France, Fête Nationale - Il 14 Luglio di Virenque e Voeckler
Da qui in poi per la Francia sarà presumibilmente soltanto discesa. Perché, con tutta la buona  volontà possibile, immaginare una giornata migliore di questo 14 luglio, per i ciclisti di  casa, è arduo.
 Per cominciare era il dì della festa nazionale, che di tanto in tanto viene bagnato da  un'impresa di un transalpino (le ultime due le mise a segno Jalabert); poi, nella tappa dei  nove gran premi della montagna, non poteva che attivarsi e vincere l'amatissimo (dai francesi)  Virenque, avido dei pois della maglia che premia il miglior scalatore del Tour; infine  l'inaspettato si materializzava nella forma della bella difesa che Voeckler, campione  nazionale, ha fatto della sua maglia gialla, andando addirittura a sprintare in faccia ad  Armstrong per il quinto posto.
 Il piglio dimostrato dal giovane leader della classifica starà facendo pulsare più di un  cuore, al di là delle Alpi: hai visto mai che l'ultimo arrivato li mette tutti in fila?  Siccome, nel sin troppo vasto campo del verificabile, anche questa ipotesi non va scartata a  priori, diciamo che Voeckler ha un 2% di possibilità di vincere il Tour. Forse siamo anche  larghi di manica, ma intanto ci mettiamo al riparo: se vince, diremo orgogliosi «l'avevamo  detto che poteva farcela!»; se non vince diremo con sufficienza «non gli davamo più del 2% di  chance». Pace.
 Torniamo alla tappa. Ci si aspettava fuoco e fiamme dagli spagnoli, i quali hanno invece  passato la mano: a meno che non vogliamo considerare alla stregua di un attacco l'allungo  tentato nell'ultimo chilometro da Mancebo in cerca di secondi di abbuono; allungo peraltro  frustrato dagli Ullrich Boys, Klöden e Zabel, secondo e terzo sotto lo striscione.
 Il primo, come abbiamo già accennato, è stato Richard Virenque, già lavato e stirato quando il  gruppo ha raggiunto il traguardo. Il 34enne francese è scattato diverse volte in avvio di  frazione, prima di imbroccare la fuga al km 35; con lui si è lanciato Axel Merckx, che però ha  gettato la spugna sul Pas de Peyrol, la salita più dura della giornata (che ha fatto penare  anche Mayo, dietro), a 67 km dalla fine. Da lì Virenque, transitato primo su tutti e 9 i Gpm  di giornata, è rimasto solo, e ha difeso molto bene il vantaggio dal ritorno del gruppo.
 Nel tagliare lo striscione, il corridore della Quick Step si è rivolto al cielo, dedicando la  vittoria ad un amico scomparso; e dopo ha anche pianto copiosamente, nel ricordare questa  persona cara davanti ai microfoni dei giornalisti. Non lo consolerà del tutto, ma almeno la  maglia a pois conquistata gli regalerà un sorriso: se la porta fino a Parigi sarà la settima  della sua carriera, un record assoluto.
 Il gruppo, nella sua totale inanità, ha lasciato spazio ed è andato piuttosto piano (anche per  questo Voeckler si è salvato, diciamo la verità). Nessun uomo di classifica si è azzardato ad  attaccare, buon per Armstrong. Sulla volata per il secondo posto, poi, si è creato un buco di  7", a svantaggio di Simoni, Heras, Hamilton e Sevilla: ma non sono distanze che determineranno  chissacché, alla fine.
 Domani (Saint Flour-Figeac, 164 km) la tappa, pur accidentata, sarà più tranquilla; poi  inizieranno i Pirenei. Aspettiamo sempre che accada qualcosa. 
Marco Grassi




