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La risposta di Petacchi - Freire anticipa, Ale lo batte | Cicloweb

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La risposta di Petacchi - Freire anticipa, Ale lo batte

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La questione è affascinante. È dimostrato che uno dei pochi modi di battere Petacchi allo sprint è partire in leggero anticipo, sorprendere il treno Fassa Bortolo prima che il capitano biancoblù venga lanciato. Da Rodriguez allo scorso Giro a Cipollini al recente Provincia di Lucca, questo trucchetto ha fatto saltare più di un piano ad Ale Jet.
Quindi a Civitanova Marche Oscar Freire, che sta esplorando con certosina efficacia ogni strada percorribile per sperimentare la tattica giusta per la Sanremo, ha provato anche questa: l'anticipo. Lo spagnolo è scattato un attimo prima che Velo si facesse da parte e lasciasse partire Petacchi. Si è spostato dall'altro lato della strada, Oscar, con grande coraggio ma anche con la fiducia in se stesso propria di chi ha appena infilato un terno secco negli ultimi giorni di Tirreno. E ha sbagliato i calcoli.
Oscarito si è fermato troppo presto, ha sentito la gamba farsi pesante metro dopo metro, mentre quel fulmine di spezzino lo affiancava (tra i due oltre otto metri di carreggiata, in larghezza) e lo superava con la più classica delle sue progressioni. Seconda vittoria per Alessandro Dinamite, che da mercoledì scorso non alzava le braccia (e questo fatto, un digiuno tanto lungo, per lui è ormai inusuale in una corsa a tappe).
Ma se la vittoria di Petacchi è un'iniezione di morale per lo spezzino, non è detto che la sconfitta non sia ugualmente salutare per il rivale iridato. Freire ha fatto di se stesso un monumento vivente allo spunto bruciante nel finale, all'ultimo respiro, all'ultimo colpo di reni. Non è l'uomo dell'anticipo, ma quello della beffa sulla linea del traguardo, quello della rimonta impossibile, quello che spunta un attimo prima che l'avversario esulti (o anche un attimo dopo, come ben sa Zabel dall'ultima Sanremo). Freire è il guastafeste, è l'invitato che arriva quando non lo aspetti più, è il miglior giallista del gruppo, i suoi colpi di scena all'ultima pagina sono letteratura.
Nella sbornia dei Due Mari, Oscarito può aver smarrito per un po' tale consapevolezza di sé. Le tre vittorie in fila, una più bella dell'altra (Tivoli-Torricella-Servigliano nella personalissima classifica di chi scrive), e la maglia di leader che indossa, ormai inattaccabile, forse gli hanno fatto credere di essere invincibile, di poter violare qualsiasi tabù. Ma un uomo non può andare contro la propria natura, non sempre per lo meno. È comunque giusto che lo spagnolo ci abbia provato: ora ha capito che non è quella la strada che lui possa percorrere per battere Alessandro in via Roma, e siamo certi che non ci ricascherà. (Poi magari ci smentisce, ma se il ciclismo ci desse delle certezze sarebbe assai meno affascinante).
Parliamo di Freire e Petacchi come dei due predestinati a giocarsi la Classicissima. Perché non ci sembra di vedere all'orizzonte chi possa inserirsi nella lotta. Neanche Boonen, che ha vinto sì in Francia, ma chi ha battuto? Oggi a Civitanova Marche invece c'è stato un vero e proprio festival, che non si è risparmiato nemmeno i colpi bassi che gli sprinter sono a volte bravissimi a tirarsi, come Petacchi ha puntualmente denunciato al traguardo.
Nel condannare le scorrettezze, capiamo comunque che i giovani abbiano desiderio di fare e di salire, di scalare le gerarchie del gruppo, e di lasciarsi magari prendere dalla foga che li porta a qualche movimento poco ortodosso. I più affermati hanno meno voglia di rischiare. Nonostante ciò, il veterano Cipollini era anche lui in ottima posizione ai 200 metri. È stato attirato in trappola dall'anticipo di Freire: quando SuperMario ha visto l'iridato allargarsi a sinistra, ha provato a sua volta a uscire dalla confortevole ruota di Petacchi. Troppo presto: Re Leone è dovuto rientrare dopo poche pedalate, quando ha capito che non ce la faceva a dire qualcosa di interessante. Fosse rimasto al suo posto e si fosse lasciato trainare da Alessandro Dinamite per altri 50 metri, avrebbe raccolto più di quel settimo posto, ed ora staremmo a dargli un punto percentuale in più nella graduatoria dei favoriti per sabato.
Quel settimo posto è invece più realistico, e ridimensiona ulteriormente la vittoria di Altopascio: quando Mario ha potuto disputare la volata, non ha saputo essere al livello dei più forti. Dura verità, ma verità. Per dire un'ultima parola aspettiamo comunque domani, e teniamo sempre presente che 290 chilometri di Sanremo non sono come 160 di Tirreno, e la distanza un po' cambia le carte in tavola (tantopiù se si pensa che Petacchi, storicamente, ha dimostrato di non digerire il chilometraggio-monstre di alcune classiche).
In ogni caso, la lotta tra gli sprinter è stata fin qui un vero e proprio miraggio: alla Tirreno ce ne sono di ogni risma, ma la questione si riduce sempre ai soliti due, Freire e Petacchi, Petacchi e Freire. Hondo è l'unico che ha mostrato un po' di continuità, pur non dando a vedere di poter competere con i due campionissimi del momento; tutti gli altri nomi nobili veleggiano abbastanza dietro negli ordini d'arrivo: McEwen ha colto un paio di terzi posti, ma oltre a ciò non si è fatto vivo; O'Grady non è mai incisivo, di E. (sta per Ectoplasma) Zabel poi non parliamo. Gli altri, a parte il rampante e bravo Grillo (evviva), sono stati troppo discontinui. Come si fa ad aver paura di loro?

Marco Grassi    

 

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