Tour de France 2004 - Guéret: Robbie McEwen
Filippo Simeoni non è un corridore qualunque. Dovendosi scegliere un nemico, lui non ha badato alle quisquilie, e si è rivolto direttamente al numero uno tra i colleghi, Lance Armstrong. La storia è più o meno nota, ma la rinfreschiamo: Simeoni è l'unico pentito ufficialmente riconosciuto e condannato nel ciclismo. Parlò al pm Spinosa di doping diffuso nel mondo delle bici, e fece qualche nome, primo fra tutti quello del dottor Ferrari, che curava sì diversi professionisti, ma si dice li curasse a dosi di Epo e altre sostanze illecite.
Tra i corridori seguiti da Ferrari, Armstrong. Il quale volle difendere pubblicamente il suo amico, sostenendo che il dottore era una brava persona, e che invece era Simeoni ad essere un bugiardo. Un anno esatto fa partì la querela di Filippo ai danni di Lance: cornuto e mazziato era in effetti un po' troppo per il ciclista di Desio (ma che vive a Sezze, nel Lazio), che, reduce dall'essere stato messo all'indice in gruppo (lo spione!), e dalla beffarda squalifica con cui l'Uci lo volle «premiare» per le sue dichiarazioni ai magistrati, voleva almeno salvare l'onore del suo nome.
«Bugiardo no!», anche se è Armstrong a dirlo. L'azione giudiziaria è tuttora in corso, ma in attesa del verdetto del giudice a Lance bisognava dare un altro segnale. Sportivo, agonistico. Bisognava fargli vedere che il «bugiardo» è uno che in bici, oltre che al mondo, ci sa stare.
E allora (arriva finalmente la cronaca), ieri Simeoni è andato in fuga, nell'unica corsa che Armstrong si degni di frequentare assiduamente, il Tour. Partito al km 35 con un altro sventurato (Landaluze, basco), il bravo Filippo ha infilato 125 km di fuga meno 200 metri. 200 metri che non sono niente in confronto ai 125 km, ma che rappresentano tutto, visto che tanta è stata la distanza che ha separato i due attaccanti dal veder coronati i loro sforzi.
Il gruppo, inesorabile, spietato, ha fatto guadagnare a Simeoni e Landaluze 10 minuti. Poi le squadre dei velocisti hanno deciso che s'era fatto tardi, e si sono messe a tirare con una furia che ha permesso loro di annullare lo svantaggio in poco più di 60 km: erano praticamente lanciati in volata, i fuggitivi, quando il plotone li ha inglobati, un secondo prima che McEwen battesse al fotofinish Hushovd e O'Grady.
Domani la decima tappa vedrà una bulimia di salite, ben 9 Gpm (1 di 4a, 5 di 3a, 2 di 2a e 1 di 1a categoria, quest'ultimo a 74 km dal traguardo). C'è spazio per attaccare ma anche per recuperare, visto che l'ultima salita svetta ai meno 32. Gli spagnoli promettono battaglia, ma sappiamo sin da ora che sarà difficile che spostino grossi macigni in classifica, e Lance non è tipo da scomporsi.
Ma quel che è successo oggi nei primi chilometri, con attacchi di uomini come Scarponi e Mayo, fa ben sperare. Voeckler, da parte sua, ha qualche possibilità di restare in maglia gialla. Ma se fossimo in lui attaccheremmo: se non rischia di rimpinguare il vantaggio in classifica, almeno guadagna in vista del finale. Oggi anche lui si è infilato nella prima fuga, al km 1: significa che probabilmente ha in animo di attaccare anche prossimamente. Teniamolo d'occhio.
Marco Grassi
