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Secondo a Torino, Celestino punta Sanremo - Intervista a Mirko alla vigilia della Parigi-Nizza

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La Milano-Torino è stata scelta da Basso e Di Luca come l'apertura ufficiale della loro stagione. Per altri, tra cui Mirko Celestino, l'obbiettivo di vittoria non era certo un mistero.
«Sì, ci tenevo parecchio perché qui ho già vinto due volte nel 2001 e nel 2003 con la maglia della Saeco, ed è una corsa che è sempre bello vincere; comunque sono più che soddisfatto della mia prestazione, anche perché la mia presenza è stata decisa all'ultimo minuto, insieme a Stanga, perché poi domani dovrò prendere il via alla Parigi-Nizza, ed abbiamo rischiato prendendo un aereo a cavallo tra due manifestazioni molto importanti. E poi ho perso solo per pochi centimetri».
Il vincitore, Fabio Sacchi, ha dichiarato a fine corsa che il testa a testa con te è stato molto emozionante visto che vi considerate quasi come due fratelli.
«Abbiamo corso parecchi anni insieme al Team Polti ed è stato uno dei miei più fidati gregari nelle vittorie più importanti per me. Oggi ci siamo ritrovati a giocarci la Milano-Torino al rettilineo finale, e devo dire che Fabio se l'è meritata anche perché ha avuto il merito di tenere sul Colle di Superga. Lui ha avuto il grande vantaggio di avere con sé Petito e Nibali, che negli ultimi 3 chilometri hanno attaccato a ripetizione e mi hanno costretto ogni volta ad andare a prenderli».
Pensi che la differenza tra te e Sacchi sia dovuta alla presenza nel plotone di testa di due suoi compagni di squadra, mentre forse tu eri un po' troppo isolato nel gruppetto?
«La mia squadra mi ha aiutato tantissimo fino ai piedi della salita, e poi purtroppo c'è stata la caduta in discesa di Honchar [è arrivato un po' ammaccato ma sta bene], il quale sarebbe potuto rientrare e darmi una grossa mano. Di certo la sconfitta di oggi non è imputabile alla squadra, anzi».
Sei appena arrivato a Parigi e domani prenderai il via della Parigi-Nizza. Come mai hai deciso di disputare la corsa francese e non di confrontarti alla Tirreno-Adriatico con corridori come Bettini e Freire?
«Perché in Francia sarò sicuramente più tranquillo ed avrò l'opportunità di lavorare al coperto e non mi farò vedere troppo. Insieme a Stanga ed alla squadra abbiamo deciso per la Parigi-Nizza proprio per il fattore tranquillità. Non avrò alcuno stress, alcun obbligo di vittoria. Proverò magari ad aggiudicarmi una tappa, magari sul Mont Faron dove già un anno sono arrivato secondo dietro Rebellin, ma di sicuro non cercherò la prestazione ogni giorno per fare classifica. Alla Tirreno-Adriatico si rischia, cercando continuamente il confronto con corridori come Bettini e Di Luca, di spendere molte energie, soprattutto mentali. Il mio obbiettivo dichiarato è la Sanremo, non scordiamolo».
Il dirottamento di Cadamuro e Quaranta in Italia può essere ricondotto alla ricerca di un'alternativa in caso di arrivo in volata a via Roma, o magari un tentativo di depistaggio per gli avversari?
«Alla Milano-Sanremo sarò il capitano unico della Domina Vacanze. Ormai sono due anni che ci vado vicino, e la squadra sarà interamente costruita intorno a me. La diversità dei nostri programmi dipende unicamente da scelte manageriali dettate dall'obbligo di inviare di due squadre in posti diversi nello stesso momento».
Chi vedi all'interno della Domina Vacanze come i più indicati nel darti una mano nei tuoi obbiettivi? Quali saranno i tuoi gregari più fidati?
«I corridori che mi daranno una mano sono tanti, anche perché tanti sono molto giovani ed hanno rispetto per un capitano che ha dieci anni di esperienza alle spalle. Corridori come Valoti, Vanotti, Cortinovis, sono atleti con molta esperienza e saranno con me non solo alla Sanremo, ma anche al Fiandre, all'Amstel Gold Race ed alla Liegi-Bastogne-Liegi. Non dimentichiamoci poi di Honchar, che dall'alto della sua grandissima sapienza tattica sarà senz'altro un tassello importantissimo per me e per la Domina Vacanze».
Bettini, Di Luca, Figueras e Rebellin hanno preannunciato battaglia durante la prima settimana del Giro d'Italia; tutti hanno dichiarato che vorrebbero puntare a far bene per cercare di indossare la maglia rosa almeno fino alla prima cronometro. Celestino l'ha fatto un pensierino in questo senso?
«Piacerebbe parecchio anche me, però io vorrei giocarmi tutto nelle corse in linea, nelle Classiche. Al Giro ci vorrei pensare più avanti, perché in questi anni ho imparato che se ti prefiggi troppi obbiettivi alla fine non ne fai bene neanche uno».
Tre dei primi cinque della Milano-Torino sono corridori che hanno corso nella ex Saeco. Credi che la tua vecchia squadra si sia indebolita da questo punto di vista?
«Sicuramente la ex Saeco, l'attuale Lampre-Caffita, si è indebolita da questo lato, avendo puntato tutto, o quasi, sulla coppia Cunego-Simoni. Ovviamente nel loro campo, le corse a tappe, andranno fortissimo, ma almeno in questo inizio di stagione di corse in linea, a parte Figueras nel Gp Chiasso, non hanno avuto uomini che si sono visti davanti. C'è da dire comunque che Di Luca ed io non è che andassimo molto d'accordo in corsa; eravamo comunque due capitani che volevano vincere ed alle volte ci pestavamo anche troppo i piedi. Quest'anno ognuno avrà la propria squadra per sé e sono convinto che ci vedrete spesso battagliare con gli altri davanti al gruppo. D'altra parte è anche vero che se oggi Sacchi, Di Luca ed io fossimo stati ancora nella vecchia Saeco sarebbe successo quantomeno un gran caos».
Ritornando un attimo alla volata di oggi ed al fotofinish che ha decretato la tua sconfitta, pensi davvero che Petito e Nibali siano state le sole armi in più di Sacchi o credi di aver sbagliato qualcosa?
«Sacchi forse è il corridore che mi conosce più di tutti nel mondo del professionismo. È stato molto bravo a mandare al continuo attacco i suoi due compagni di squadra e costringermi così a spendere energie per riprenderli. Quel pizzico di energia che mi sarebbe bastata per stargli davanti sulla linea d'arrivo; ma Sacchi è stato anche molto tattico, visto che ai meno 2 chilometri mi si è piazzato alla ruota e non si è più mosso fino agli ultimi 200 metri di Corso Casale».
Forse ti è mancato un aiuto "esterno" alla Domina all'interno del gruppetto di testa.
«È difficile a dirsi, anche perché ero molto marcato; gli altri sapevano che ci tenevo molto a vincere, anche in vista del mio immediato trasferimento a Parigi. Magari Di Luca ed un Panaria avrebbero potuto inseguire Nibali e Petito al posto mio, è vero, ma ogni squadra fa il suo gioco. Onore a Fabio Sacchi comunque, degno vincitore di questa grande corsa».

Mario Casaldi

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