La grande incertezza - Mistero Vuelta, sei uomini in un minuto
Versione stampabileVista la terribile salita di Xorret de Catí, si rimpiange che non fosse un po' più lunga dei suoi 4 chilometri e mezzo, dato che su quelle pendenze tra il 10 e il 15% (con più di un picco a lambire il 20%) Damiano Cunego ha finalmente mostrato di poter tenere (più o meno) il passo dei vari Heras, Nozal, Mancebo, Sastre e Valverde, ovvero i cinque che hanno fin qui dimostrato maggior brillantezza in salita (insieme a Piepoli e Ferrio, ma non sono in classifica). Nozal, che ha preso il posto di Aitor Gonzalez nella cinquina dei favoriti di casa, oggi ha sofferto un minimo, ma bisogna capire che l'Alto odierno era veramente troppo duro per le caratteristiche di Isidro. A maggior ragione, il suo ottimo piazzamento lo impone all'attenzione generale.
Tornando a Cunego: è probabile (anche se non certo) che su una salita dura e lunga avrebbe potuto lottare da pari a pari con quelli che fin qui lo hanno battuto nelle due occasioni veramente importanti, e cioé nella crono di Almusafes e in cima all'Alto de Aitana. Ciò ci suggerisce che il veronese potrebbe avere qualcosa da dire - per esempio - all'Osservatorio Astronomico di Calar Alto, giovedì. Anche perché, conoscendo il suo orgoglio, sarebbe difficile pensare che il buon Damiano voglia ritirarsi senza neanche un lampo della sua classe.
Fin qui la Vuelta di Cunego è stata assai grigia, inutile usare giri di parole. E' emersa in maniera netta la mancata preparazione specifica per l'appuntamento, e la sua speranza di fare la classifica nella corsa spagnola è appassita al cospetto della condizione di quelli per i quali questo rappresenta l'appuntamento centrale della stagione. Valverde, assente dagli altri due grandi giri, avrebbe giocoforza puntato tutto sulla gara di casa; che Nozal sarebbe stato più competitivo alla Vuelta che nel resto della stagione lo sapevamo benissimo; quanto a Heras, Sastre e Mancebo, sono tutti e tre reduci dal Tour, tremendo per il primo, buono per gli altri due: senza dubbio gli stimoli che trovano in Spagna sono superiori a quelli che può trovarvi un italiano.
Fatto sta che comunque, iberici o non iberici, la maglia oro resta sulle spalle di un americano, Floyd Landis. A naso sembrerebbe che la forma del capitano della Us Postal sia un po' calante, del resto già al Tour lo abbiamo visto a livelli di eccellenza, e non è facile essere al massimo per molti mesi di seguito. Si è comunque difeso con onore, limitando a meno di un minuto il gap da Valverde e soci; ma se soffrirà come oggi su qualcuna delle altre salite della Vuelta, non gli sarà facile recuperare nelle due cronometro.
In definitiva, come era anche presumibile (e auspicabile) le prime difficoltà altimetriche non hanno lanciato nessuno in maniera incontrovertibile: e siccome neanche i cronoman godono di eccessivi bonus in classifica, questo vuol dire che il percorso fin qui è effettivamente molto equilibrato. Domani c'è una tappa ambigua, non difficile, ma neanche di chiara interpretabilità: una salita leggera ma lunga fino all'arrivo, potrebbe essere fuga, potrebbe essere duello di classifica sulle ultime rampe (appena più impegnative), potrebbe essere pure volata (per velocisti alla Zabel, alla O'Grady, alla Freire, insomma: prova d'appello per gli attaccanti di oggi).
Ma la verità è che, tra la frazione interlocutoria di oggi e il riposo di domani, i giochi importanti sono rinviati a giovedì. Aspettiamo con ansia quel giorno.