Reportage Lampre - Intervista a Marzano: «Che emozione pedalare sulle strade di Pantani»
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In ottobre tu e Bortolami siete andati a scoprire il Colle delle Finestre. Puoi raccontarci com'è visto con gli occhi di un corridore?
«È dura, è molto dura. Gli ultimi 6 km erano letteralmente "rotti", ci passavano soltanto le jeep. Gli ultimi due chilometri per colpa di un po' di neve stavamo faticando ad andare su in cima persino con l'ammiraglia. La salita inizialmente è dura, soprattutto i primi 2 km. Poi si entra in un bosco e si va su a tornanti a pendenze non semplici, ma più regolari. Dopo inizia lo sterrato e la pendenza è durissima: anche se batteranno la terra gli ultimi 8 km saranno veramente tosti».
Sulle Finestre si potrà decidere il Giro d'Italia?
«Sì, assolutamente. I primi quattro della Classifica Generale si giocheranno il Giro d'Italia in quella tappa, non ci sarà spazio per gli uomini che seguono, non ci saranno ribaltoni da parte del decimo in classifica. Averla piazzata al penultimo giorno di gara non fa che confermare quest'idea».
Dal Giro d'Italia Under 26 al Giro d'Italia professionisti quanto è lungo il passo? E quali, insieme a Marzano, saranno i neopro' che vedremo protagonisti sulle salite dei prossimi anni?
«Le differenze tra le due categorie sono abissali, enormi. Per quanto riguarda i ragazzi vedo Ermeti e Belletti su tutti; Ghisalberti è andato bene, ma a livello internazionale non saprei dire come potrà andare; Agnoli è giovanissimo, ma già l'anno scorso quando io ero stagista alla Lampre e lui alla Domina Vacanze andava fortissimo tra i professionisti arrivando addirittura decimo al Giro di Romagna. Però non lo conosco bene, al contrario di Ghisalberti che conosco benissimo».
Quali sono le tue speranze per il Giro 2005?
«L'altra sera io e Marzoli abbiamo offerto da bere ai compagni, e mi hanno "obbligato" a fare un discorso. Ho dichiarato che, in futuro, mi piacerebbe competere per cercare di vincere il Giro d'Italia, al che Simoni ha detto: "Va bene Marco, vorrà dire che saremo in tre". Ovviamente io sono ancora giovane ed ho tutto il tempo di aspettare che qualcun altro diventi più "vecchietto"» (e ride).
Le tue doti di scalatore ti avvicinano molto sia a Simoni che a Cunego, i tuoi due capitani. A cronometro, invece, come ti comporti?
«Una cronometro in una corsa a tappe è diversa da una cronometro in un Mondiale. Se il tragitto è completamente piatto i 50 km/h non li faccio, ma credo di sapermi difendere piuttosto bene. Dipende dalle condizioni di recupero, uno scalatore può arrivare anche secondo perché ha recuperato le fatiche dei giorni precedenti meglio dei cronomen puri. Nella cronometro dello scorso Giro d'Italia Under 26 sono arrivato sedicesimo o diciassettesimo, però i primi cinque o sei della classifica erano tutti dalla decima alla quindicesima posizione ed io avevo 5" di ritardo da loro che non sono degli scalatori, ma dei passisti».
Come ti sei trovato durante questo periodo trascorso a Terracina?
«Ogni tanto mentre mi alleno e salgo sulle salitelle qui intorno, mi è capitato di pensare: "Chissà come la faceva Pantani, chissà come saliva lui?". Non so come spiegarlo meglio, sono sensazioni particolarissime. Quello che mi ha emozionato di più è essere qua, nello stesso posto dove Pantani preparava le sue stagioni. Ogni tanto, anche grazie all'aiuto dei camerieri e del personale alberghiero, ne parliamo e ricordiamo i suoi "numeri" e le sue vittorie».
La pelata che esibisci è in qualche modo legata a Pantani?
«No, io avevo già pochi capelli e li ho tolti tutti anche per una questione di comodità. Ovviamente quando pedalo e mi guardano, tutti mi indicano come "Pantani", paragone che non mi sento neanche lontanamente di meritare, almeno non ancora».
Mario Casaldi