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Con la testa alle Dolomiti - Tappa interlocutoria, Petacchi bis

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Che cosa si può dire di una tappa corsa quasi per intero a 30 km/h, conclusasi in volata dopo aver offerto in tutto tre scatti e una fuga senza futuro? Niente, se non che mentre la seguivamo non vedevamo l'ora che fosse domani.
Ha vinto Petacchi, è questo è almeno un bell'esito, che ci permetterà di ricordare questa tappa più che se si fosse imposto il Gálvez della situazione (lo spagnolo è arrivato invece terzo, nel giorno del suo compleanno, 30 primavere). Lo sprint è stato preparato benino dalla Fassa Bortolo, ma Petacchi deve dire un bel grazie a Paride Grillo, giovane promessa del mondo velocistico.
Il corridore della Panaria, infatti, è scattato proprio davanti ad Alessandro Dinamite ai 250 metri, ma senza dare il colpo giusto per guadagnare i due metri che lo avrebbero effettivamente avvantaggiato; e lo spezzino non ha dovuto far altro che stare buono alla ruota del suo coraggioso e un po' sventato collega, e uscirne ai 100 metri, staccando - lui sì - tutti quanti.
Bravo comunque, Grillo, per averci provato e per aver conquistato un secondo posto che non è male, considerato l'uomo che l'ha battuto e a cui di fatto ha tirato la volata. Gli altri sprinter: McEwen chiude il suo Giro con un sesto posto un po' anonimo. L'australiano è in procinto di abbandonare la corsa rosa, domani non partirà perché preferisce evitare l'abbuffata di montagne. Solita caduta di stile di Robbie, aggravata dal fatto che quest'anno indossa la maglia ciclamino della classifica a punti. Bontà sua, lo rivedremo al Tour (corsa che a causa - o col pretesto - di simili comportamenti ostracizzò a lungo Cipollini).
O'Grady e Zabel, e mettiamoci pure Kirsipuu, ovvero i più esperti rivali di Petacchi, galleggiano sempre tra la quinta e la quindicesima posizione. Magari (almeno i primi due) potranno risalire qualche posto se dopo le Dolomiti si troveranno ad affrontare qualche avversario in meno, respinto dalle mitiche cime.
E parliamone più diffusamente, di queste benedette e attese salite. Temute, soprattutto, se è vero che oggi tutti i big hanno praticamente neutralizzato la tappa. Sì, c'era vento contrario a rallentare la marcia del plotone, ma se qualcuno avesse voluto attaccare avrebbe potuto farlo, proprio sfruttando le correnti eoliche: i Csc di Basso ogni tanto offrono qualche esempio di assalto ventoso (col risultato di sorprendere gli avversari e di frazionare il gruppo: e chi resta dietro piange); ma capiamo che con il capitano in rosa c'era poco da osare.
Tutt'altra musica domani: sarà lotta all'arma bianca nella Mezzocorona-Ortisei, tappone di 218 km con 5 Gpm (più una lunga salita in avvio che chissà perché non gode dello stesso status delle altre) e arrivo in quota. In sequenza: Monte San Pietro (la salita negletta) al km 40, Costalunga al 71, Sella (duro) al 106, Gardena al 117, Erbe (molto duro) al 166, Pontives all'arrivo di Ortisei. Basso attaccherà o giocherà in difesa? Cunego proverà disperato a rientrare in gioco? Simoni vorrà far saltare il banco, come annunciato? Savoldelli approfitterà della lunga discesa tra l'Erbe e l'inizio della salita finale?
Azzardiamo qualche risposta: l'uomo in rosa starà tranquillo fino all'ultimo colle, poi penserà al da farsi; a Cunego basterà non perdere altro terreno, oggi, e tutto il resto sarà guadagno netto; Simoni lo vediamo attivo più domani sullo Stelvio (o sul Finestre sabato prossimo) che non oggi; Savoldelli potrà effettivamente farsi tentare dalla discesa dell'Erbe, soprattutto se troverà qualche alleato strada facendo per affrontare come si deve il falsopiano digradante da Bressanone a Ponte Gardena (quasi 20 chilometri che favoriscono chi insegue). Nel senso: dipende dagli alleati che troverà, se si tratterà di un Basso o di un qualche uomo Lampre. Più facile che l'eventuale attacco vada in porto se con lui ci sarà Ivan, ovviamente. Stasera, in ogni caso, avremo tutte le risposte.

Marco Grassi    

 

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