Solo Basso contro Lance - Armstrong primo, ma Ivan resiste
Mentre tutto il mondo gli si squaglia intorno insieme ai suoi rivali, Lance Armstrong chiarisce a quei tre o quattro romantici che magari ne dubitavano ancora che soltanto un cataclisma potrà togliergli questo Tour de France, che per lui sarà il sesto consecutivo. Il texano ha vinto a Plateau de Beille (uno dei traguardi «pantaniani») la seconda tappa pirenaica della Grande Boucle, dopo essere arrivato secondo nella prima, ieri.
Il percorso inverso lo compie un impagabile Ivan Basso, che a questo punto è davvero l'unico a poter sperare di frapporre qualche obiezione tra Armstrong e il suo sesto trionfo: vincitore a La Mongie, il varesino oggi ha chiuso al secondo posto, ma sempre al fianco del texano, che non è riuscito a staccarselo dalla ruota malgrado un ritmo infernale imposto sull'ultima salita dai suoi uomini (l'ultimo a dare l'anima per Lance è stato Azevedo).
Al contrario di venerdì, Armstrong stavolta ha disputato la volata, vincendo a braccia alzate davanti a Ivan. Ma l'impressione destata dall'italiano è ottima, e la classifica dice che l'obiettivo del podio è molto vicino. Per il momento il texano ha 1'17" su Basso, e la cronometro di Besançon, sabato prossimo, promette un altro paio di minuti almeno in favore di Lance. Ma sulle Alpi (compresa la cronoscalata all'Alpe d'Huez) sarà difficile che il varesino molli la presa.
Dopo di loro, il ticket dei forti, la coppia Armstrong-Basso, c'è davvero il diluvio. Il visibile deperimento di tutti gli altri favoriti della vigilia è macroscopico. Dopo pochi chilometri di tappa, oggi, si è ritirato Zubeldia, non stava bene. Più sensazione fa l'addio di Hamilton, giunto al km 79, al rifornimento: un anno fa Tyler finì quarto correndo con la clavicola rotta, stavolta si arrende prima di quanto non avrebbe dovuto.
Ma almeno si risparmia il calvario che tocca invece a Mayo: in crisi nera sul Col de Latrape, salita non impossibile posta a metà tappa, il basco fa per ritirarsi a sua volta, ma i compagni lo rimettono in bici e lo portano all'arrivo, dove sarà di 37'40" il ritardo da Armstrong-Basso. Aitor Gonzalez è praticamente non pervenuto, Heras non fa niente di memorabile, e sulla salita finale, verso Plateau de Beille, si compie il quadro della disfatta degli antiLance: Scarponi perde presto le ruote (ma va guardato con comprensione, è al suo primo Tour) e paga quasi 10', Simoni continua a crogiolarsi nel suo rinnovato odio nei confronti di questa corsa e non va oltre un'aurea mediocrità, Ullrich, atteso al riscatto dopo la crisi di La Mongie, va lentamente sempre più a fondo, e conquista la certezza che il Tour 2004 non lo vincerà.
Si salvano Klöden e Mancebo (l'unico a dimostrare di voler fare qualcosa al di fuori delle regole imposte dai Postini di Lance), e sorprende Totschnig (e, in minore, anche il nostro Caucchioli: zitto zitto - ma è colpa nostra che lo abbiamo considerato poco - ha risalito la classifica fino al nono posto: il principe dei regolaristi!), ma il tutto è davvero poco rispetto alle attese.
Però c'è un ragazzetto che ci sta strappando emozioni e applausi ogni giorno che passa, ed è Thomas Voeckler: conquistata la maglia gialla grazie ad una fuga bidone a inizio Tour, il 25enne alsaziano sapeva che prima o poi l'avrebbe dovuta cedere. Ma sui Pirenei ha difeso coi denti il primato in classifica, e oggi si è staccato mille volte ed è sempre rientrato, per poi dare tutto sulla salita finale per salvare appena 22" (venerdì mattina aveva 9'35") su Armstrong: quei 22" che gli regalano almeno altri due giorni in giallo, tra la Carcassonne-Nîmes di domani (tappa facile per velocisti) e il riposo pre-Alpi di lunedì.
Marco Grassi