Basso gioca da ragioniere - Ivan difende Lance ed è secondo
Il Ragionier Basso ha raggiunto il suo obiettivo. Ora che è secondo, e che non osa sperare di poter battere Armstrong, avrà piena legittimazione a correre da gregario di Lance: da bravi amichetti, «io inseguo i cattivi che ti scattano in faccia, e tu mi lasci in questa benefica posizione». Il problema è che Ivan ha iniziato a fare il gioco dell'americano con troppo anticipo.
A Villard-de-Lans, per esempio: una tappa che resterà impressa nella nostra memoria come il paradigma di quanto la mancanza di fantasia sia nociva a questo sport. A 60 km dalla fine di una frazione alpina solo di nome (salite pedalabili e non certo colli importanti) Jan Ullrich aveva attaccato - finalmente - Armstrong, guadagnando sul Col de l'Echarasson (l'unico strappo degno della giornata) oltre un minuto sul gruppetto dell'americano. Basso avrebbe potuto cercare di prendere la ruota del tedesco, e partire in coppia con lui per cercare di vincerlo, questo Tour.
Invece il varesino si è accontentato di quello che uno scontato copione prevede per lui, è rimasto nell'ombra di Armstrong, non ha voluto attaccarlo. E quando è apparso chiaro che i compagni di Lance lì presenti (Azevedo e Landis) non ce la facevano a chiudere su un Ullrich scatenato, il ds di Basso ha fermato Voigt, che era davanti, in fuga da molti chilometri (insieme a Rasmussen, Brochard e un eccellente Virenque), lo ha fatto mettere alla testa del gruppetto dei migliori e gli ha fatto limare il minuto che separava il plotoncino da Ullrich (ripreso ai meno 30).
Armstrong sentitamente avrà ringraziato per tanta abnegazione, ma poi (riagguantati gli altri fuggitivi) ha dimostrato la sua gratitudine andando a vincere la tappa in uno sprint a cinque davanti agli stessi Basso e Ullrich. Bravo lui, che conquista pure una maglia gialla che deve appartenergli per diritto divino (il precedente portatore della reliquia, il simpatico Voeckler, non ha ripetuto le imprese pirenaiche ed è rotolato a 9'30" dal texano: si consola con la maglia bianca di miglior giovane).
Il rimpianto su quel che avrebbe potuto essere e invece non è stato è però fortissimo. Ora non vogliamo dire che Ullrich, pur sempre lontano quasi 7' da Armstrong, avrebbe potuto ribaltare il tavolo da gioco. Ma se avesse recuperato un paio di minuti, con due cronometro che in teoria potrebbero favorirlo, di sicuro ci saremmo divertiti di più da qui a domenica. Basso dice che se avesse attaccato anche lui, che in classifica è a un minuto e mezzo e non a sette, Lance non avrebbe dato spago. Ma il problema è che se non ci prova (e non lo ha mai fatto) non potrà averne la conferma.
Lui stesso ha dichiarato che oggi quella di non attaccare è stata una scelta precisa: «Non c'era l'arrivo in salita e poi domani c'è la cronoscalata», come se non fossero problemi anche del texano. E purtroppo l'azione ai danni di Ullrich ha molto più senso nell'ottica di un favore a Lance (che busta si sono scambiati dalle ammiraglie i ds Riis e Bruyneel a tappa in corso?) che non in quella di una salvaguardia del secondo posto. Che si poteva preservare attaccando, e non solo difendendo in maniera sparagnina.
Certo, un secondo posto al Tour resta un traguardo importantissimo. Ma se non dobbiamo essere ad ogni costo nazionalisti acritici, abbiamo il dovere di confessare che così non ci piace. E lo stesso Basso non dovrà stupirsi, poi, se nell'ambito dell'ormai annunciato dualismo che nei prossimi anni lo contrapporrà a Cunego, la stragrande maggioranza degli appassionati gli preferirà il più impulsivo e generoso Damiano: la gente sta sempre con chi gli scalda il cuore.
Marco Grassi