Ecco il giallo dell'estate - Chi compirà il delitto perfetto?
Sei indiziati, forse sette. E un delitto perfetto da compiere: arrivare a Parigi in testa alla classifica del Tour de France, lasciandosi alle spalle tutte le avversità che una corsa di 22 giorni comporta, e tutti i rivali per la conquista della stessa.
Il primo della lista, da cinque anni inafferrabile per tutte le polizie del mondo, è Lance Armstrong. Non sta passando un momento felicissimo: sente l'età che avanza, vede i rivali giovani sempre più intraprendenti, pronti a fargli le scarpe; legge di sé in chiave negativissima su un libro appena uscito (in cui la sua ex massaggiatrice lo accusa apertamente di doping); sa che se vuole stabilire il record dei record non gli restano molte occasioni: e ogni fallimento può essere l'ultimo. E' in questi momenti che il campione di razza tira fuori tutta la sua classe e mette tutti (e tutto) a tacere. Ci riuscirà, Armstrong?
Il percorso, che in un primo momento avevamo definito favorevole che più non si può al texano, lo vediamo oggi con occhi un po' diversi: poche montagne dure dure, ma una cronoscalata; e al Delfinato ce n'era una, e l'ha vinta Iban Mayo, in faccia a re Lance. Eccolo, il nome nuovo che è già da anni sui taccuini di tutti gli investigatori: lo si aspettava alle prese con un grande colpo, e forse è arrivato il suo momento. Sapendo che il terreno a lui amico, la salita, è stato limitato dagli organizzatori, ha lavorato sulle crono, ed è migliorato molto. Se perde meno degli otto minuti lasciati contro il tempo l'anno scorso, può farcela.
Certo, però, che se ad essere decisive saranno le cronometro, il nome giusto ce l'abbiamo, ed è quello di Jan Ullrich. La sua banda è tra le più arcigne della piazza, al suo fianco ci sono gregari di prima qualità, che sarebbero capitani in qualsiasi altra squadra. Ma a parte questo, è lui ad ostentare tutt'un'altra condizione, e convinzione, rispetto al passato. L'anno scorso ha capito di poter tornare a vincere il Tour, di conseguenza ha preparato il prossimo con puntiglio. Ha vinto il Giro della Svizzera per un solo secondo; ma a Parigi gliene basterebbe mezzo, pur di fare un dispetto all'eterno rivale.
Roberto Heras è invece appena passato dall'altra parte della barricata. Fino a tutto il 2003 è stato la guardia del corpo di Lance, l'ultimo a mollarlo, il compagno più fidato. Ma gli anni passano anche per lui, e le ambizioni vanno curate e stimolate: e allora squadra nuova, a sua completa disposizione, e voglia matta di dimostrare di non essere "solo" un uomo da Vuelta. Il Tour, e il vecchio amico texano, dovranno fare i conti anche con lo spagnolo: quante volte, in passato, ci eravamo chiesti con rammarico: "Ah, se Heras fosse avversario di Armstrong, anziché suo gregario, in quanti modi lo potrebbe attaccare?". Quest'anno finalmente ci toglieremo il dubbio.
Alla categoria degli (ex) amici del re appartiene anche Tyler Hamilton. Lo scorso anno a dir poco epico, quarto a Parigi dopo un Tour corso con una clavicola fratturata e tenuta insieme da fasciature soffocanti, tanta grinta e denti stretti. Hamilton rispetta e stima il suo ex capitano Lance, ma è pronto a batterlo: lui ci crede, ha una testa spaventosa, vuole capire (e far capire) cosa può fare, dove può arrivare se corre senza handicap di sorta. Ha una grande squadra al suo fianco, e sarà una pedina fondamentale sullo scacchiere della Grande Boucle.
Il ruolo che avranno gli italiani (a parte Petacchi e Cipollini, sicuri protagonisti, vuoi per i risultati del primo, vuoi per il peso mediatico del secondo) è invece tutto da scoprire. Ivan Basso è in crescita costante: undicesimo, poi settimo, se il trend è giusto stavolta dovrebbe agguantare il podio. Ma la distanza tra un settimo e un terzo è molto più ampia di quella tra un undicesimo e un settimo. Ivan questa cosa la sa, e per questo evita proclami e mantiene un basso profilo. Il suo ds Riis comunque crede ciecamente in lui, al punto da avergli messo a disposizione una squadra importante come il Team Csc.
Gilberto Simoni è una vera incognita. Beffato al Giro dal delfino Cunego, avrà imparato ad essere molto diffidente, attento, a non dare niente per scontato; il che, visto il suo Tour del 2003 (affrontato con un po' di approssimazione dopo un Giro eccellente che lo aveva saziato), va benissimo. Il bisogno fisico di riscatto glielo si legge in volto; ma avrà poco spazio per lanciare i suoi attacchi, e molte, forse troppe crono da digerire. Ma non è mai detto: nessuno può garantire che questo Giallo dell'estate non possa avere una soluzione sorprendente, inattesa, spiazzante.
Marco Grassi
Simoni: "Ho più energie ed esperienza"
Simoni, per lei questo Tour è molto diverso da quello di un anno fa, a cui si presentava dopo un trionfale Giro d'Italia e con dichiarate ambizioni per la classifica.
"Rimango dell'avviso di avere le caratteristiche per essere protagonista al Tour de France. E' tuttavia innegabile che l'esperienza dello scorso anno mi ha insegnato un sacco di cose, di cui cercherò di fare tesoro".
Quindi qual è il suo obbiettivo?
"Parto molto tranquillo e prudente, aspetto di vedere cosa ci riserverà la crono a squadre, poi strada facendo proverò a capire quali possano essere i miei spazi ed il mio ruolo".
Lei stesso, anche alla fine del Giro, ha fatto notare di essere molto meno stressato rispetto ad un anno fa.
"Non posso negarlo, e questo alla lunga può diventare importante. Nei momenti decisivi del Tour, quelli in cui la fatica si fa estrema, credo avrò qualcosa in più da spendere".
Soddisfatto della sua preparazione in vista della corsa francese?
"Dopo il Giro non ho più corso, a parte qualche kermesse, e questo non mi dà modo di avere parametri certi. In compenso ho trascorso dieci giorni in Svizzera con la famiglia, a Maloia, e lì ho fatto un lavoro di rifinitura molto accurato".
Chi considera il favorito numero uno del Tour?
"Lance Armstrong".
Eppure molti ritengono che in questo Tour, per molteplici motivi, l'americano potrebbe non avere la giusta serenità.
"Conosco persone che l'hanno visto pedalare sul Mortirolo, e per questo motivo mi sono fatto un'idea diversa. Lui sa bene quello che vuole".
E Simoni, invece, cosa vorrebbe?
"Essere protagonista, lottare da pari a pari con i migliori in quanto convinto di essere all'altezza. Vorrei qualche bella soddisfazione, come fu lo scorso anno la tappa vinta sui Pirenei, ma senza perdere di vista la priorità della classifica".
C'è un'insidia particolare in questo Tour?
"Il grande caldo, se piomba all'improvviso, può cambiare gli scenari. Finora abbiamo gareggiato in condizioni climatiche particolari, molti avvertiranno lo sbalzo".
A cura dell'Ufficio Stampa Saeco