Le pagelle del Tour 2004 - Le due facce di Lance dal 10 allo 0
Armstrong - 10/0
Come si fa a non dare un 10 grande quanto una casa ad un corridore che vince il suo sesto Tour consecutivo dando tra l'altro l'impressione di passeggiare sugli avversari? Ma allo stesso tempo, come non dargli uno 0 spaccato per l'arroganza di certi atteggiamenti, primo tra tutti il mobbing esercitato ai danni di Filippo Simeoni?
Azevedo - 9
Il voto se lo prende nominalmente lui, che (a parte Armstrong) tra i suoi è stato il migliore in montagna e anche in classifica. Però va esteso a tutti gli altri componenti della fantastica Us Postal, una squadra che ha un ruolo incredibile nei successi del suo capitano: onore quindi anche a Landis, Hincapie, Rubiera, Ekimov, Padrnos, Beltran e Noval.
Klöden - 8,5
Era partito come primo gregario di Ullrich, e invece tappa dopo tappa ha acquisito sempre maggior sicurezza e padronanza, sfruttando le sue doti a cronometro e dimostrando un netto miglioramento in salita, fattori che gli sono valsi un sorprendente secondo posto. Nella speranza che non sia una delle tante meteore che brillano una sola stagione per poi tornare nel dimenticatoio.
Voeckler - 8
Per una decina di giorni è stato lui il volto del Tour, con una maglia gialla indossata grazie ad una fuga bidone e poi difesa coi denti fino alle Alpi. Alla fine, sfuggitagli anche la maglia bianca di miglior giovane, e senza successi di tappa, le statistiche dicono che resta con un pugno di mosche. Invece la sua felice sofferenza sui Pirenei è uno dei più begli spot al ciclismo visti negli ultimi anni.
Basso - 7,5
Il risultato che ha ottenuto è di un'importanza enorme: terzo al Tour, e con grandi prospettive davanti a sé, chiunque ci metterebbe la firma. Ma a sfavore di Basso gioca il fatto che non abbia mai neanche provato ad attaccare Armstrong, anche quando ne avrebbe avuto gambe e possibilità: quella di stare sempre a ruota e di accontentarsi del podio è stata una scelta ben precisa e ponderata. Ma così il voto si abbassa.
Virenque - 7,5
Passano gli anni ma lui è sempre lì, a dare a tutti lezioni di tenacia e attaccamento alla maglia (a pois). La sua settima vittoria nella classifica del Gpm è un record, di sicuro anche stavolta ha lasciato un bel segno sul Tour.
Boonen - 7,5
Il nome nuovo dello sprint mondiale: due vittorie di tappa, compresa quella, prestigiosissima, sui Campi Elisi.
McEwen - 7
Conquista la maglia verde rintuzzando gli assalti di Hushovd, e si prende pure due belle tappe.
Pozzato - 7
Firma uno dei due successi italiani al Tour (l'altro è di Basso sui Pirenei), dando una bella mano ai suoi per "dimenticare" Petacchi.
Mancebo - 6,5
Raccoglie un sesto posto, miglior spagnolo in classifica in un anno disgraziato per i suoi connazionali. Migliorato di 4 posizioni rispetto all'ultimo Tour, è stato anche uno dei due che hanno provato ad attaccare Armstrong in salita, anche se con esiti negativi. Dovrà migliorare ancora a cronometro se vuole puntare al podio, ma ha tempo davanti a sé.
Caucchioli - 6,5
Nonostante non si sia mai fatto vedere davanti, chiude a ridosso dei primi, in undicesima posizione. Il trionfo della regolarità.
Ullrich - 6
Probabilmente siamo anche di manica larga, visto che per l'ennesima volta non è riuscito a battere il rivale storico, e per di più resta giù dal podio (evento mai verificatosi). Paga un approccio disastroso ai Pirenei, però ha chiuso in crescendo, e bisogna riconoscere che ha messo a segno un bellissimo attacco sulle Alpi, e solo una masochistica tattica del Team Csc (che lo ha inseguito anziché far lavorare la Us Postal) gli ha impedito di rientrare in corsa.
Bettini - 5,5
Si è spremuto per tenere la maglia a pois nei primi giorni, e poi non ha più trovato il colpo di pedale per entrare nella fuga giusta. Come del resto tutti gli italiani, quasi mai visti in azioni da lontano.
Scarponi - 5
Ottimo nei primi dieci giorni, dopo ha pagato una certa inesperienza e una forma non al livello di un mese fa.
Hamilton - 4,5
Il giudizio va sospeso, visto che si è dovuto ritirare per motivi fisici (mal di schiena). Ma non aveva comunque impressionato, e poi non può cadere sempre!
Simoni - 4,5
Nuova cocente delusione per la nostra punta (sulla carta) al Tour. La cronosquadre è stata la pietra dello scandalo, col minuto e 12" perso perché i compagni non lo hanno aspettato sul traguardo dopo una sua caduta agli ultimi 200 metri: Gibo ha vissuto la decisione della giuria di non reintegrarlo nel tempo della squadra come una pesante ingiustizia (aggiunta anche alle espulsioni dei suoi compagni Di Luca e Casagranda). Ma un campione dovrebbe reagire, e invece lui si è lasciato affondare, staccandosi sempre e sparando a zero sul Tour. Unico lampo, la fuga verso Le Grand-Bornand, conclusasi male. Un po' poco.
Petacchi - 4
Nelle prime volate proprio non si è visto, evidentemente era giù di condizione (oppure gli ha difettato un po' di coraggio). Quando stava iniziando a dare qualche segnale di risveglio è caduto e si è dovuto ritirare, lasciandoci orfani delle sue vittorie.
Zabel - 4
Lui in gara ci è rimasto invece fino alla fine, ma il suo carniere contiene un secondo posto, tre terzi, tre quinti, un settimo, un nono, due undicesimi, un dodicesimo, un quindicesimo... sì, ma la vittoria quando?
Cipollini - 3
Non solo non ha lasciato traccia di sé, ma si è messo contro la squadra e ha partecipato alla generale crocifissione di Simeoni.
Mayo - 2
Ci cospargiamo il capo di cenere per aver pensato che potesse realmente contrastare il dominio di Armstrong. Sfortunato nella tappa di Wasquehal (ha perso 4' per una caduta), probabilmente il contraccolpo psicologico è stato molto forte. Ma poi sulle montagne è stato una pena, e anziché cercare anche un parziale riscatto, alla fine s'è ritirato.
Heras - 2
Ma davvero voleva rivaleggiare con Armstrong? Eclatante debacle, sua come dell'intero movimento spagnolo (a parte rare eccezioni).
Leblanc - 1
L'incoerentissimo patron del Tour è colpevole di aver calpestato il diritto alla presunzione d'innocenza, mandando a casa indiscriminatamente chi gli pare tra quanti hanno in corso indagini sul doping; e di aver disegnato un Tour bruttissimo, soltanto una pallida controfigura dello spettacolare percorso di un anno fa, e troppo cucito addosso ad Armstrong.
Marco Grassi