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Un altro volo fantastico - Anche a Pampeago Pantani primo

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Eccezionale. Meraviglioso. Inarrivabile. Fantastico. Ineguagliabile. Si potrebbe pure prendere il dizionario e continuare per mezza giornata cercando gli aggettivi più entusiastici ed esagerati, eppure non si eviterebbe ugualmente di scivolare nella banalità. Già in passato Pantani è stato definito nei modi più iperbolici, d'altronde le sue gesta lo meritano e lo hanno meritato.
Perciò, all'ennesima impresa, più che cercare di appiccicare un altro termine alla lunga teoria di "titoli nobiliari", converrebbe chiudersi in una stupita, profonda ammirazione. Stupita perché non può non sorprendere questa fame inappagata che continua ad accompagnare il campione. Profonda perché, comunque la si guardi, la sua storia non lascia indifferenti neanche i cuori di pietra.
E ieri Marco Pantani ha aggiunto un nuovo capitolo a questa storia, fatta di cadute tremende e di riprese straordinarie. Non ha fatto nulla, il romagnolo, nulla che già non avesse mostrato in precedenza. Ma il punto è che il Pirata, con spaventosa costanza, non tradisce mai: lo aspetti per la mazzata che uccida il Giro. E lui non scapella di un secondo, si presenta all'appuntamento e puntualmente fa il suo dovere, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
A memoria, una sola volta Pantani ha fallito e patito sulle montagne: nel tragico giorno della morte di Casartelli, al Tour del '95. Ma era un Pantani ancora acerbo. Ora davanti agli occhi si presenta un corridore maturato da tante sofferenze e fortificato dall'esperienza, completato nella sua crescita agonistica e sempre più voglioso di vittoria. Praticamente imbattibile.
La tappa d'apertura del trittico dolomitico, da Castelfranco Veneto all'Alpe di Pampeago, ci ha messo un po' per accendersi. Precisamente si è dovuto attendere l'inizio della salita del Manghen (dopo 110 chilometri di gara) per veder scappare qualcuno: il solito "Chepe" Gonzalez, poi raggiunto da Gasperoni. Ma il profilo della montagna non s'adattava tanto alle sortite di ventura, infatti i due hanno avuto poco spazio.
La Mercatone Uno, troppo forte, ha annullato in fretta il tentativo, tenendo, in gruppo, un ritmo che ha causato una selezione naturale dei componenti del plotone. In pochi chilometri si sono staccati tantissimi corridori (lo stesso "Chepe", Rebellin, Honchar, Shefer), e il martellamento attuato da Podenzana, Borgheresi e Zaina ha fiaccato irrimediabilmente i trenta che erano con Pantani. A 13 chilometri dalla vetta ha provato ad evadere Buenahora, poi anche De Paoli ha allungato. Ma la squadra del Pirata ha riannodato le fila della corsa in tempo per permettere al capitano di scattare e prendersi i punti del Gpm.
In discesa si aspettava Savoldelli, e il ragazzo ci ha provato, raggiungendo i 18" di vantaggio sulla maglia rosa. Ma la picchiata non era così difficile come Paolino si attendeva: impossibile guadagnare di più, il Falco (nuovo soprannome) ha dovuto, in fondo al pendio, fermarsi ed aspettare gli inseguitori. I quali, scendendo al ritmo dettato dai Mercatone, hanno ripreso fiato (tranne Clavero, caduto come già gli era capitato al rifornimento). Savoldelli non ha nulla da recriminare, il suo dovere l'ha fatto fino in fondo. Solo che ha sprecato parecchie energie, e ne ha risentito sulla salita finale.
L'ascesa verso l'Alpe di Pampeago è iniziata nel segno dei gialloblù di Pantani (sai la novità). Prima Velo e poi l'impagabile Zaina hanno preparato il terreno per l'attacco finale. E già dopo il forcing, Jalabert ha dovuto mollare la presa dai primi (con lui Virenque). A quattro chilometri dalla conclusione, è partito Heras. Il Pirata, coi succhi gastrici in rivolta come per un riflesso pavloviano, ha rotto gli indugi e si è accodato. È stata questione di pochi metri, poi Pantani ha subito preso in mano la situazione. Gli unici a dare l'impressione di non morire sul colpo sono stati Simoni e Gotti (oltre ad Heras). Ma il romagnolo li ha lasciati ad annaspare nel loro sudore con tre pedalate.
Nel tripudio dei tifosi (più educati della media), Marco è volato fino in vetta, regalando dai 30 ai 40 secondi di distacco a chilometro ai rivali. Ognuno ha salvato ciò che ha potuto, i più sofferenti (fra i primi della classifica) sono parsi Jalabert e Savoldelli. Col successo di oggi (il terzo di tappa), Pantani rafforza la sua leadership, e conquista anche la maglia ciclamino della classifica a punti (quella verde della montagna era già sua).
Un dominatore non ancora sazio: domani altro arrivo in salita a Madonna di Campiglio, dopodomani Gavia e Mortirolo. E lui che promette: «Attaccherò ancora, non voglio lasciare nulla di intentato».

Marco Grassi (3 giugno 1999)



GIRO D'ITALIA 1999
19a tappa: Castelfranco Veneto - Alpe di Pampeago (166 km)




Ordine d'arrivo
1. Marco Pantani
2. Gilberto Simoni
3. Roberto Heras
4. Ivan Gotti
5. Daniele De Paoli
6. Oscar Camenzind
7. Roberto Sgambelluri
8. Paolo Savoldelli
9. Niklas Axelsson
10. Oscar Sevilla
 
5h13'15"
a 1'07"
a 1'27"
a 1'29"
a 1'54"
a 2'32"
a 2'32"
a 2'46"
a 2'52"
a 2'54"
    Classifica
1. Marco Pantani
2. Paolo Savoldelli
3. Ivan Gotti
4. Laurent Jalabert
5. Daniel Clavero
6. Gilberto Simoni
7. Niklas Axelsson
8. Serhiy Honchar
9. Roberto Sgambelluri
10. Andrei Zintchenko
 
84h43'12"
a 3'42"
a 4'53"
a 5'24"
a 7'58"
a 8'33"
a 9'20"
a 11'43"
a 12'05"
a 12'06"

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