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È il Giro di Cunego - Simoni lo attacca ma non lo piega

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Una tappa memorabile. Gilberto Simoni ci ha provato, ha voluto fino alla fine non lasciare nulla di intentato, è andato contro le regole non scritte del ciclismo, ha attaccato il suo compagno in maglia rosa.
Non è una cosa che si veda tutti i giorni sulla strada. Ma Gibo, onestamente, non aveva scelta. Doveva accettare uno statu quo che sentiva figlio di un mezzo tradimento, e sottostare alla classifica uscita dalla tappa di ieri? Non stiamo dicendo che sia stato tradito dalla Saeco, intendiamoci. Ma lui l'ha vissuto così, e quindi era giusto che si comportasse di conseguenza. Del resto la sua azione, spettacolare e potenzialmente foriera di rivolgimenti impensabili alla vigilia, non ha danneggiato Cunego. Non ha favorito, Simoni, nessun rivale pericoloso per la classifica della giovane maglia rosa.
Al contrario, il trentino ha trovato una splendida collaborazione col suo rivale storico, Garzelli, piuttosto indietro in graduatoria. Era quasi commovente vedere questi due "vecchietti" (la definizione è dello stesso Garzelli) dannarsi l'anima provando a ribaltare una situazione che sembrava ormai cristallizzata. Dall'alto dei loro 3 Giri vinti in 2, non si sono risparmiati in un'azione partita da lontano, un'azione che ci si aspetterebbe da due giovani in cerca di gloria, e che invece viene da due protagonisti del loro calibro (non dimentichiamo che alla vigilia erano i due uomini candidati al successo finale).
Ma si trattava di una lotta contro i mulini a vento. Per lo meno per Simoni, l'obiettivo era davvero lontano, proibitivo. Si trattava di cercare di scalzare dalla vetta un ragazzo che sembra non essere scalfibile da alcunché: Cunego, con la coperta di Linus rappresentata dalla presenza di Mazzoleni sempre al suo fianco, non ha mai fatto una piega. Non ha tirato un metro, ha lasciato che fosse qualcun altro a fare il lavoro "sporco", di limitare il margine dai due battistrada partiti a metà Mortirolo.
E - chi l'avrebbe mai detto - Cunego ha trovato per strada una quantità di alleati. Sarà che aveva ragione Flaiano (ci si affanna a correre in soccorso dei vincitori), sarà una coincidenza di casi, fatto sta che prima sono stati i De Nardi, che lottavano per difendere il secondo posto di Honchar, a tenere il guinzaglio corto coi fuggitivi; poi, sulla discesa dal Vivione, è stato Popovych ad andare in picchiata a rotta di collo (con Damiano a ruota), azione che gli ha permesso di recuperare un minuto sugli attaccanti. Infine è stata la volta dei Fassa Bortolo mettersi davanti a tirare, sulla Presolana: Cunego ha seguito il bravissimo Cioni, che era emerso da quel che restava del gruppo.
Ha salvato lo stile, Damiano, nessuno potrà accusarlo di aver messo i bastoni fra le ruote del suo ex capitano. Simoni ha avuto la sua chance, se l'è giocata, gli è andata male. Non gli è riuscito neanche l'aggancio alla seconda piazza, che Honchar ha salvato per un niente, tre secondi. Ma, dalla sua prospettiva, oseremmo dire "meglio così": meglio terzo, piazzamento sempre onorevole, che secondo immediatamente alle spalle del suo giustiziere. Così, con questo distacco appena maggiore, l'impressione che Simoni sia stato battuto da Cunego è un po' attenuata.
Di Garzelli, resta da dire che ci è piaciuto tanto l'orgoglio che ha messo sulla strada. Non si è arreso a chiudere il Giro da comprimario, ha voluto lasciare il segno, ci è riuscito nella tappa più bella, una tappa che ricorderemo ben oltre la fine di questa corsa rosa ("quella volta che Simoni attaccò il suo compagno Cunego in maglia rosa..."). E' stato un po' tardivo, il risveglio di Stefano, ma è stato comunque un risveglio di grande rilievo. Complimenti anche a lui.


Marco Grassi


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