Un Giro più equilibrato - Due crono, ma le salite non mancano
Versione stampabileAperta da un innovativo balletto, la cerimonia di presentazione del Giro d'Italia numero 88 è andata in scena a Milano, al Mazda Palace. L'edizione 2005 della corsa rosa si disputerà dal 7 al 29 maggio, e partirà dal Sud, da Reggio Calabria: apertura contro il tempo, con un miniprologo di un chilometro e 150 metri, tutti sul lungomare della più meridionale città continentale italiana. La novità è che la brevissima prova si svolgerà in notturna, per sposare il ciclismo alla prima serata televisiva.
Niente arrivi in salita nei primi dieci giorni, messo in soffitta quindi l'ormai consueto traguardo di montagna non durissimo che dava una prima scrematura alla classifica; il primo arrivo in quota, all'undicesima tappa, sarà a Zoldo Alto, al termine di una tappa con quattro colli posti in rapida sequenza. Fin lì, una serie di frazioni non durissime, ma con qualche insidia vicina ai traguardi di Giffoni, dell'Aquila, di Pistoia.
Il primo appuntamento valido per la classifica sarà la crono di Firenze, all'ottava tappa: due (più il prologo) le prove contro il tempo quest'anno, a rendere più difficile, in generale, il compito di chi vorrà vincere il Giro. Di montagne, comunque, ce ne sono in abbondanza. Oltre alla già citata frazione di Zoldo Alto, ci saranno altri due arrivi in quota, nel finale della corsa: Colle di Tenda e Sestriere, inframmezzati dalla crono di Torino.
Due le montagne-mostro: lo Stelvio, che torna dopo 11 anni (nel '94 Pantani sbocciò proprio lì), sarà affrontato nella 14a tappa, la Egna-Livigno; il Colle delle Finestre, con una parte del fondo stradale in sterrato, aspetterà il gruppo nella tappa del Sestriere. Il Pordoi è previsto nella frazione di Ortisei, nel più classico dei tapponi dolomitici (si passerà anche da Costalunga, Campolongo e Erbe).
Il Giro, in generale, pare più equilibrato rispetto alle ultime edizioni: nel senso che c'è spazio anche per i cronoman, e gli scalatori dovranno essere bravi a dosarsi su terreni a loro ostici. Non è detto che sia un male: non storceranno il naso i cultori della salita, visto che non siamo certo ai livelli del Tour (troppo sbilanciato in favore dell'orologio). Belle le tappe insidiose, miste, che aumentano col contestuale diminuire delle frazioni riservate ai velocisti (che sono pur sempre una decina circa). Ma quel traguardo in salita (non impossibile) della prima settimana, che col tempo era diventato un marchio di fabbrica della corsa rosa di Castellano, ce lo avremmo lasciato.
Bello il ricordo di Casartelli (nell'ultima tappa, che partirà da Albese con Cassano, il paese dello sfortunato corridore morto sul Portet d'Aspet dieci anni fa). Bello tutto, alla presentazione (ritardata, la si aspettava un mese fa): starà al Giro mantenere le promesse, starà a quelli che lo correranno emozionarci come tutti noi, ora, stiamo sperando.