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Quest'uomo va fermato - Leblanc non invita Cipollini al Tour

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L'ha fatto! Jean Marie Leblanc, signore e padrone del Tour de France, non ha invitato Mario Cipollini, il Campione del Mondo in carica, alla corsa da lui organizzata. Con incredibile e insopportabile sfacciataggine questo signore si è permesso di fare per l'ennesima volta uno sgarbo colossale non solo al più grande velocista dei tempi moderni, ma anche a centinaia di migliaia di appassionati che non vedevano l'ora di rivedere SuperMario misurarsi con la più importante corsa del mondo.
Leblanc, potendo farlo, ha favorito ancora una volta le squadre francesi, dimostrando uno squallido e improduttivo sciovinismo. Su 4 "wild card" a disposizione, lui ha invitato la spagnola Euskaltel e poi 3 team di casa (AG2R, Jean Delatour e Brioches La Boulangere), rispettabilissimi ma che non contano, tra le proprie fila, un campione della classe, del carisma e della popolarità di Mario.
Il quale, naturalmente, l'ha presa malissimo: "Mi viene da vomitare", è stata la sua prima reazione. "Vorrei vomitare un sacco di offese su Leblanc, ma è meglio mordersi la lingua, perché direi cose talmente gravi che non mi farebbero più nemmeno entrare in Francia. Quel che è successo è indegno, non trovo spiegazioni, mi sento offeso. Hanno invitato squadre i cui corridori non sono conosciuti nemmeno nella stessa Francia. Loro ci chiamano mafiosi, ma farebbero bene a guardarsi allo specchio. Questo non è più il ciclismo, è una dittatura".
Ha pienamente ragione, il toscano. Il regime del rubizzo francese è di stampo dittatoriale, e purtroppo non esiste, a livello di Societé du Tour de France (l'ente organizzatore della Grande Boucle), una commissione che possa anche solo discutere le decisioni del numero uno. E il numero uno fa e disfa come gli pare, abusa del suo potere (cosa che visibilmente lo inebria), alla faccia del buon senso, dell'opportunità, della volontà dei tifosi, del rispetto, anche della semplice cortesia.
Cosa guadagna il Tour dall'assenza di Cipollini? Questo, non per campanilismo, non riusciremo proprio a capirlo. Leblanc, da parte sua, ci guadagna null'altro che una soddisfazione personale di bassa lega, visto che il suo meschino comportamento da bambino capriccioso e dispettoso è votato semplicemente a infastidire Cipollini, con cui il francese non ha un buon rapporto.
Gli screzi fra i due nacquero nel 2001, quando il patron del Tour lasciò a casa Mario (e Pantani) con il pretesto che i due non correvano in squadre all'altezza della competizione. In realtà era chiarissimo, palese il desiderio di ridimensionare in qualche modo un movimento, quello italiano, investito all'epoca da scandali doping in serie. In più Cipollini scontava due pecche: non essere affatto simpatico al francese, e non essere troppo portato a finire il Tour (Re Leone si era sempre ritirato dopo le prime dieci tappe, in Francia): quest'ultima, a quanto pare, è la motivazione ufficiale addotta anche stavolta. Ma Leblanc fingeva e finge di non accorgersi di un'indiscutibile maturazione, anche caratteriale, di Mario. Pazienza, due anni fa si pensava che dopo un anno di purgatorio gli italiani sarebbero potuti tornare in auge.
Niente di più sbagliato. Il 2002, anno eccezionale per il toscano, ha visto un secondo round della contesa. Cipollini, vincitore della Sanremo e nono al Giro delle Fiandre, avrebbe dovuto partecipare alla Parigi-Roubaix in qualità di leader di Coppa del Mondo. Ma lui chiese agli organizzatori della classica del pavé, gli stessi del Tour (quindi, Leblanc), garanzie sull'invito alla Grande Boucle in cambio della sua presenza a Roubaix. Ricevette una risposta negativa (e in effetti quel mezzo ricatto se lo poteva risparmiare). Fatto sta che anche lo scorso anno, con l'identica motivazione relativa alla presunta mancanza di competitività della squadra, Cipollini venne lasciato a casa. Sconfortato per quella decisione, Mario si ritirò dalle corse in luglio, per poi rientrare in settembre e vincere il Mondiale di Zolder.
A quel punto il Commendatore, potendo contare sull'atout della maglia iridata ("Non lascerà mai a casa il Campione del Mondo!", abbiamo pensato tutti per mesi), si era tranquillizzato. In gennaio Leblanc comunicò i nomi delle prime quattro squadre invitate al Tour (tra quelle che non potevano accedervi per diritto). La Domina Vacanze non c'era, e ciò era parso un piccolo sgarbo con cui il francese aveva voluto tenere ancora un po' sulla graticola il Re Leone.
Il 27 marzo, infatti, Leblanc fugava ogni dubbio: "Non ci sono motivi per pensare che Cipollini non abbia il suo posto al Tour". Ora, invece, la retromarcia, in qualche modo inspiegabile. C'è da sperare che l'Uci intervenga d'autorità nei confronti del piccolo uomo Leblanc. C'è di mezzo il fallimento in corso della Coast (ammessa d'ufficio alla Grande Boucle) che potrebbe liberare un posto (che sarebbe comunque in ballottaggio tra la Domina, la Phonak e la Bianchi, la squadra che sta subentrando alla Coast: e a questo punto non abbiamo dubbi sul fatto che Cipollini resterebbe lo stesso fuori). Mario, abbattutissimo, fa sapere che "non mi interessa aspettare il ballottaggio: a quel punto correrei solo per onorare lo sponsor".

Marco Grassi    

 

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