Bianco, rosso e Valverde - Ale vince, bene le punte italiane
Se Alejandro Valverde voleva dare un segnale al resto del gruppo, ci è riuscito benissimo. Alla vigilia era uno dei favoriti per il successo alla Vuelta, tantopiù lo è ora che ha conquistato la terza tappa vincendo in uno sprint atipico, col traguardo posto al termine di una leggera salita di tre chilometri.
Non tanto per la vittoria in sé (se lo spagnolo avesse dovuto disegnare un arrivo per sé, lo avrebbe immaginato esattamente così), quanto per la regalità messa in fila alle sue spalle: sprinter come O'Grady e Freire, ma soprattutto l'intero parterre dei classificandi, da Menchov (ottimo terzo) a Heras, a Garzelli, a Mancebo, ad Aitor Gonzalez, a Cunego, a Vinokourov.
Un'affermazione di potenza e di freschezza, che vale qualcosa anche in soldoni, oltre che in pura soddisfazione: nel senso che i 20" di abbuono che il murciano ha conquistato lo avvicinano al vertice della classifica, per il momento ancora monopolizzato dalla Us Postal (è sempre vivo l'influsso della cronosquadre), e gli fanno fare un discreto balzo nei confronti dei rivali. Per dire, Vinokourov conserva solo 7" su di lui, e Cunego gli concede un minuto tondo.
Non che questo sia un grosso problema per Damiano: come tutti ormai sanno, ci saranno tante montagne e saranno dalla parte del veronese, che per il momento fa buona guardia e non indietreggia di un metro, come si evince dal fatto che sia riuscito a stare nelle prime posizioni, a Soria, e a chiudere coi migliori, mentre il gruppo si frazionava sulla salitella finale (Hamilton ha pagato 4", per esempio, Sastre pure e così anche Cioni, mentre Caucchioli è rotolato addirittura a 1'18").
Nei dieci arrivati con lo stesso tempo di Valverde c'è anche Stefano Garzelli, che forse abbiamo un po' sottovalutato fino a qui, e che invece ha una condizione per il momento brillante e un'ottima un'attitudine alle salite. Teniamolo d'occhio giovedì, sull'arrivo in (bassa) quota di Morella che pare particolarmente adatto a lui.
Occorre dire poi del nuovo capoclassifica: si tratta di Benoit Joachim, lussemburghese della Us Postal che è andato in fuga (con Hulsmans, Veneberg e Flickinger) per raccogliere secondi di abbuono, ne ha accumulati 18 e ha sfilato la maglia al compagno di Us Postal Van Heeswijk. A un certo punto i fuggitivi avevano 10' di vantaggio: sono bastati 40 km di ritmo forsennato in gruppo per annullare il margine (il ricongiungimento è avvenuto a 8 km dal traguardo). Le modalità di questo inseguimento ci dicono che non solo di ciclismo si tratta, ma anche di scacchi. Perché nessuno ha dato una mano alla Saeco quando questa si è messa (con sette uomini, mica con due) a tirare, a metà tappa? Le varie Kelme, T-Mobile, Cofidis erano certe che avrebbero annullato la fuga più avanti, o semplicemente Cunego viene molto temuto dai suoi rivali, e quindi guai a facilitargli in qualche modo il lavoro?