Basso, l'eroe sfortunato - Pur sofferente Ivan arriva a Livigno

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Siamo commossi, sinceramente e profondamente commossi. Vedere l'assurda sofferenza di Ivan Basso sullo Stelvio ci ha toccato corde interiori, ci ha fatto ricordare quanto è fragile la natura umana, ci ha fatto aggiungere un mattone d'amore al nostro personale muro del ciclismo.
Ivan Basso non stava bene. Lui che fino a ieri mattina era considerato il padrone in divenire di questo bellissimo Giro, in due soli giorni ha conosciuto prima lo scivolone e poi il definitivo tracollo. La causa, un'intossicazione alimentare che lo ha messo in ginocchio, risucchiandogli ogni grammo d'energia e svuotandolo di liquidi e di forze. Ma se ieri si era salvato, in qualche modo, dando l'impressione di poter gestire in maniera decente questo intoppo, oggi il re è rimasto nudo, e lo Stelvio, solito giudice impietoso, non ha potuto far altro che far vedere a tutti come stavano le cose.
Basso, circondato da tutti i suoi gregari, si è staccato subito, sulle prime rampe della salita più alta del Giro. Da lì è stato un calvario, i minuti di ritardo si sono sommati ai minuti, e il lombardo ha chiuso con 42'15" di distacco dal vincitore Parra. Un crollo biblico, eppure affrontato con una tenacia ammirevole, con una serietà e una abnegazione che ci hanno conquistati fino all'emozione.
Il pulcino bagnato e tremante che in cima allo Stelvio si è fermato lasciandosi accudire e vestire da babbo Riis era un nostro fratello, avremmo voluto essere lì e scaldarlo in un abbraccio di conforto, avremmo cercato delle parole che potessero infondergli coraggio nel momento nero. Sarebbe servito a poco, visto che il Giro stava comunque sfuggendo via in maniera miserevole. Ma nel momento della sofferenza, la statura di Basso si è elevata in maniera incommensurabile: nel ciclismo tutto freddezza e programmazione del suo amico americano, ci sarebbe stato posto per un simile attaccamento alla corsa?
Oppure, una volta capito che la vittoria - ciò per cui si era mosso sin dalla partenza - non sarebbe più venuta, avrebbe sbaraccato e sarebbe saltato sull'ammiraglia per tornare in albergo e risparmiarsi quell'inutile sofferenza? Inutile forse ad occhi che del ciclismo capiscono solo gli ordini d'arrivo (possibilmente di un'unica corsa francese) e le tabelle; ma utilissima per tutti gli altri (e ci autoinseriamo nell'elenco), tutti quelli che hanno finalmente capito che razza d'uomo è Ivan Basso. L'uomo che l'anno scorso al Tour aveva fatto troppo il ragioniere e per questo ci era piaciuto poco ha lasciato il posto ad un corridore che del ragioniere non ha proprio nulla. Un corridore di quelli che sanno entusiasmare anche quando, come oggi, perdono.