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Non lo piglia più nessuno - Tour, altra mazzata di Armstrong

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Ecco infine serviti quanti credevano ancora ai miracoli. Lance Armstrong conferma il suo strapotere e dà schiaffi a destra e a manca nella cronoscalata dell'Alpe d'Huez. Purtroppo tra i colpiti c'è Ivan Basso, che si sperava potesse giocarsi la tappa secondo su secondo con l'americano, e invece paga una sostanziale penale alla sua mancanza di specializzazione nelle prove contro il tempo: nelle cronoscalate, si sa, il prefisso conta comunque abbastanza più del suffisso.
Armstrong, che per non rischiare va forte sia nelle crono che nelle scalate, ha iniziato quasi subito a maciullare gli avversari. Sì, è vero che al primo rilevamento era 3" dietro a Ullrich, ma si trattava di un tempo preso dopo il primo chilometro e mezzo, sul piano. Non appena la strada ha iniziato a inerpicarsi lungo i tornanti dell'Alpe, un Lance impassibile di fronte alla bolgia umana che gli si scatenava intorno (stimati oltre 500.000 spettatori lungo i 15 chilometri e mezzo della salita) ha mulinato con la solita frequenza impossibile il suo rapportone e ha scavato abissi col resto del Tour: in 8 chilometri ha dato a Ullrich 43", accresciuti di altri 21" negli ultimi 6 chilometri; e stiamo parlando di un grandissimo della specialità, il tedesco.
Ivan Basso invece ha fatto quel che ha potuto. Forse schiacciato dal peso della responsabilità non ha reso come egli stesso si aspettava, e quando si è visto arrivare alle spalle il lanciatissimo Armstrong, partito due minuti dopo di lui, la mazzata psicologica è stata forte. Ma non dovrebbe, Ivan, abbattersi oltre il dovuto. Constatata l'inavvicinabilità del Mostro, se l'obiettivo resta il secondo posto, Basso ha ancora buone possibilità di centrarlo: Klöden, terzo in classifica generale (e autore di una cronoscalata in linea col suo Tour: eccezionale, visti i suoi precedenti), ha 1'15" di ritardo, e l'italiano ha a disposizione la tappa di domani per guadagnare qualcosa nei suoi confronti e premunirsi da un eventuale rientro del tedesco nella crono di sabato.
Ullrich, che è quarto, resta a oltre 4' da Basso, e deve sperare di staccare sin da domani il varesino per poterlo scalzare poi in classifica: ipotesi difficile anche questa. Quindi, posto che (quantomeno) il podio è quasi cosa fatta, saprà Ivan cercare qualcosa in più, e magari attaccare e tentare di avvicinare Armstrong sulle ultime salite alpine della frazione di domani?
Visto il Lance di oggi, e di ieri, e vista la sua squadra, e visti i 3'48" che ha su Basso, verrebbe naturale mettersi l'anima in pace e prepararsi a festeggiare (a denti stretti) il sesto Tour dell'americano. Ma bisogna pur sempre dire che domani il gruppo dovrà scalare il Glandon e la Madeleine (vetta del Tour a quota 2000) in avvio, e poi altre tre salite nel finale (Tamié, Forclaz e Croix Fry). In teoria spazio per sognare ce ne sarebbe, anche se sfugge il senso di mettere le salite più dure a inizio tappa (ma se dovessimo cercare la logica in tutto quel che fa Leblanc, moriremmo inappagati).
Ma è anche inevitabile tornare alla manfrina di ieri, alla luce di quanto avvenuto sull'Alpe d'Huez. Basso, anziché attaccare insieme a Ullrich a 60 km dal traguardo, ha preferito inseguire il tedesco, facendo un innegabile favore ad Armstrong. Non è scattato anche lui per preservarsi in vista della cronoscalata. Ma ha ottenuto, come risultato, di essersi alienate le simpatie di una parte dei tifosi; e di aver perso lo stesso troppo sull'Alpe. Se invece ieri avesse attaccato, avrebbe rischiato di dare a Lance forse qualche decina di secondi. Oggi li avrebbe lasciati con gli interessi? Pazienza, il Tour non lo vinceva comunque, ma almeno ci avrebbe provato, e ci avrebbe regalato una bella impresa.
Resta da dire degli altri italiani, oggi: Guerini, bravissimo, è stato il migliore dei nostri, sesto a 2'11" da Lance; Caucchioli e Simoni, non più che discreti, hanno difeso le loro posizioni in classifica (il capitano della Alessio è comunque un ottimo nono nella generale). Se ne avranno, domani dovranno mettere il muso davanti.
Chi non c'è più invece, ha ottenuto una significativa vittoria, proprio nella tappa ipocritamente a lui dedicata dall'organizzazione (che però ha preferito non invitare i genitori...). Armstrong ha scalato l'Alpe in 37'36". Pantani, nel 1997, ci era riuscito in 37'35". Un secondo che un qualche peso ce l'ha, malgrado tutto.
 


Marco Grassi


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