola stoccata sui pedali e non ha permesso a Kirchen di passarlo. Proprio in quel momento, si è decisa la Freccia Vallone. Di Luca ha avuto il tempo di capire ai 50 metri di aver vinto, alzando le braccia verso il cielo, mentre Kirchen e Rebellin lottavano per la seconda piazza che vedeva prevalere proprio il ciclista della Fassa Bortolo.
La Liquigas, tornata quest'anno sulle strade del ciclismo che conta, ha trovato in Danilo Di Luca il proprio leader, quel corridore che cercava per le Classiche, tutte. E Di Luca ha trovato nel team di Roberto Amadio la giusta collocazione, le giuste responsabilità e soprattutto una squadra (è stato proprio l'abruzzese a dirlo durante la Tirreno-Adriatico) che punta sui corridori più in forma nei vari periodi della stagione. Questo ha permesso a Di Luca di poter contare oggi e domenica scorsa su Franco Pellizotti, un potenziale concorrente per la vittoria finale che invece, conscio della propria condizione calante, si è messo molto umilmente a disposizione del proprio capitano, che sta tornando sempre più "killer".
Terzo successo per Danilo Di Luca, dopo il Paesi Baschi e l'Amstel Gold Race, qui alla Freccia Vallone, e ci sono tutti i presupposti perché il portacolori Liquigas possa riuscire ad eguagliare Davide Rebellin almeno per quanto riguarda le strade delle Ardenne. Perché se l'ex Saeco riuscisse ad aggiudicarsi la Liegi-Bastogne-Liegi (ma la concorrenza sarà spietata e gli avversari hanno tutti il dente avvelenato) farebbe addirittura meglio di Davide nello scorso anno, proprio grazie alla sua affermazione nella corsa spagnola (Rebellin fece invece secondo alla Parigi-Nizza).
Ma forse oggi è ingiusto parlare della Liegi, visto che sulle strade valloni della Freccia un campione si è ritrovato, Danilo Di Luca.
«È l'anno della verità», aveva acconsentito Di Luca; se la verità è questa, nel 2004 Danilo è stato un gran bugiardo.