Un Hamilton da baciare - Tyler, bella conferma al Romandia
Un tempo vincere il Giro di Romandia significava automaticamente inserirsi tra i favoriti del Giro d'Italia. Ma quel tempo è ormai andato, ed oggi succede che chi è protagonista nella Svizzera francese una settimana dopo sia affaccendato in tutt'altre faccende che non siano la corsa rosa: derive del ciclismo contemporaneo. Comunque il fatto che Tyler Hamilton non parteciperà al Giro (il sogno è sempre quello: il Tour) non toglie niente alla sua bella impresa al Romandia, corsa che ha rivinto a un anno di distanza, riuscendo a confermarsi con grande autorevolezza.
Ha corso "di testa", Tyler, senza perdere di vista l'obiettivo finale, e non curandosi di eventuali successi parziali. Ha controllato, ha verificato che la condizione gli permettesse di rinviare alla crono conclusiva la sistemazione delle questioni di classifica, e ha potuto così lasciare anche spazio ai suoi compagni di squadra: i quali, c'è da giurarci, nelle gare future saranno pronti a tutto per ricambiare il loro capitano.
Hamilton ha disputato un cronoprologo buono anche se non eccellente (si è dovuto arrendere ai soliti specialisti), si è sgranchito le gambe su uno sprint intermedio nella prima tappa, ha capito benissimo l'importanza tattica della seconda (rimanendo nel primo troncone di un gruppo frazionato da una serie di saliscendi apparentemente innocui.
Nella terza tappa, sull'arrivo in quota di Morgins, il primo capolavoro dell'americano: è restato agganciato a Piepoli e Moos, ottimi attaccanti nel finale della salita, e poi ha tirato per favorire quest'ultimo, suo compagno di squadra. Moos ha vinto e ha conquistato la maglia di leader, vivendo, in casa sua (è proprio di quelle parti) il suo giorno indimenticabile. Il giorno dopo Hamilton è andato ancora all'attacco, in una frazione con tre salite importanti, e stavolta con lui c'era Valjavec, altro compagno che ha potuto giocarsi il successo di tappa nel finale. Lo sloveno non ha vinto, ma Tyler si è consolato prendendosi il primato in classifica: a quel punto, con solo una crono (in cui era chiaramente il favorito) da disputare, Hamilton aveva già vinto il suo secondo Romandia consecutivo.
E' pur vero che non ha dovuto battere dei colossi (con tutto il rispetto per i vari Jeker, Piepoli, Cioni), e che gli avversari più temibili si sono dimostrati lontani dalla forma migliore (Basso e Mancebo sono stati sempre presenti, ma mai brillantissimi, Garzelli ha vinto una tappa ma poi sulle salite vere ha corso un po' da cavallo pazzo, imbastendo un attacco da lontano - probabilmente per testarsi in chiave Giro - ma uscendo poi di classifica); ma Hamilton ha comunque mostrato un'apprezzabile regolarità, e nella sua marcia di avvicinamento al Tour può segnare un bell'1 nella sua personale schedina. Se Armstrong era in ascolto, avrà prestato certo molta attenzione alle evoluzioni del suo connazionale e amico-rivale.
Marco Grassi