Tour de France 2004 - Figeac: David Moncoutié
Non possiamo recriminare più di tanto. Era anche naturale che dopo il Tour più bello degli ultimi vent'anni (quello del 2003: era pure l'edizione del centenario, con tutte le salite storiche, quindi fatalmente doveva essere splendido), ci toccasse in sorte una Grande Boucle minore. Abbastanza deludente fin qui: nessuno che s'azzarda ad attaccare non diciamo Armstrong, ma almeno l'attuale giallo, Voeckler. Ci manca tanto Vinokourov, che 12 mesi fa scattava su ogni rampetta, senza necessariamente aspettare i tapponi, e così facendo si è conquistato il terzo posto (accidenti a lui e a quella caduta al Giro di Svizzera che l'ha messo fuori causa).
Gli unici a ridere sono i francesi, che oltre a godersi la giovane maglia gialla stanno trovando strada facendo delle belle affermazioni parziali. A Figeac ha vinto Moncoutié, corridore bravo ma fin qui senza risultati memorabili. Ha preceduto due compagni di fuga (entrambi spagnoli), Flecha e Martinez de Esteban, piantandoli in asso a 9 km dal traguardo, dopo aver percorso in terzetto 99 km di fuga. Come sempre grandi movimenti in avvio di tappa, numerosi tentativi, ma poi quella che parte sempre è la fuga dei comprimari, con la Brioches La Boulangère (la squadra di Voeckler) a tenere in testa al gruppo un ritmo blando che fa la gioia di Armstrong.
Il quale nel finale trova poi il tempo di sprintare e, allungando così il gruppo, di creare il buco nell'ultimo chilometro: lo ha fatto per due giorni consecutivi, oggi ci sono ricascati Simoni ed Heras, che hanno perso altri 12" e 17" dopo i 7 di ieri. E' questo lento scivolamento all'indietro che dà esattamente la cifra del Tour di alcuni protagonisti annunciati: corrono così, un po' svagati, come se il discorso della classifica non li interessasse più di tanto, forse consapevoli che contro l'Armstrong di questo mese ci sarebbe comunque poco da fare.
Ma se non si prova, in ogni caso, non si saprà mai se Lance è effettivamente tanto superiore a tutti. Cambieranno le cose domani? Per lo meno l'altimetria non lascerà più alibi a chi dovrebbe attaccare e finora non lo ha fatto. La due giorni pirenaica inizierà con l'Aspin e l'arrivo in quota di La Mongie, posti dopo 160 km di pianura. Non stiamo parlando di pendenze da togliere il fiato, ma chi ha le forze dovrebbe iniziare a muoversi, prima che sia troppo tardi.
Mayo promette qualcosa, anche se nell'unica tappa di salita, quella di ieri, ha fatto melina adducendo problemi meccanici. Più concreto finora Mancebo, ed è dalla tenaglia italo-spagnola che dovremo aspettarci cose interessanti. Scarponi è stato fin qui bravissimo, e paga solo la sciagurata cronosquadre, Basso ha invece corso con grande attenzione, e non ha mai perso le ruote di Armstrong.
Domani sapremo anche se Voeckler è un bluff, con quel suo fare che trasuda sicurezza, o se effettivamente sa gestirsi in modo da non naufragare. Non occorre sottolineare che, per la bellezza della corsa, spereremmo nella seconda ipotesi. Anche se, non avendolo fatto ieri o oggi, di sicuro non attaccherà proprio sui Pirenei, non è detto che domenica sera debba essere già stato spogliato della maglia gialla.
Come si vede, ora come ora ci attacchiamo a tutto pur di tener desto (in noi stessi) l'interesse in una corsa che, a questo punto, i bookmakers inglesi faticherebbero a quotare. Ma si sa, lo sport ha sempre la sorpresa in serbo. Ecco, guardiamo avanti fiduciosi: mal che vada ci riguardiamo le videocassette dell'anno scorso.
Marco Grassi