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Heras astronomico - Roberto primo, Cunego staccato

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Si arrivava all'osservatorio astronomico di Calar Alto, e Roberto Heras ha voluto uniformarsi all'ambiente, regalandosi una scalata stellare che gli ha permesso di staccare tutti i rivali e di conquistare la maglia oro. Di più non poteva chiedere, ora potrà correre di rimessa avendo a disposizione una squadra che fin qui si è dimostrata la più forte della Vuelta, e che quindi potrà esercitare un ferreo controllo.
Valverde, fresco reduce da una rovinosa caduta (da cui si è in parte ripreso nella giornata di riposo), dopo aver sofferto nel corso della prima salita (si è pure staccato, per qualche metro), ha poi ritrovato un po' di smalto ed ha addirittura attaccato nel finale, poco prima che lo facesse, in maniera definitiva, Heras; ha poi limitato i danni, il murciano, ha conservato il terzo posto in classifica (a meno di un minuto dalla maglia oro), e può guardare con fiducia ad un futuro in cui, oltre a un dolore sempre meno forte, potrà trovare anche terreni più adatti alle sue caratteristiche di quanto non lo sia stato quello odierno.
Mancebo invece no: per uno che dovrebbe fare la differenza in salita, la tappa di oggi doveva essere un appuntamento fondamentale, ma il campione nazionale spagnolo ha dimostrato di avere ancora qualcosa in meno rispetto a Heras. Potrà sempre sperare che il capoclassifica incontri qualche difficoltà da qui in avanti, qualche giornata storta, anche perché pure a cronometro Heras sembra superiore. Altrimenti per Mancebo diventa difficile vincere la Vuelta, almeno per quest'anno (ma il podio è pur sempre un buon inizio, ed è ampiamente alla sua portata).
Cade Landis, ma già nei giorni scorsi l'americano aveva dato l'impressione di essere ormai al suo limite, e di non poter sopportare un tappone come quello dell'Osservatorio, tanto più se corso ad un ritmo forsennato sin dall'inizio. E gli altri sembrano tutti irrimediabilmente lontani dalla maglia oro, tranne Nozal, che però sconta il fatto di essere incatenato al ruolo di primo gregario del vincitore in pectore di questa Vuelta.
Il quale, e torniamo a Heras, ha vinto ma non ha stravinto, se è vero che il suo margine su un immediato inseguitore come Santiago Perez (bravissimo!) è sceso a poco più di mezzo minuto negli ultimi 3 chilometri, dopo aver lambito il minuto. Meglio così per la corsa iberica, che può mantenere un buon livello di incertezza in vista dell'interminabile serie di tappe importanti che attendono il gruppo.
Un gruppo che vede relegati ad un ruolo sempre marginale i nostri uomini di classifica. E se Garzelli, in visibile crescita di condizione (tanto che si meriterà la convocazione di Ballerini per i Mondiali), può puntare decisamente ad un posto nei primi dieci (sempre che abbia voglia di portare a termine la Vuelta), Cunego proprio non riesce a entrare nell'ottica della corsa: anche oggi vedere a lungo le maglie Saeco nelle prime posizioni ci aveva fatto sperare in qualche colpo del Principino, che invece si è squagliato come neve al sole non appena i Liberty Seguros hanno iniziato a fare sul serio. Poi ha limitato i danni, Damiano, ma è ormai emersa in tutta la sua cruda realtà la questione di fondo: una corsa a tappe come la Vuelta non si può improvvisare, e se la classe mette al riparo da figuracce, si è comunque confinati nelle zone a ridosso di quelle nobili.
Ci eravamo un po' illusi sulle possibilità di Cunego di puntare almeno al podio, ma lungi da noi l'intenzione di scaricare ora il veronese! Non è affatto un problema che il giovane capitano della Saeco non abbia mantenuto quelle che di certo erano anche le sue aspettative; sta comunque facendo un'esperienza importante, corre contro avversari di rango, e in un modo o nell'altro sta mettendo in cascina il fieno di una buonissima condizione, che sarà preziosa sul circuito iridato. Quanto al conto aperto con la classifica della Vuelta, Damiano ha un decennio (almeno) davanti a sé per chiuderlo. Non abbiamo dubbi che, prima o poi, proverà a farlo.

Marco Grassi

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