Tour de France 2004 - Namur: Robbie McEwen

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Al terzo giorno di gara la nuvola di Fantozzi non abbandona il gruppo italiano in trasferta alla Grande Boucle. Sarà un'influenza negativa del Belgio (ma domani l'arrivo è in Francia, finalmente), sarà quel che sarà, ma il bollettino di Namur, deliziosa cittadina delle Ardenne dove oggi ha fatto tappa il Tour, recita: uno dei nostri fratturato alla clavicola (e un altro paio caduti senza grosse conseguenze); un altro (il favorito per eccellenza) sconfitto allo sprint per la seconda volta in due giorni; e una nostra squadra (la stessa del favorito) che cede la maglia gialla. Se non la definiamo una Waterloo è solo perché proprio da questa celeberrima località - trasformata in luogo comune dalla disfatta napoleonica - ripartirà domattina il Tour, per arrivare a Wasquehal dopo 210 chilometri sostanzialmente pianeggianti, ma attraversati nel finale da un paio di tratti in pavè sui quali potrebbero accadere cose gustose.
Torniamo a oggi. Il vincitore di giornata è stato Robbie McEwen, che è sgusciato come un gatto tra le fila serrate delle più forti squadre dei velocisti ed è andato a staccare tutti negli ultimi metri. Il secondo al traguardo, e quindi primo degli sconfitti, è stato il norvegese Hushovd, ma scommetteremmo che non ne ha fatta una malattia, visto che la piazza d'onore gli porta in dote 8" di abbuono grazie ai quali ha scalzato Fabian Cancellara dalla vetta della classifica.
Petacchi, che era atteso ad un pronto riscatto dopo la sconfitta di Charleroi, non ha ancora rialzato la testa: mogio mogio in ottava posizione, si è lamentato perché «c'era troppa confusione, quattro volte ho toccato le ruote dei miei compagni che mi precedevano, perché da dietro ricevevo delle spinte». Tutto vero, tanto che all'ultima curva (se un percorso del genere lo presentava Castellano al Giro, se lo mangiavano di insulti) Boonen ha scartato di lato a causa del secondo guaio alla catena in due volate, e così facendo ha sbilanciato Casper e Arvesen, caduti ma presto rimessi in piedi.
Peggio è andata a Gian Matteo Fagnini, apripista di Cipollini, scivolato a bordo strada a circa 40 km dal traguardo: a lui è toccato il ritiro, col volto segnato dal dolore dovuto alla frattura della clavicola sinistra. Con Fagnini è caduto Peron, che non ha avuto danni, e nel finale sono finiti sull'asfalto Casagranda e il francese Bessy, mentre nel parapiglia Heras, uomo di classifica, si è staccato ai 10 km e ha dovuto faticare per rientrare.
Insomma, è vero, come dice Petacchi, che c'era confusione: ma un anno fa lo spezzino riusciva a vincere anche in tali condizioni, e senza neanche il treno della Fassa (fenomenale la tirata di Cancellara, oggi): si sarà imborghesito un po'? L'italica baracca la salva per ora Bettini, che si conferma maglia a pois del Gran Premio della Montagna; mentre notiamo con piacere la crescita di Cipollini, che a Namur è riuscito a disputare la volata, chiudendo decimo. Domani il percorso un po' ricorda la Gand-Wevelgem, classica d'aprile che lui ha vinto tre volte: vuoi vedere che SuperMario...

Marco Grassi