Tour de France 2004 - Chartres: Stuart O'Grady
Fuga bidone: dicesi di attacco partito da lontano, animato da comprimari, e che quasi casualmente prende proporzioni enormi, con distacchi importanti sul gruppo. In genere quelli che finiscono in una fuga bidone non sono mai uomini nelle posizioni d'avanguardia della classifica, e quindi il margine che guadagnano non serve poi a molto. A volte la fuga bidone avviene però nelle prime giornate di gara, e quindi succede che un comprimario prenda la maglia gialla (o rosa) e non sappia bene cosa farsene.
Difenderla coi denti? Disinteressarsene, tanto prima o poi la perderà? Quasi sempre il capoclassifica figlio della fuga bidone esce di scena alle prime salite, ma una volta su cento succede l'imprevedibile, e quell'uomo passa da comprimario a sorprendente vincitore: 50 anni fa un certo Clerici vinse in questo modo il Giro d'Italia, nel '97 l'ultimo caso eclatante fu Agnolutto al Giro di Svizzera, ma tutti ricordiamo il Chiappucci che si rivelò al mondo in questo modo, al Tour del '90 (chiuso al secondo posto).
Tutto questo barboso preambolo per parlare della tappa di oggi, vinta da O'Grady in volata su quattro compagni di fuga (bidone, appunto), partiti al km 16 e rimasti tutto il giorno all'attacco, per la bellezza di 184 km. Il loro vantaggio ha preso presto margini importanti, e in gruppo Armstrong lasciava fare, convinto (con molte ragioni) che tenere sin da ora la maglia gialla sia un inutile stress per la sua squadra. Meglio lasciarla al primo venuto, quindi, in attesa di riprenderla quando conterà.
Quel primo venuto è in questo caso Thomas Voeckler, 25enne francese laureatosi campione nazionale appena dieci giorni fa, ed ora primo al Tour con ben 9'35" su Lance. Il punto è che non sappiamo molto di Voeckler, che è un nome nuovo e potrebbe anche rivelare doti di resistenza notevoli, nei prossimi giorni. E se poi sarà più forte di quanto non pensasse Armstrong? Lo scopriremo solo vivendo. Ma il fattore di rischio, per quanto minimo, indubbiamente c'è: meglio per noi pubblico, che ora avremo un elemento in più per divertirci. Certo, se il francese facesse lo scherzetto al Re, chi ne piangerebbe?
Con Voeckler e il vincitore O'Grady, in fuga c'erano Backstedt, Piil e Casar (lui con qualche effettiva chance di restare almeno per un po' in classifica, ma prima di oggi ha già perso troppo), ma nemmeno l'ombra di italiani, i quali preferiscono il cadere all'attaccare: stavolta è finito per terra Petacchi, trascinato giù in curva da Boogerd (e appresso a loro hanno conosciuto le rudezze dell'asfalto francese anche Heras e vari compagni di Armstrong, da Beltran a Rubiera a Noval).
Lo scivolone è avvenuto in testa al gruppo a metà tappa, con quasi 100 km da percorrere ancora. In quel momento il quarto d'ora di margine dei fuggitivi stava iniziando ad essere eroso dall'azione della Fassa Bortolo. Ma la caduta di Petacchi (qualche problema alla spalla per lui) ha frenato gli inseguitori, e lasciato definitivamente campo libero a Voeckler e compagni. Per i nostri sprinter ci saranno altre occasioni, speriamo. Magari già domani.
Intanto in gruppo corrono voci di alleanze trasversali tra spagnoli, e forse anche tra spagnoli e francesi, per attaccare insieme Armstrong e vendicare lo sgarbo fatto a Mayo a Wasquehal (il basco è caduto e la Us Postal ha tirato, c'è chi dice per approfittarne, c'è chi dice per caso: in effetti con Mayo era caduto anche Noval, compagno di squadra di Lance, che chissà perché avrà voluto staccare anche il suo gregario...). Per rinominare Chiappucci (due volte lo stesso giorno: un record!), oltre dieci anni fa sentivamo regolarmente parlare di "Santa" (addirittura) alleanza tra gli italiani contro Indurain, che all'epoca fagocitava Giri e Tour a ripetizione.
Poi cosa succedeva? Chiappucci attaccava in salita, Miguelon faceva spallucce, e Bugno inseguiva il Diablo, provocando travasi di bile nel varesino e nei tifosi italiani. Come dire che a parole ci si può alleare quanto si vuole, ma poi sulla strada emerge il solito individualismo dei corridori, che (magari rendendosi conto della superiorità del dominatore del momento) pensano prima al loro orticello che al resto. Perché stavolta dovrebbe andare diversamente?
Marco Grassi