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Di Luca: «L'anno della verità» - «Ardenne, poi capirò se posso vincere il Giro» | Cicloweb

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Di Luca: «L'anno della verità» - «Ardenne, poi capirò se posso vincere il Giro»

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(Intervista rilasciata all'indomani della Tirreno-Adriatico)
La Liquigas-Bianchi ha accolto Danilo Di Luca dopo una non brillantissima stagione 2004 nella Saeco. Dopo questi primi mesi di convivenza, puoi dirci quali sono le differenze e le analogie tra queste due grandi squadre?
«Entrambi sono, come giustamente hai sottolineato, delle grandi squadre. Forse io avevo proprio bisogno di cambiare aria, visto che venivo da tre anni alla Saeco, e sono contento di essere approdato in una squadra come la Liquigas-Bianchi. Ho trovato dei compagni con cui si è instaurato un ottimo feeling ed un ottimo clima; va da sé che anche il gruppo sportivo, i dirigenti e i direttori sportivi sono molto vicini. Sono ritornati nel ciclismo quest'anno e sono ritornati alla grande. Per noi, sia per il sottoscritto che per i miei compagni di squadra, questo è molto importante».
Come è pure importante avvertire un clima di fiducia intorno a sé e alle proprie possibilità.
«Certamente, questo è importantissimo. La squadra ha grandissima fiducia in me e mi sono molto vicini. Questa è senz'altro una cosa in più che ho trovato qui, visto che negli ultimi tempi in Saeco questa sorta di fiducia è venuta un po' a mancare».
Non hai paura che una maggiore fiducia e responsabilità possa rischiare di caricarti eccessivamente, con eventuali maggiori rischi di errore?
«Io penso che questa fiducia verrà ripagata da un sensibile miglioramento delle mie prestazioni sportive. Alle responsabilità ci sono abituato, visto che chi ha in mano il pallino delle corse e la possibilità di vincerle è sempre molto controllato ed atteso, sia dal gruppo che dai tifosi. Però avvertire la fiducia dell'ambiente, e sapere che quest'ambiente crede molto in me mi aiuta tanto».
Nella Saeco avevi un compagno di squadra come Celestino che possiede più o meno le tue stesse caratteristiche, quelle di uomo da classiche. Non credi che la differenza di fiducia era dovuta anche ad una difficoltà oggettiva da parte della Saeco di stilare programmi differenti per due corridori molto simili e con gli stessi obbiettivi?
«Io e Celestino correvamo sempre insieme perché entrambi correvamo le classiche. Anche qui alla Liquigas sarà la stessa cosa perché, ad esempio, in Belgio andremo io e Pellizotti. Il problema non è questo: il punto è che si deve essere bene affiatati, ed avere la squadra a disposizione quando un corridore sta bene. Poi se sono uno o due i corridori della squadra che fanno la gara è un elemento secondario. Tutto sta nel far girare la squadra in determinati periodi della stagione in funzione di determinati capitani: in Belgio toccherà a me e Franco Pellizotti, poi sarà la volta di Cipollini, Garzelli, Cioni, Backstedt. Ognuno ha il suo momento per dare il meglio».
Tutti gli uomini da classiche italiani hanno dichiarato di tenere particolarmente a dare battaglia durante la prima settimana del Giro d'Italia per puntare a qualche tappa e per vestire, per qualche giorno, la maglia rosa. Di Luca sarà della partita?
«Sicuramente ci sarò. Tornerò al Giro d'Italia dopo tre anni, e soprattutto torno nella corsa che mi ha lanciato. Mi fa molto piacere tornarci anzi, dirò di più, non vedo l'ora: per un italiano rimane sempre la corsa più importante. Punterò a fare bene soprattutto nella prima settimana, magari per vestire la tanto "agognata" maglia rosa».
Da neopro' sembravi un uomo da corse a tappe. Poi ti sei buttato sulle classiche vallonate. Credi di aver perso del tempo per capire cosa fare invece di puntare dritto ad un punto ben focalizzato e preciso?
«Sicuramente, e questo è il mio cruccio. È un po' complicato da spiegare ed è anche complicato capire le ragioni. Di certo questa perdita di tempo è dovuta sia a me che ai manager che mi hanno gestito. I primi tre anni alla Cantina Tollo sono stati improntati verso la preparazione al Giro d'Italia per ovvie esigenze di squadra, visto che il mio team non era invitato alle classiche a me più indicate: ero comunque troppo giovane per pensare di puntare alla vittoria di un grande giro. Una volta approdato in Saeco ho cambiato obbiettivo ed abbiamo deciso di andare a caccia di classiche, e per il Giro d'Italia sono sempre venuti prima di me Simoni prima e Cunego poi e sono passati così altri tre anni. Quindi il mio programma ha sempre previsto come priorità stagionali le classiche. Quest'anno invece, a differenza del passato, potrò misurarmi di nuovo con il Giro d'Italia, anche perché io sono ancora convinto di poter puntare alla vittoria di un grande giro. Quest'anno non correrò sicuramente per competere per la vittoria finale, ma sarà comunque importante per capire se in futuro potrò provare a giocarmela con i più forti fino a Milano, o fino a Parigi o Madrid. Per attuare questo programma sono partito un po' più lento rispetto agli altri anni, infatti anche alla Tirreno-Adriatico non ero al top, pur avendo una discreta condizione; poi avrò il mio picco nella settimana di Amstel Gold Race, Freccia Vallone e Liegi-Bastogne-Liegi per continuare fino alla prima settimana del Giro d'Italia. Passati i primi sette giorni cercherò di correre vicino a Stefano Garzelli e capire, nella terza ed ultima settimana, se l'anno prossimo potrò giocarmi la vittoria con loro. O comunque se sarò in grado di fare classifica in un grande giro».
Damiano Cunego ha indicato il 2005 come l'anno più difficile, quello della conferma; un neoprofessionista come Paride Grillo cerca in questa stagione l'anno del lancio. Possiamo dire che per Danilo Di Luca il 2005 sarà l'anno della verità?
«Beh, anche vedendo quello che mi è successo l'anno scorso, quella che è stata la stagione peggiore della mia carriera, direi proprio che ci può stare; ma di solito quando si tocca il fondo poi è più facile far meglio. Da parte mia c'è parecchia motivazione: ho un nuovo gruppo, una nuova squadra, è tutto nuovo. Quindi spero di conseguire i risultati che ho in mente».
Ci dai un giudizio sui giovani neoprofessionisti della Liquigas-Bianchi?
«Con alcuni di loro non ho mai corso, ed altri li ho conosciuti soltanto dai primi ritiri della squadra. Certo è che sono tutti corridori che hanno ottenuto dei bellissimi risultati nelle loro stagioni da dilettanti, come Colli, e poi alcuni, come lo sloveno Mugerli, stanno già andando forte da quest'anno. Dovranno comunque capire molte cose e fare esperienza, ma con le loro qualità non credo ci sarà da aspettare tanto prima di vederli protagonisti».

Mario Casaldi    

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