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Petacchi gran finale - Terzo successo di Ale alla Tirreno

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Quanto manca? In ore, diciamo: quanto manca alla partenza della Milano-Sanremo? No, perché l'ansia aumenta di momento in momento. Oscar Freire aveva un po' bagnato le nostre polveri, ma il gran finale di Alessandro Petacchi, due volte a segno negli ultimi due giorni, ha rinfocolato a mille la nostra attesa per la Classicissima.
Intendiamoci, se vincerà lo spagnolo saremo lo stesso contenti, non fosse altro che per un briciolo di gratitudine per quanto ci ha fatto divertire con le sue ultime vittorie tra i Due Mari; ma vuoi mettere il successo di "uno dei nostri", del velocista che per alcuni è Gentiluomo, per altri è Dinamite pura, che in genere va come un jet? La Fassa Bortolo non è più solo un treno, è uno stormo, si alza in volo nei finali e alla fine lascia l'assolo al suo comandante. Vestiamoli tutti di bianco rosso e verde, facciamone le nostre nuove Frecce Tricolori: le loro evoluzioni non hanno niente da invidiare a quelle dei colleghi del cielo.
Petacchi ha fatto il suo. Forse, per la perfezione, manca all'appello il timbro di Servigliano, quando Alessandro rimase chiuso nella volata dopo aver sofferto un po' sulle ultime salite di quella tappa nervosa. Ma a questo punto non è troppo importante imputargli un mezzo passaggio a vuoto, se poi questo passaggio è stato ampiamente riscattato dalle due tappe che hanno chiuso la Tirreno-Adriatico e hanno rimesso un po' d'ordine nella gerarchia degli sprinter.
Se dovessimo scommettere oggi, punteremmo un euro sullo spezzino e uno sull'iridato: alla fine si vincerebbe comunque, perché la Tirreno si è chiusa lasciandoci questa certezza, e cioé che la corsa più ambita dell'inizio di stagione non finirà in mani diverse da quelle dell'uno o dell'altro.
A dire il vero quest'ultima vittoria di Petacchi (l'undicesima stagionale, e siamo solo a metà marzo) è resa un po' meno scintillante dalla scelta di Freire di non disputare la volata: aveva la maglia giallorossa già in valigia, il cantabro, perché rischiare inutilmente sprintando al traguardo? Ennesima dimostrazione della grandissima capacità di Oscarito di soppesare i suoi obiettivi, di non disperdere energie fisiche e mentali inutilmente, di concentrarsi solo su quello che gli serve, e che quasi mai gli sfugge.
Va anche detto che sarebbe stato difficilissimo per Freire impedire a Petacchi di vincere a San Benedetto: l'arrivo era fatto su misura per lo spezzino, i suoi compagni gli hanno fatto da scorta fino alla fine, lui ci ha messo la sua consueta esplosività negli ultimi 200 metri. Insomma, non sarebbe stato il campione del mondo a rompere le uova nel paniere al Nostro.
Alle cui spalle, guarda un po', si piazza Cipollini. Esattamente quello che sarebbe potuto succedere anche ieri, se SuperMario non fosse uscito di ruota troppo presto, tentando un assalto impossibile. Oggi il toscano ha aspettato che partisse il rivale, è rimasto accucciato, ha portato a casa un secondo posto (ieri è stato settimo). Esattamente quello che deve fare a Sanremo: Cipollini ha l'età della maturità e del realismo. Deve sapere, lui per primo, che non ha più la possibilità di battere Petacchi a occhi chiusi. E in generale, le sue chance di trionfare nuovamente a via Roma sono molto scarse.
Per questo Mario deve capire che le sue mosse devono essere, nell'ordine: tenere le ruote sulla Cipressa; prendere il Poggio in una posizione decente; fare di tutto per restare a ruota di Petacchi sul vialone finale; sperare che Alessandro si sgonfi, come già successo un anno fa, e in tal caso uscire dalla sua ruota negli ultimi 50 metri. Altre possibilità di successo per Re Leone non ne vediamo. È sempre superfluo sottolineare che non ci dispiacerebbe essere smentiti, ma l'analisi dei fatti, al momento, ci porta a tali conclusioni.
Tornando alla Tirreno, bravo Hondo a perseguire con tenacia e a conquistare il terzo posto, approfittando di un Guidi che forse ha chiuso in calando la seconda corsa a tappe italiana; bravi quelli che hanno provato a scattare pur sapendo che non avrebbero avuto un metro di spazio; senza valutazione Quaranta, che qualcuno aspetta ancora in un'improbabile rinascita sportiva (solo settimo oggi, ma è già un traguardo essere riuscito a fare una volata); cattivi gli organizzatori, che ci hanno reso un'ultima tappa senza il minimo appeal, a parte lo sprint al traguardo. Se deve per forza (ma perché poi?) passare l'idea della passerella finale, tanto vale a questo punto inventarsi due semitappe, e inserire un mezzo arrivo in salita al mattino, o una piccola cronometro, lasciando il volatone al pomeriggio. Ci sarebbe stato più interesse nei confronti della Tirreno-Adriatico in sé, o no?
Prova di ciò, questo stesso articolo: parla per tre quarti (e forse più) di Milano-Sanremo...

Marco Grassi    



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