Attenzione, Popovych c'è - Giro, l'ucraino tra Simoni e Garzelli
Il Giro d'Italia precede le nostre capacità metaboliche ed è già qui, anche se pare ieri che Rebellin chiudeva la stagione delle grandi classiche con i suoi trionfi in serie. Quel Rebellin che sarà al via alla corsa rosa, della quale sarà una delle principali attrazioni, visto che già tutti lo aspettano all'arrivo in salita di Corno alle Scale, terza tappa, come possibile leader della classifica. Su quell'atteso traguardo Rebellin avrà di che battagliare con un certo Damiano Cunego, sconosciuto ai più soltanto un mese fa, ma diventato ora l'uomo nuovo del ciclismo italiano. E probabilmente anche con Stefano Garzelli, che farà corsa d'avanguardia sin dall'inizio del Giro.
Tutto il contrario di Yaroslav Popovych, il quale, da buon diesel qual è, aspetta la terza settimana per venire fuori e lottare per difendere il terzo posto conquistato lo scorso anno o, perché no, per migliorare il risultato del 2003.
E' lui stesso a puntare l'obiettivo sul finale di Giro: «La parte più selettiva è nelle ultime tappe, quando sarà fondamentale controllare la corsa», dice Yaroslav, e pare un navigato avanzo d'ammiraglia, quando invece ha soltanto 24 anni ed enormi margini di miglioramento davanti a sé. Lo scorso anno ci impressionò al punto che lo pronosticammo come potenziale alternativa ad Armstrong. Solo che non correrà il Tour, Popovych: «Il mio obiettivo primario è il Giro. Proverò a confermare quanto di buono ho fatto nell'edizione del 2003, anche se so che sarà molto difficile».
Sì, sarà difficile perché Simoni e Garzelli sono fortissimi, e in particolare Gibo, se pure ha previsto una preparazione che gli possa permettere di far bene anche al Tour (e quindi per il momento non toccherà il picco di condizione), ha trovato per strada un'ottima spalla, quel Cunego a cui accennavamo prima. Grossi calibri fra Popovych e il podio, insomma.
Ma anche a favore dell'ucraino ci sono diversi fattori: è cresciuto ed ha accumulato esperienza, è migliorato senz'altro sul fondo e ha maggiore consapevolezza dei propri mezzi; non ha nemici in gruppo (mentre sarà difficile per il Simoni "Cannibale" dell'anno scorso trovare quest'anno alleati disinteressati). Infine la Landbouwkrediet, malgrado non sia tra le più forti del lotto, è interamente votata alla causa del suo giovane capitano. Simoni potrà dire - strada facendo - la stessa cosa della sua Saeco? E' quanto andiamo a scoprire nella prossima intervista.
Marco Grassi
Simoni: «Vincere senza strafare»
Simoni, dica la verità: puntare a vincere un Giro d'Italia alla vigilia del quale il suo nome domina tutti i pronostici della vigilia è un compito scomodo...
«Forse sì, ma ho un ruolo importante e responsabilità precise nei confronti del Team Saeco, dunque è giusto che debba farmi carico di questo peso».
Si sente già indosso la maglia rosa?
«Non sono più un ragazzino, e comunque certi atti di presunzione non hanno mai fatto parte del mio modo di essere. Ci sono avversari forti e meritevoli del massimo rispetto. Garzelli, ad esempio, prima del Giro è andato sicuramente più forte del sottoscritto. Dunque meglio stare calmi».
E' opinione generale che questa situazione dipenda soprattutto da lei. Il Simoni di quest'anno, almeno per il momento, è apparso meno competitivo rispetto all'edizione 2003...
«Non credo sia un mistero, sono partito più lento ed è dunque normale che sia arrivato al Giro con minore smalto. Però debbo dire che le ultime prestazioni mi hanno soddisfatto, specialmente quella di Larciano. Ho buone sensazioni, sono sincero. Inoltre mi sembra di aver speso molte meno energie rispetto al passato».
E' diverso l'approccio al Giro d'Italia per un campione che l'ha già vinto due volte?
«Magari non c'è l'emozione dei primi anni, ma si avverte nell'aria la tensione dei momenti importanti. Da parte mia posso dire di andare a Genova con tantissima grinta e la coscienza molto tranquilla. So di aver fatto il mio dovere, non ho trascurato nulla, ho visionato tutte le tappe più importanti. Ho le idee chiare».
Ha avuto paura di non arrivare al Giro con una condizione adeguata?
«Qualche difficoltà l'ho incontrata, soprattutto per fattori climatici. L'aver trovato sempre pioggia e freddo nelle prime corse della stagione non mi ha semplificato le cose. Il momento più delicato è stato in Spagna, ho fatto un Giro dei Paesi Baschi discreto, poi la domenica una corsa in linea dove mi sono sentito sbloccato. Invece la settimana successiva, al Giro d'Aragona, di nuovo sembravo imballato. In quel momento qualche brutto pensiero mi è transitato per la testa».
Poi è venuto il Giro del Trentino...
«...ed è stato provvidenziale. Sarà stata l'aria di casa, finalmente un po' di sole, e tutto ha cominciato a girare al meglio».
Il Giro del Trentino ha portato alla ribalta anche uno splendido Damiano Cunego...
«Damiano e Rebellin sono gli uomini del momento. Hanno fatto cose importanti, rapportate al momento della carriera che rispettivamente si trovano a vivere. L'affermazione di Cunego mi ha fatto un gran piacere: se pensate che sia geloso del mio giovane compagno di squadra, vi sbagliate di grosso».
A questo punto, a suo avviso, quale ruolo spetta a Cunego nel Giro?
«Ho fiducia nella squadra, che è davvero molto forte, nei tecnici ed in Cunego. Penso che Damiano possa disputare un Giro da protagonista, ma non ho dubbi sul fatto che i ruoli saranno molto chiari. E comunque, non escludo affatto che Cunego possa ritagliarsi ugualmente spazi importanti, perchè sicuramente ha mezzi atletici notevolissimi ed una condizione eccezionale».
Insomma, Cunego dovrà aspettare. Ma pensa possa diventare, tra qualche anno, il suo erede?
«Damiano ha tutto per sfondare. In più è giovanissimo, dunque con molto tempo davanti a sè. Credo inoltre che il grande pubblico imparerà presto ad apprezzarlo. E' un corridore che sa osare, modesto e ambizioso al tempo stesso. E' un ragazzo saggio che accetta i consigli anche se poi vuole sempre verificare di persona. Un simpatico testone, ma non posso certo criticarlo io, che da giovane ero cocciuto come lui».
Questo Giro sembra non avere segreti per lei che l'ha ispezionato palmo a palmo. Le tappe più difficili?
«Non necessariamente quelle più dure: sarei ovvio citando gli arrivi di Bormio e Falzes, sicuramente molto impegnativi. Io credo però che le tappe più difficili siano quelle più rischiose: l'arrivo del terzo giorno a Corno alle Scale, in parte quello di Monte Vergine, probabilmente la nervosissima tappa di Cesena. E basta osservare la collocazione di queste tappe per rendersi conto di come questo Giro vada corso in prima linea dall'inizio alla fine, non ci sono alternative».
E' opinione di molti che il Giro 2004, per lei, sia più difficile perderlo che vincerlo...
«Non credo. Comunque la risposta potrò darla solo a Milano».
Un eventuale terzo successo in rosa come lo immagina?
«Non penso di riuscire a ripetere il Giro 2003, dove peraltro avevo una rabbia diversa addosso. Stavolta vorrei vincere, vincere bene, ma senza strafare».
L'ambizione di essere protagonista anche al Tour può condizionarla al Giro d'Italia?
«Questi non sono appuntamenti che si affrontano facendo calcoli ed economie. Adesso c'è il Giro, il Tour verrà. Per il momento l'unica cosa certa è che il sottoscritto è l'unico in circolazione ad avere il coraggio di affrontare i due grandi giri con pari impegno per la classifica. O sbaglio?».
A cura dell'ufficio stampa Saeco