Un anno di solitudine - La distruzione di un simbolo
Versione stampabileNon solo per lo sport, ma in qualsiasi altro ambito, Marco Pantani nella primavera inoltrata del 1999 era l'italiano più amato, carismatico, rappresentativo nel mondo. Era il campione più ammirato, idolatrato addirittura, visto che era riuscito a risorgere dopo un'interminabile sequela di colpi gobbi della sorte; stava vincendo a mani basse il suo secondo Giro consecutivo, e non si vedeva all'orizzonte chi o cosa potesse oscurare la sua crescente popolarità.
Finché la triste mattina del 5 giugno 1999, a 5 anni esatti dalla sua prima vittoria di tappa nella corsa rosa, rimbalzò da Madonna di Campiglio la più inconcepibile delle notizie: Pantani era un dopato, come tanti altri. In realtà le analisi del sangue romagnolo del Pirata non dicevano precisamente questo: si parlava di valori di ematocrito fuori norma, e di conseguente sospensione cautelativa, allo scopo di tutelare la salute dell'atleta. Sangue troppo denso, a queste condizioni era necessario fermarsi, e Pantani si fermò, e addio Giro.
Non c'era quindi positività all'antidoping, ma nell'immaginario popolare la sfumatura non venne troppo colta. Quel sangue era denso per uso di Epo, certamente. Lo scalatore dei sogni era un volgare truffatore, come tanti altri. Anzi, più di tanti altri, perché aveva costruito una carriera mirabolante sulla chimica e non sulle sue gambe, sulla sua forza d'animo, sul suo coraggio. Aveva tradito un popolo di appassionati, ludibrio per lui, dimentichiamolo e tiremm innanz.
A questo punto diventa difficile spiegare quel che successe. Perché, nonostante il fallo, Pantani continuò ad essere amato e atteso da un'ampia parte dei tifosi. Ma fu nella sua mente che si ruppe qualcosa. Si vide sacrificato come un capro espiatorio: «Perché proprio io, in questo modo barbaro, a un giorno da una vittoria splendida, quando poi il resto del gruppo è marcio quanto e più di me?». Non aveva torto, il Pirata: il doping, in quegli anni, era diventato la regola. Lui si uniformò, nessuno dice di no. Ma allo stesso livello degli altri (o addirittura meno: l'esame medico sul suo midollo spinale rivela che non assumeva sistematicamente Epo). E invece pagò, se non da solo, certo più di tutti gli altri.
Entrò nel buco nero, non riuscì a capacitarsi di quello che visse come un complotto. Si lasciò andare, si perse senza più avere la forza di ritrovarsi. Le tante inchieste che la magistratura aprì nei suoi confronti lo abbatterono progressivamente nel morale, lo ritirarono in basso ogni volta che provava a rialzare la testa. Il Pantani come lui stesso l'aveva sognato e voluto era definitivamente scomparso. Restava in piedi un fantasma; e da 365 giorni in qua nemmeno più quello.