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Obiettivo Sanremo - Di Luca sogna la Classicissima

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I programmi non cambiano: c'è sempre quella Milano-Sanremo nel mirino, quella Milano-Sanremo che tre quarti dei corridori professionisti sognano di vincere, e che anche su Danilo Di Luca esercita un fascino a dir poco magnetico. Ma l'abruzzese, a differenza di tanti altri nomi del ciclismo, la Sanremo potrebbe conquistarla davvero. Anche se, per allungare le mani sulla Classicissima di primavera, dovrà respingere la furia di Mario Cipollini. Di Luca lo sa, e non si dà per vinto: dal ritiro di Terracina guarda avanti, alla stagione che sta per cominciare. E, tra un allenamento e l'altro, trova il tempo per confidarsi con Cicloweb.
Sanremo a parte, quali saranno i passaggi obbligati della sua stagione?
«La Coppa del Mondo in generale, e parlo di classifica e singole prove, e poi il Tour de France».
E il Mondiale di Hamilton?
«Quello viene un po' troppo in là... Ancora non ci penso, se starò bene si vedrà».
E' proprio la Sanremo la corsa che vale tutta una stagione?
«Non disdegnerei neanche la Liegi, a dire il vero. E il Lombardia, anche se è a fine anno».
Quali sono i modelli a cui si ispira?
«Ho sempre ammirato Miguel Indurain, ma non posso certo pensare di ispirarmi a lui: sono alto 20 centimetri meno di lui, ho tutto un altro fisico. Lui era un grande cronoman, io contro il tempo mi difendo soltanto. Ma nonostante ciò, è lui il mio modello umano e professionale».
E' più difficile, nel ciclismo, essere abruzzese piuttosto che veneto? Nel senso che lei rappresenta praticamente da solo tutta una regione, mentre altrove le pressioni vengono suddivise fra più corridori.
«No, è dappertutto uguale. E poi attenzione, perché diversi miei conterranei stanno emergendo: presto non sarò più solo. In ogni caso, non è che la mia vita da professionista cambia se penso che in Veneto i corridori hanno meno pressioni rispetto a me».
Qual è il sacrificio più grosso che le richiede questa carriera?
«Non mi lamento, non ritengo di essere costretto a fare grosse rinunce. La cosa che mi pesa di più è il fatto di stare tanto tempo lontano da casa. Anche se poi alla fine ci si abitua anche a questo».
Ha amici veri in gruppo?
«Sì, certo. C'è Marzoli, mio vicino di casa con cui esco sempre ad allenarmi; e vado molto d'accordo anche col mio compagno di squadra Spezialetti».
E chi stima nel ciclismo moderno?
«Sicuramente Armstrong: per quello che ha passato, per come ne è uscito, per quello che è diventato dopo. Aggiungo poi Cipollini, che a 35 anni ha estratto dal cilindro la miglior stagione della sua carriera».
Invidia qualche successo ai colleghi?
«No, assolutamente. Non invidio niente a nessuno».
Ma capiterà, a volte, di perdere una corsa che si meritava di vincere: cosa si prova in quei casi?
«Amarezza, ma poi penso subito alla prossima gara. E poi succede anche di vincere quando magari si è fatto meno degli altri, quindi...».
Di Luca sta mantenendo le promesse che lo accompagnavano quando era più giovane?
«Credo di sì. Certo, nell'ultima stagione è mancato il risultato di spicco, ma questo 2003 sarà un crocevia importante: ho 27 anni, da qui a quando ne avrò 32 penso di poter crescere costantemente».
Quando si sentirà un corridore compiuto?
«Quando vincerò una grande gara a tappe, coronando così il sogno della mia vita».
In gruppo Di Luca è un leader?
«Mi sento tale, anche se non è che stia in prima fila. Esiste un gruppetto di "capi", nel quale mi sento di esserci, ma preferisco starmene tranquillo: anche se poi non ho bisogno dell'aiuto di nessuno per farmi valere».
Incontra mai delle giornate in cui non le va di salire in bici?
«Eccome! Quando succede, me ne resto a casa, a letto, non mi alzo proprio. Ma non capita mai quando ci sono le corse, specie se sento di avere la condizione per fare bene».
Quindi è l'allenamento la parte più noiosa di questo mestiere.
«A inizio stagione, quando per 2-3 mesi non si fa altro che prepararsi senza mai partecipare ad una gara, non vedo l'ora che arrivino i primi appuntamenti agonistici. Ma intendiamoci, a me piace sempre andare in bici! Preferisco le gare all'allenamento, tutto qui».
C'è qualcosa che la imbarazza?
«No, non mi viene in mente niente».
Qual è il suo cantante preferito?
«Sting».
E canta quando va in bici?
«Sì, ma non le sue canzoni! Canticchio la hit del momento, o la prima canzone che mi viene in mente».
Le piace andare al cinema?
«Sì, negli ultimi tempi ci sono andato quattro o cinque volte. L'ultimo film che ho visto è quello con Richard Gere tradito dalla moglie... ma non me ne ricordo il titolo».
E lei è fidanzato?
«Sì».
Quindi non le posso chiedere con chi farebbe una vacanza su un'isola deserta...
«Sì: risponderei "con la mia ragazza"!».
Permetterebbe a suo figlio di fare il ciclista?
«Sì, anche se non lo forzerei. Se gli piacesse, sarei contento: a me questo sport ha insegnato tantissimo».

Marco Grassi    



(Immagini tratte dal sito ufficiale del Team Saeco)

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