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Tour de France 2004 - Wasquehal: Jean-Patrick Nazon

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Il bello è che non potranno neanche dare la colpa di tutto al pavè della Roubaix: niente forature, niente scivoloni sugli infidi sassi della Regina (delle Classiche), niente di tutto questo. La malasorte ha giocato d'anticipo, e si è abbattuta sul povero Mayo prima ancora che si rimbalzasse sul pavè. Oddio, Velo obietterà che a lui è andata peggio che al basco, visto che nella caduta in questione ci ha rimesso la clavicola sinistra (e gli è andata ancora bene, essendo finito su un pezzo di vetro che lo ha ferito alla spalla: avrebbe potuto essere colpito anche in punti peggiori). (Tra l'altro, nota a margine: tre clavicole rotte ai nostri tra ieri e oggi: Fagnini e Velo al Tour, Mason in allenamento a casa sua. Che facciamo, accendiamo un cero?).
E' vero, Velo si è fatto male. Ma Mayo ha visto tramontare miseramente quella che era un po' più di una speranza: poter, se non vincere il Tour, andarci almeno vicino. I presupposti c'erano: più maturo di un anno fa, più convinto dei propri mezzi, anche più capace di graffiare Armstrong (cfr. Delfinato). La consegna era di restare sempre agganciato a Lance, di resistere nella cronosquadre, di scatenarsi sulle montagne.
Ora bisognerà riconsiderare tutto. Quattro minuti letteralmente buttati nella caduta, un inseguimento vano, disperato, frustrante. Quelli davanti sempre più lontani, le energie sempre più ridotte. Come si può essere ottimisti, a questo punto? Speriamo che la professionalità salvi Mayo, e che lo spagnolo non sbrachi, che riesca a vincere qualcosa di parziale, che risalga in una posizione di classifica degna. Rimandando ogni altro discorso all'anno prossimo.
L'altra faccia della medaglia è Armstrong che, mettendo a tirare la Us Postal, attacca il rivale vittima della sfortuna. Non è certo il massimo della sportività, ma non sarà quest'episodio a incidere più di tanto nell'opinione che abbiamo del texano (grande atleta, ma ne abbiamo conosciuti di più umani). Spezziamo qualche lancia per Lance (chiedendo scusa per l'ennesimo calembour):
1) Intanto la Us Postal stava già tirando da qualche chilometro, allo scopo di tenere il gruppo allungato e limitare il rischio di cadute sul pavè;
2) Il capitombolo di Mayo e soci è avvenuto in coda al gruppo, e in un momento tanto concitato non era scontato che subito davanti venissero a sapere dell'accaduto;
3) Sul pavè il gruppo dei migliori si è frantumato in diversi tronconi. Dietro erano rimasti uomini importanti, come Basso, Heras, Mancebo. Indipendentemente dal fatto che tutti e tre siano poi rientrati, Armstrong (e Ullrich, ed Hamilton) dovevano fermarsi (una volta saputo della caduta) per aspettare Mayo, permettendo così un comodo rientro anche agli altri rivali? Purtroppo le fasi della corsa, legittimissime in questo caso, hanno avuto la meglio sul possibile fair-play.
4) La situazione a gruppo compatto è comunque differente dal testa a testa che c'è in salita: in quest'ultimo caso ci si guarda in faccia, e bisogna rispondere delle proprie azioni tutt'al più all'avversario che cade, non anche agli altri. Per dire, il fatto che Ullrich abbia aspettato Armstrong l'anno scorso a Luz Ardiden non ha inficiato più di tanto la sua possibilità di tenere a bada gli altri rivali.
Infine, focus on Petacchi: che diavolo gli sta prendendo, al nostro Alessandro Dinamite? A Wasquehal ha smesso letteralmente di pedalare a 3 km dal traguardo, col treno Fassa in azione. A questo punto iniziamo a pensare che il nostro spezzino sia effettivamente stanco, e che dobbiamo ridimensionare le attese nei suoi confronti. Tranquillo Ale, tanto non devi dimostrare niente a nessuno: quando (se) arriverà, arriverà. Senza drammi.


Marco Grassi


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