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Fassa, parla il ds Cenghialta - «La nostra squadra non è solo Petacchi»

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Nella prima tappa della Tirreno-Adriatico il treno della Fassa Bortolo, e Petacchi, hanno ottenuto una bellissima vittoria. Sull'arrivo di Tivoli però, nonostante il lavoro ai piedi dell'ultima asperità della squadra, Petacchi non è riuscito a dare la zampata. Come mai?
«Beh, obbiettivamente l'arrivo di Tivoli non era molto adatto alle caratteristiche di Petacchi. In questi tipi di tappa Freire continua ad essere l'uomo da battere, anche per come si è messa la tappa. Si fosse sviluppata in un altro modo, magari avremmo potuto pensare di agire diversamente, ma siamo consapevoli e tranquilli che un arrivo che tocca pendenze del 3-4% non è proprio il terreno preferito da Petacchi».
Freire ha dichiarato di aver visto molto migliorato Petacchi, tanto che alla Vuelta Valenciana, seppur scherzando, gli ha pronosticato in futuro la vittoria in un Grande Giro.
«Alessandro ha migliorato, e di molto, il suo modo di pedalare e di andare in salita. Ha perso 4 kg di peso e si è scoperto davvero forte nelle salite dove non c'è da fare lo sprint, al contrario di quanto avvenuto a Tivoli perciò».
Vista la volata della Milano-Sanremo dello scorso anno, dove a Petacchi mancarono i 50 metri finali, non c'è la possibilità di vedere Kirchen all'attacco sulla Cipressa o sul Poggio per cercare di togliere un po' di responsabilità alla Fassa Bortolo?
«La Sanremo rimane una corsa particolarissima, ma mi rimane difficile pensare che, allo stato attuale, un corridore possa riuscire a fare la differenza sulle asperità presenti in gara: sia questo Kirchen o Freire. Tutte le squadre cercheranno di portare il proprio velocista in volata perché nessuno ha in organico un corridore in grado di staccare gli altri, anche solo di 30"».
Neanche Voigt?
«Ma no, perché ogni squadra schiererà i migliori atleti, e quindi avranno gioco facile nel chiudere i tentativi di evasione dal gruppo. Ripeto, è possibile che il 19 marzo ci sia il corridore in grado di fare la differenza ed anticipare la volata, ma allo stato attuale non ne vedo, né qui né alla Parigi-Nizza. L'obbiettivo non è di avere Kirchen per attaccare, ma quello di avere Kirchen per evitare fughe, per tenere cucita la corsa. E credo che tutte le squadre con questo tipo di corridori li utilizzeranno in questo modo».
Uscendo un po' dalla Milano-Sanremo e da Petacchi, nella stagione della Fassa Bortolo ci sono altre corse ed altri uomini: pensiamo a Nibali, a Flecha, a Cancellara, allo stesso Kirchen.
«La Fassa Bortolo è una delle squadre più forti. Gli atleti selezionati in organico sono tutti ottimi corridori. Nibali è un ragazzo che si sta scoprendo forte anche nelle corse dei professionisti, ma già nei due-tre anni che lo ho avuto con me si profilava davanti ai miei occhi un grandissimo corridore. Adesso abbiamo avuto la conferma che va, e va forte, e supportato da un grande team potrà fare anche delle esperienze positive senza avere il peso di grosse responsabilità, visto che il primo anno di professionismo si tende ad evitare questo eccessivo carico di tensione volto al risultato. Nulla toglie che se dimostrerà di averne di più degli altri avrà di che soddisfarsi di ciò che riuscirà ad ottenere».
Quindi avremo la possibilità di vederlo all'opera in gare importanti. Pensa più alle Ardenne o più al Tour de France?
«Alle Ardenne, senza dubbio. Il Tour è un qualcosa di troppo grande da affrontare al primo anno da professionista, soprattutto se si hanno 20 anni. Sarà importante che Vincenzo affronti queste gare per vederle e per capirle, non per l'immediato ma per il futuro. Se poi sarà così bravo e si dimostrerà veramente forte avrà l'opportunità magari di fare corsa libera, senza l'assillo di fare da gregario ad eventuali capitani. Marzo è comunque troppo presto per pianificare queste cose; senz'altro rimane la convinzione di aver visto un ragazzo che va forte su tutti i terreni, e che sembra di andar forte con facilità. Ma un conto è essere davanti alla Milano-Torino, un altro conto sarà esserlo alla Freccia Vallone».
A dispetto di un potenziale grande campione come Nibali che si affaccia alle luci della ribalta, sembra proprio che uno dei più esperti della squadra, Dario Frigo, non riesca proprio a trovare continuità.
«Nella Parigi-Nizza è invalutabile visti i tagli di percorsi e vista anche la caduta della prima tappa che lo ha praticamente tolto di classifica. L'anno scorso ha avuto una stagione un po' malandata, ha avuto dei guai fisici che gli hanno permesso di correre, tra l'altro molto bene, soltanto il finale di stagione. Quest'anno ha corso al Trofeo Laigueglia ed è sembrato andar bene, peccato per la Parigi-Nizza che è stata praticamente mozzata. Il suo programma prevede il Giro dei Paesi Baschi, la Freccia Vallone, la Liegi-Bastogne-Liegi ed il Giro d'Italia».
Frigo al Giro d'Italia?
«Sì, dovrebbe disputarlo. Nel programma c'è, poi tutto dipenderà dalle condizioni. Se uno non è in condizioni di correre non corre, questo è ovvio. Ma questo è un discorso allargabile a tutta la squadra: si stilano i programmi base, ma poi si ritoccano e si modificano continuamente a seconda delle circostanze e delle condizioni individuali dei corridori».
Un giudizio su Chicchi? L'abbiamo visto buon protagonista l'anno scorso in Svizzera e quest'anno al GP Costa degli Etruschi. Può essere considerato il vice Petacchi?
«Soffre un po' troppo le salite, ed è un peccato. Nei percorsi pianeggianti ha dimostrato di essere una ruota veramente veloce. Magari in futuro migliorerà e sarà in grado di tenere almeno sui piccoli strappetti. Chicchi avrà qualche possibilità in determinati tipi di arrivi quando la Fassa non avrà Petacchi: noi ci crediamo, sarà uno dei velocisti del futuro».
A questo punto è in alto mare la squadra per il Tour de France: Nibali è troppo giovane, Frigo farà il Giro d'Italia, Petacchi opterà per Giro e Vuelta in proiezione Madrid. Quale sarà la Fassa Bortolo che correrà a luglio in Francia?
«Cancellara, Flecha, Kirchen, magari Chicchi. Abbiamo un programma di corridori, ma adesso è troppo presto per parlare di 9 uomini certi. Vedremo più avanti come staranno certi tipi di corridori. Un'idea c'è, ma da qui a luglio potrebbe facilmente cambiare».
Un giudizio sommario su questi primi giorni del Pro Tour.
«Non è cambiato quasi niente. Sono le stesse corse di sempre, la verità è questa. Magari è un po' più sentita la competizione Pro Tour in sé, visto che già la Tirreno-Adriatico assegnerà punti importanti per la nuova classifica istituita quest'anno dall'Uci. Non mi sembra comunque sia cambiato moltissimo, perché chi è abituato a disputare le corse più importanti del calendario si ritroverà sempre e comunque le stesse squadre e gli stessi pretendenti. I più forti si giocheranno comunque le gare più importanti».
Magari la differenza si sentirà maggiormente nelle gare minori. Si rischia di disputare un Giro del Benelux con le squadre più forti, ma senza i corridori più forti.
«Credo che fondamentalmente i grandi campioni si programmino la stagione secondo le loro possibilità: Armstrong continuerà a fare il Tour de France e salterà il Giro d'Italia; Petacchi farà il Giro d'Italia e non farà il Tour de France proprio per preparare il Campionato del Mondo di Madrid. Alla fine i grandi campioni continueranno a scegliere autonomamente il loro programma, e d'altronde non è possibile pensare che un corridore possa partecipare a tutte le corse, questo è davvero lontano dalla realtà. Le squadre Pro Tour sono comunque molto competitive, contano 25 atleti di grande qualità, che saranno ripartiti in determinati periodi durante la stagione. Ovviamente le gare più importanti vedranno al via più corridori forti, ma credo che anche nelle gare minori la qualità dei partenti sarà di alto livello».
Insomma la grande innovazione del Pro Tour quale sarebbe?
«Che le stesse 20 squadre si incontreranno un po' più spesso, questo sicuramente».

Mario Casaldi    

 

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