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L'eroe dei Due Mari - Tutti dietro Petacchi alla Tirreno

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Bisogna anche dire che se Petacchi vincesse sempre, non ci sarebbe nemmeno più interesse. Per questo ogni tanto è bene che Alessandro Dinamite, come è successo a Lucca l'altro giorno, stia fermo un turno, lasci spazio agli altri; se poi a beneficiare del passaggio a vuoto dello spezzino è, nel caso in questione, Mario Cipollini, il gusto ci guadagna.
E infatti il gusto della Tirreno-Adriatico ci ha guadagnato in maniera esponenziale: ci si aspettava una serie di assoli di Sandrino, e invece, dalla cripta in cui più d'uno l'aveva dato per sepolto, è riemerso Re Leone, capace non solo di tornare a vincere in Qatar, ma anche di battere lunedì l'astro indiscusso dello sprint attuale. Normale quindi che l'attesa fosse fortissima, in questa prima tappa della Corsa dei Due Mari. Anche perché, oltre ai due campioni-rivali, il gruppo pullula di tutti i più forti velocisti del mondo, a parte quel Boonen che sta dominando la Parigi-Nizza (ovvio: lo potrebbe contrastare il solo Fred Rodriguez).
L'elenco delle presenze di questa Tirreno metterebbe in imbarazzo anche il Giro d'Italia: da Freire a McEwen, da Zabel a Cooke, da O'Grady a Van Heeswijk, da Hondo a Eisel. E stiamo parlando solo di sprinter, e bisogna aggiungere a questi nomi tutti gli altri italiani, e poi gli altri stranieri non di primissima fascia. Nonostante la presenza di tale aristocrazia, Petacchi non si è fatto ugualmente infinocchiare, e li ha messi tutti in fila. Riprova (ma non ce n'era bisogno) che quando sta bene e può partire come dice lui, non c'è ruota che lo possa sopravanzare.
Il treno della Fassa è stato una volta di più splendido, eccellente: Velo monumentale nel lanciare il capitano, gli avversari tutti dietro a sgomitare per prendere la ruota giusta. Immagini viste e riviste, ma ripetiamo che stavolta non c'erano solo Aug e Nauduzs (con tutto il rispetto) ad accapigliarsi, c'erano fior di campioni affermati e pluripremiati.
Cipollini, invece, non ha partecipato alla festa: staccato all'ultimo passaggio sulla Tolfa, Re Leone ha dovuto sudare non poco per rientrare, ce l'ha fatta ma troppo a ridosso del traguardo, e a poco è servito il lavoro impagabile di Milesi, che lo ha riportato fin quasi alla testa del gruppo. A Lucca, sarà stata l'aria di casa, SuperMario aveva superato indenne la più dura salita di Montecarlo; stavolta ha perso contatto su un terreno meno insidioso. Che vuol dire? Certamente non si può parlare di un Cipollini in forma già calante; ma di un Cipollini a corrente alternata forse sì. Lo aspettiamo al varco alle prossime occasioni per giudicare più compiutamente, anche se sin da ora un parere è azzardabile: se vorrà competere a Sanremo, Mario dovrà vivere una giornata perfetta; e se tali giornate qualche anno fa erano la regola, oggi che ha 38 anni rischiano di essere delle splendide eccezioni. Dovrà lavorare perché il 19 marzo sia una di queste eccezioni.
Infine, complimenti ai giovani. Carrasco e poi Ascani in fuga e in bella evidenza, Grillo, che ormai ci pare quasi un veterano eppure è un neopro', a sgomitare con i Freire e i McEwen per prendere le ruote giuste nel finale. Non è detto che il buon Paride non debba lasciare qualche segno da qui a San Benedetto.

E in Francia spunta nella neve Vicente Reynes
Un occhio anche oltralpe. La Parigi-Nizza, già da qualche anno subalterna, quanto a campo partenti, rispetto alla Tirreno-Adriatico, sta vivendo un'edizione vieppiù tormentata. Proprio nel senso stretto della parola, nel senso delle tormente di neve, che hanno reso fin qui inagibile metà del percorso. Ieri tappa tagliata a 46 chilometri e mezzo, oggi decurtata degli ultimi 65, domani con la partenza spostata in avanti; e coi chilometri vengono tagliate anche tutta una serie di salite e salitelle che avrebbero reso la gara ben più interessante.
Invece, così svuotata di contenuti tecnici, la corsa francese sta vivendo giornate in cui Boonen fa quasi quello che vuole. Quasi, perché oggi il belga ha preso una bella sveglia: sull'arrivo in leggera ascesa di Craponne-sur-Arzon, si è trovato un po' a corto di idee e di gambe, e ha dovuto rassegnarsi a vedersi sfrecciare di fianco ben sei uomini prima di lui. Vicente Reynes ha alzato le mani, Fred Rodriguez le ha sbattute sul manubrio perché quasi non credeva di essere stato sconfitto; Guido Trenti, che avrebbe dovuto traghettare il suo capitano Boonen fin sul traguardo, se lo è lasciato abbondantemente alle spalle, ma gli è mancato il colpo di reni per superare Reynes, che sta iniziando in queste settimane il suo terzo anno da professionista.
Non piangerà certo Boonen, visto che comunque conserva la maglia di leader della corsa (e se gli tolgono di mezzo qualche altra salita, potrebbe pure pensare di portarla fino a Nizza); anche se poi correre in condizioni disagiate, e senza coprire i chilometri previsti, potrebbe costare qualcosa, in termini di condizione, in chiave Sanremo.


Marco Grassi

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