Bettini, prima gioia al Giro - Paolino anticipa tutti a Tropea
Due Liegi-Bastogne-Liegi, tre Coppe del Mondo, una Milano-Sanremo, un titolo nazionale, un Gp di Zurigo e uno di Amburgo, una Classica di San Sebastian e un Giro del Lazio, una Tirreno, una vittoria di tappa al Tour e poi, ciliegina delle ciliegine, una medaglia d'oro alle Olimpiadi dell'anno scorso. In tutto questo palmares, si nota in maniera solare la mancanza di qualcosa.
Un vuoto che Paolo Bettini ha colmato finalmente oggi, andando a vincere la sua prima tappa al Giro d'Italia, con un'azione che, se questo tipo di cose si potessero registrare con un marchio, avrebbe senz'altro il copyright di Paolino: scatto bruciante sullo strappo decisivo, ciao a tutti e volo verso il successo. Come al Licabetto ad Atene, nove mesi fa; come in decine di altre occasioni in cui il livornese ha dato spettacolo.
Non solo Bettini ha staccato il gruppo andando a vincere a Tropea; ma ha anche conquistato, tra abbuono di 20" e margine guadagnato all'arrivo, la maglia rosa. Un primato in classifica voluto e raggiunto, e non è detto che questa prima settimana di Giro non debba proseguire nel nome di Paolino. Petacchi resta vicino in graduatoria, e con una vittoria in volata già domani può puntare alla rosa, ma non mancano, da qui a domenica, le tappe simili a quella di oggi, in cui potrebbe essere Bettini ad avvantaggiarsi ancora: Giffoni forse, L'Aquila di sicuro, anche se sulla frazione abruzzese vige l'ipoteca di Di Luca. Il biondo Danilo ha però evidenziato un netto calo rispetto ad Amstel e Freccia, da lui dominate venti giorni fa, mentre Paolino sta crescendo, ed è un altro rispetto ad un avvio di stagione troppo tribolato per essere accolto con rassegnazione.
Rassegnazione? Questa è una parola che manca dal vocabolario di Bettini, che lotta sempre, anche quando non potrebbe, anche quando non ne avrebbe la possibilità (in teoria), come fece alla Sanremo. Ci mette ogni volta un chilo di coraggio, un etto di fantasia, un grammo di incoscienza; e parte, a volte parte quando è difficile arrivare, ma sa partire anche quando è il momento giusto, come ha fatto questo pomeriggio.
Tra lo scatto del livornese e la sensazione chiara che non lo potessero più riprendere, è passato un attimo. Un attimo in cui il capitano della Quick Step ha messo tra sé e il resto della compagnia un cuscinetto spaziale che la pur notevole resistenza di Petacchi e McEwen non ha più potuto comprimere. I due velocisti hanno comunque dato un grande segnale: sono in forma, pronti a battersi da domani, e la presenza di Cooke e Zabel poco dietro di loro fa sognare veramente una serie di sprint entusiasmanti. Perché sarà bello veder vincere sempre Alessandro Dinamite, ma se la lotta è più serrata c'è chiaramente più gusto.
Parlando di lotta, bisogna dire che a Tropea si lottava sì per portare a casa un successo di tappa, ma a margine di questa sfida ce n'era un'altra un po' più sotterranea ma sempre importante: quella riguardante gli uomini di classifica. Come nel prologo di Reggio Calabria, siamo nel campo delle quisquilie: tali sono i distacchi tra questo e quello, e tutto ciò che succede in queste prime giornate potrà essere facilmente ribaltato quando i percorsi si faranno davvero selettivi.
Per dovere di cronaca certe cose bisogna però dirle. Bisogna dire che Cunego conferma la buona impressione destata a Reggio Calabria, e chiude al nono posto a Tropea, primo tra quelli che ambiscono al successo finale della corsa rosa. Il Piccolo Principe paga 4" a Bettini, e in gruppo con lui arrivano Savoldelli, Simoni, Garzelli, Honchar, Garate e Cioni (per stare a quelli di classifica).
Basso è ventesimo, ma a 9" da Bettini. Quindi Ivan perde altri 5" da Cunego, dopo i 2" lasciati nel prologo. Il capitano della Csc è il primo di un gruppetto che comprende, tra gli altri, Karpets, Zubeldia e Valjavec. Il resto dei pretendenti al Giro è più indietro: Bertagnolli e Scarponi perdono 10" da Cunego, Aitor Gonzalez ne cede 19", esattamente come Sella. Caucchioli perde per strada 26", Tommasino Dekker 58", ma peggio di tutti vanno Beloki, che chiude 178esimo a 1'39" da Bettini e 1'35" da Cunego, e Rasmussen, 184esimo a 1'55" da Bettini e 1'51" da Cunego. Se questi due non sono già fuori classifica, poco ci manca.