E all'orizzonte spunta Cunego - Trentino e Appennino al veronese
Versione stampabileLa salita gli piace, ci sa andare, ci si sa imporre. Lui lo sapeva, ma il grande pubblico ancora no, e allora Damiano Cunego ha scelto una settimana a caso del calendario, una settimana in cui le montagne si sprecavano, e si è presentato. Se Rebellin, nella stessa settimana, conquistava 3 vittorie, il suo conterraneo faceva (numericamente) meglio, con 4 successi: le prime due tappe al Giro del Trentino più la classifica finale, e poi il Giro dell'Appennino. E' vero che i successi nordici di Rebellin hanno tutt'altro peso specifico, ma quello che è successo nelle corse italiane ha ugualmente un grande fascino, il fascino di qualcosa che non succede spesso, e che quando succede va festeggiato come si deve: la nascita di un campione.
Perché che cosa è successo sennò? Perché Gilberto Simoni, mentre affinava la sua condizione in vista del Giro, avrebbe umilmente accettato il ruolo di gregario per Cunego, se non perché ha capito che aveva a che fare con un ragazzo di classe eccelsa?
Due vittorie in corse open (Medio Brenta e Giro d'Oro) nel primo anno da professionista, due nel secondo (una tappa e la classifica del Giro del Qinghai Lake, in Cina), tre in questo primo scorcio di stagione: ha dimostrato una sempre maggiore propensione per le corse a tappe, Damiano, ma soprattutto, badiamoci bene, in questo 2004 ha vinto le corse che il suo capitano aveva vinto un anno fa: Trentino e Appennino. Non arriviamo a dire che il 22enne veneto succederà a Simoni anche nell'albo d'oro del Giro, ma di certo la Saeco non dovrà guardarsi troppo intorno per cercare l'erede di Gibo.
Nel giorno del successo finale al Trentino, Cunego aveva dichiarato: "Sono entusiasta ed emozionato, questa vittoria non rappresenta per me un punto d'arrivo nella mia carriera, ma uno stimolo ad impegnarmi e a fare sempre meglio".
E lo stimolo dev'essere stato bello potente, se appena due giorni dopo Cunego si è ripetuto a Pontedecimo, dopo aver spazzato la concorrenza sulla Bocchetta e aver corso successivamente (dopo essere stato ripreso in discesa da un gruppetto di 7 corridori) con grande intelligenza tattica, accodandosi a Nocentini, bravo in discesa, per avvantaggiarsi sul gruppo a 20 km dal traguardo, dopo lo scollinamento dalla Castagnola; e infine battendo in volata i tre compagni di fuga.
Poi, siccome l'appetito vien mangiando, Cunego, che fino a pochi giorni prima aveva giurato la sua fedeltà alla missione di aiutare Simoni al Giro, ha un po' cambiato orizzonti: "Spero di poter fare corsa parallela con Gilberto, e magari togliermi qualche soddisfazione, senza essere schiacciato da troppe responsabilità; e comunque aiutando il nostro capitano". Sulle ali dell'entusiasmo, insomma, Cunego si prepara ad affrontare la corsa rosa. In squadra, comprese le sue potenzialità, difficilmente a questo punto lo spremeranno in lavori pesanti per il capitano. Gli equilibri sono perciò destinati a cambiare un tantino: come accetterà, Simoni, questo nuovo stato di cose? Si ripeterà la storia (ricordate Chiappucci-Pantani?) del vecchio campione che si vede insidiato dal giovane pupillo e non vuole starci? Sarà proprio questo uno dei temi più interessanti del Giro 2004.
Marco Grassi