Flecha centra il bersaglio - CdM, Bettini vicinissimo a Rebellin
Nell'elenco dei favoriti per il Gran Premio di Zurigo, Juan Antonio Flecha non era il nome dotato di maggior appeal. Molti altri protagonisti si affollavano nei podi ideali, ma lo spagnolo, che pure nella mente di tutti rappresentava un personaggio che prima o poi una vittoria importante l'avrebbe conquistata, stava come sempre in seconda fila, possibile vincitore ma a patto che almeno una mezza dozzina di prime firme sbagliasse qualcosa.
E invece la Freccia iberica ha conquistato questa sua prima grande classica in maniera limpida, che non ammette distinguo: prima ha resistito bene nel gruppo dei big, poi si è bevuto con una grande rimonta in volata non uno qualsiasi, ma Paolo Bettini, proprio quel Bettini che otto giorni fa sgusciava tra un cerchio olimpico e l'altro per giungere all'oro di Atene. Non velocissimo, Flecha, ma veloce il giusto, e certo più di quanto egli stesso non presupponesse al Tour, un mese fa, quando era in fuga (una delle sue tante in Francia quest'anno), e volle anticipare lo sprint a 10 km dal traguardo di Figeac, perché non si fidava dell'arrivo di gruppetto. Venne ripreso da Egoi Martinez e Moncoutié, e quest'ultimo se ne andò a vincere in contropiede, mentre gli strali di un Ferretti che da decenni non si arrabbiava tanto si sentivano sin dalla Nuova Zelanda.
Stavolta il diesse della Fassa Bortolo non ha che da baciare in fronte il suo uomo, per quanto fatto in Svizzera. Tanto più che il successo di Flecha è moltiplicato per dieci dal fatto di aver battuto il fresco campione olimpionico. Gran professionista, quel Bettini: mai sazio, mai appagato, è stato capace di trovare, a una settimana dalla vittoria della vita, gli stimoli per condurre il GP di Zurigo in prima linea, e di rischiare pure di vincerlo.
Si accontenta del secondo posto, ed è il terzo consecutivo in Coppa del Mondo, dopo quelli raccolti ad Amburgo e a San Sebastian. Ma 70 punti + 70 punti + 70 punti fanno comunque una somma che proietta il toscano a un passo da Rebellin. Bettini potrebbe vincere la challenge senza aver primeggiato in nessuna delle 10 corse che la compongono, e la cosa saprebbe un po' di beffa per Davide (primo ad Amstel e Liegi). Ma Paolino ha esibito una stupefacente regolarità, mentre il Rebellin agostano ha peccato, al contrario di quello di aprile, di una certa tendenza all'attendismo. Almeno in una delle ultime tre corse di Coppa, il veneto avrebbe dovuto attaccare a fondo. Magari a San Sebastian, sullo Jaizkibel; e invece Rebellin si è come adagiato su un vantaggio che sembrava quasi incolmabile e invece è stato praticamente annullato da Bettini.
Belle, bellissime le notizie che vengono da Casagrande, Frigo e Savoldelli: tutti e tre reduci da infortuni e guai fisici in serie, finalmente sembrano essersi lasciati alle spalle il periodo nero e sono tornati competitivi. Al di là del piazzamento al traguardo, hanno corso nel modo che compete loro, e cioé da protagonisti. Chissà che la Vuelta non possa aver trovato un terzetto di personaggi in più (oltre a Cunego, attesissimo, e a Petacchi) per tenere incollati gli italiani alla corsa spagnola. (Sempre che la Rai se ne accorga).
Marco Grassi